Da circa 2 secoli un Paese Civile costruisce edifici capaci di resistere ai terremoti (tranne quando comitati di affari… prediligono gli affari), costruisce strutture con servizi igienici e sanitari, con reti fognarie che separano le acque inquinate dalle potabili,e, soprattutto, educa con norme igienico-sanitario la società ed i singoli.
All’inizio dell’800 è iniziata una vera rivoluzione culturale che ha sconfitto le grandi epidemie, peste, vaiolo, colera… ecc, che hanno causato milioni (miliardi?) di morti nella storia dell’umanità. Non sono stati gli antibiotici che ci hanno liberato dalle epidemie, ma è stata, molto prima la consapevolezza sociale di usare norme di comportamento rivolte alla cura dell’igiene. Ora ci appaiono semplici e “naturali”, talora assumono aspetti rituali o esagerazioni “maniacali”, sono anche entrate nel giro della pubblicità e del business,… ma intanto ci siamo liberati delle grandi epidemie infettive.
Combattiamo, però, ancora con malattie che ci terrorizzano per il loro carico di sofferenze e di vittime: prima fra tutte il cancro. Stiamo migliorando le cure, la mortalità dei pazienti diminuisce… ma il numero delle persone che si ammalano continua a crescere, anche in età giovanile. Siamo alla ricerca frenetica di farmaci e terapie in grado di farci guarire da ogni forma di cancro, ma, come non sono stati gli antibiotici a sconfiggere le grandi epidemie, probabilmente non saranno i nuovi farmaci a sconfiggere il cancro. La vera lotta definitiva al cancro è quella di creare le condizioni per evitarlo: occorre una nuova rivoluzione culturale nella testa delle persone e soprattutto nella testa di Amministratori e Politici. Dobbiamo tutti capire che non si sconfigge il cancro e con lui le altre malattie degenerative, continuando a spandere sostanze tossiche e cancerogene nell’ambiente.
La nostra società costruisce edifici con metodi antisismici e con grande cura per l’igiene, ma non tutela l’ambiente che ci circonda e quindi non tutela la nostra salute. Incentivare l’incenerimento dei rifiuti, innalzare i limiti di tollerabilità di inquinanti (come per l’arsenico) nelle acque potabili, tranquillizzare sui contenuti di diossine nel cibo che mangiamo, autorizzare l’uso massivo di diserbanti e pesticidi, sono comportamenti irresponsabili. Sono assimilabili all’incuria dei governanti settecenteschi di fronte alle grandi epidemie, con l’aggravante di un cinismo che, oggi, non si può trincerare dietro l’ignoranza di allora. Gran parte delle sostanze cancerogene come la diossina entra nella catena alimentare ed è stabile per molti decenni: le dichiarazioni che sentiamo in questi giorni da parte di molti “esperti” appaiono come pietose rassicurazioni di Manzoniana memoria.
E’ pubblicato su “Environment International”, un lavoro scientifico francese che sentenzia come vi sia: “un aumentato rischio di Linfomi Non-Hodgkin e contemporaneamente di concentrazione nel sangue di sostanze diossino-simili in coloro che abitano vicino ad inceneritori per rifiuti urbani”. L’equazione appare semplice: all’aumento della quantità dei cancerogeni sparsi nell’ambiente, nell’aria, nel terreno, nelle acque, nella discariche, corrisponde un aumento del numero di ammalati di cancro.
Duecento anni fa si è imparato a non versare più il vaso da notte dalla finestra nella strada sottostante: è ora che si impari anche a non avvelenare l’ambiente.