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Il nazionalismo degli editori italiani

Creato il 17 gennaio 2012 da Andreapomella

Il nazionalismo degli editori italianiGli editori italiani preferiscono gli autori italiani. Questo è un dato di fatto, lo si deduce esaminando i cataloghi delle case editrici. Ciò avviene a dispetto della conclamata crisi della letteratura italiana contemporanea. I grandi gruppi editoriali scelgono di pubblicare libri di autori italiani, tra cui molti esordienti, imponendoli sul mercato, costruendo un circuito di valutazione autoreferenziale in cui si mettono in risalto nomi e tendenze, senza che tutto questo vada a confrontarsi con una critica seria. Gli autori italiani all’estero non esistono, eppure i giornali riconoscono a taluni scrittori dimensioni da star planetaria. Le case editrici, soprattutto le grandi, pubblicano sempre meno testi tradotti. Ciò ha una spiegazione molto semplice: pubblicare un libro in traduzione costa di più e richiede più lavoro. Spingere quel libro, magari invitando in Italia l’autore straniero per fare cicli di conferenze e presentazioni, costa ancora di più. In questo modo, tuttavia, il paese si chiude in uno sterile nazionalismo. Quando si ha un mercato editoriale che non importa ciò che si pensa nel resto del mondo ma che si concentra quasi esclusivamente sulle proprie voci dall’interno, ciò ha un effetto. L’effetto non è solo sulla letteratura che si fossilizza, è sulla società e sulla circolazione complessiva delle idee.


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