Dopo aver raccontato un episodio, ha introdotto dicendo: «Molti nella comunità cristiana ritengono equiparano lo “scienziato del cervello”, cioè lo psicologo ad una persona atea. Questo è inquietante per me, perché anche io sono uno “scienziato del cervello”, eppure sono cristiano. Come un neuroscienziato credente, riconosco che la Maestà di Dio si riflette nel modo in cui i nostri neuroni funzionano, nel modo in cui i fattori biologici e ambientali influiscono sulla formazione della nostra personalità, o nel meccanismo dei ricordi quando vengono portati alla coscienza o nell’esatto equilibrio dei neurotrasmettitori che sono alla base dei nostri pensieri e comportamenti». Stanford torna a lamentarsi della diffusa opinione che alcuni cristiani hanno circa il suo lavoro: «Putroppo molte comunità cristiane temono la psicologia e le neuroscienze. Mi sono appassionato alla mia convinzione che i cristiani nel mondo della psicologia e delle scienze cerebrali devono lavorare per costruire ponti con la comunità dei fedeli».
Ha continuato elogiando il lavoro dell’American Scientific Affiliation (ASA) circa il dialogo tra scienza e psicologia, per poi riconoscere: «I punti di intersezione tra psicologia, neuroscienze e le questioni della fede sono immense e aumentando ogni giorno di più. La psicologia evolutiva, lo sviluppo del comportamento morale, la biologia delle credenze (neuroteologia), i trattamenti basati sulla fede per curare le malattie mentali, il rapporto tra mente e coscienza, il rapporto tra fede e salute/benessere, questi sono solo alcuni dei temi importanti in discussione oggi nella nostra disciplina».