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Il Natale e le iniziative idiote

Creato il 30 novembre 2015 da Dfalcicchio

Canti di Natale

Roma, dal corrispondente

Negare che sia esistito il Natale, e del presepe non si deve parlare. Che nessuno canti “Tu scendi dalle stelle”, troppo sovversiva; e il testo dell’Adeste Fideles sia dato alle fiamme per non urtare la sensibilità di quanti non in linea con quello che dice. Negazionismo? Oscurantismo? No, accoglienza.

Con le prime pubblicità dei pandori e dei panettoni, arrivano immancabili ogni anno le notizie dei demagoghi che con qualche motivazione assurda, impediscono la celebrazione di una festa come il Natale che, in molte scuole o comunità, si traduce anche in recite, canti e presepi.

Ultimo in ordine di tempo è il preside di una scuola di Rozzano, provincia di Milano, che per rispetto ai fatti di Parigi, e per non provocare i credenti di altre fedi con richiami esplicitamente cristiani, ha deciso di impedire qualsiasi rappresentazione nel suo istituto.

Nel frattempo a Roma, in ossequio alla antica tradizione democristiana che per tanto tempo ne ha affollato i salotti, la preside di una scuola materna ha deciso di permettere la messa in posa del Presepio, ma in una variante per così dire inedita: senza Gesù bambino.

Sarebbe come se da una cartolina di Rio de Janeiro, per non offendere i buddhisti, venisse abilmente cancellato il Cristo Redentore lasciando invariato il resto; in fondo lo Skyline rimarrebbe nella sostanza visibile, la forma è questione di gusti.

Il relativismo che impera in questi discorsi è avvilente, ed è secondo soltanto all’ignoranza che di alcuni argomenti questi personaggi, che purtroppo sono anche insegnanti, dimostrano di avere.

I fatti di Parigi in sé sono l’apoteosi di quello che significa continuare con un atteggiamento falsamente buonista e assolutamente poco realistico.

Gli attentatori erano nella stragrande maggioranza dei folli, prodotti di realtà disagiate in cui il radicalismo religioso attecchisce bene per la mancanza di alternative valide. Nulla hanno a che vedere con questioni teologiche. Nessuno parla del rispetto dei diritti dei fedeli islamici in Europa, né alcuno ha mai sollevato un problema di integrazione nel tessuto sociale del proprio credo. La loro è una battaglia politica combattuta per procura di cui in larga parte inconsapevoli: i famosi “utili idioti”. Guerra travestita da scontro di culture per far si che l’appartenenza religiosa, da sempre collante molto più forte che non quella politica, in quanto offre prospettive ultramondane più allettanti delle varie campagne elettorali, crei blocchi contrapposti e funzionali al caos.

Richiamare Parigi per giustificare inutili iniziative senza senso, serve soltanto a confondere le idee in chi ascolta e legge, a fomentare la diffidenza verso l’altro e a rendere un’immagine distorta del fedele islamico come nemico della nostra cultura.

L’Islam ha determinati problemi al suo interno, ed è evidente, ma l’acquiescenza vuota non aiuta né migliora la percezione che il singolo cittadino ha del fedele islamico e del suo credo. Se non si comincia a considerare queste persone pienamente consapevoli del fatto di vivere in un contesto non ostile ma con una storia e una cultura proprie, non riusciremo mai ad avere una vera integrazione perché mancherà la base su cui integrarsi. La Francia, la patria del laicismo, non ha in questo senso insegnato nulla? Il problema non è il crocifisso appeso o la recita di Natale, ma le condizioni di vita. Pochi giorni fa, hanno invaso le strade di Roma molti extracomunitari chiedendo a gran voce una casa in cui abitare e, a parte le considerazioni politiche a riguardo, erano un gruppo trasversale a religione e razza. L’integrazione, se si deve fare, deve passare per questi problemi e non per inutili dispute ideologiche di un signor nessuno che si sveglia la mattina in cerca del suo quarto d’ora di notorietà.

Nascondere qualcosa di evidente come il radicamento di una tradizione cristiana nel nostro tessuto sociale, come troppe volte l’Italia in particolare e l’Europa più in generale fa, non giova ma anzi peggiora la reciproca comprensione, oltre a tradire qualcosa – il cristianesimo – che in definitiva predicava il laicismo, il rispetto reciproco, l’uguaglianza e la fraternità molto prima di qualsiasi preside scolastico.

Luca Arleo


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