Tutto faceva presagire che il divieto delle esportazioni dell'Indonesia avrebbe fatto crescere i prezzi del nichel ("Prezzi del nichel in salita, anche nel 2015") ... e così è stato!
E a buttare ulteriore benzina sul fuoco si sono aggiunte le tensioni tra Russia e Stati Uniti a causa della crisi in Crimea.
La Russia è il più grande produttore di nichel del mondo, mentre l'Indonesia è il secondo.
Le preoccupazioni circa l'approvvigionamento globale di metallo ha spinto le quotazioni ai massimi degli ultimi 11 mesi, con un guadagno del 20% dal 9 gennaio. Al London Metal Exchange (LME), la borsa di riferimento per tutti i metalli non-ferrosi, il nichel ha raggiunto i 16.230 dollari a tonnellata, dopo che l'Europa e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro la Russia.
Secondo il Wall Street Journal, questo è la conferma di un mercato toro, cioè dominato dai rialzisti.
Gli analisti di Commerzbank credono che la crisi in Crimea sia ancora lontana da una soluzione definitiva e prevedono che il nichel raggiungerà un prezzo compreso tra 18.000 e 20.000 dollari entro poco tempo.
Qualcuno invita però alla prudenza. Il problema delle sanzioni è ambiguo: anche se la Russia non venderà più nichel ad Europa e Stati Uniti, continuerà a farlo verso la Cina, l'Indonesia, il Vietnam e altri paesi.
Il nuovo trend del nichel ha fatto sorgere alcuni dubbi anche a BHP Billiton, la multinazionale delle materie prime, che aveva deciso di dismettere le sue attività sul metallo a causa dei prezzi troppo bassi e dell'eccesso di produzione ("Importanti dismissioni in vista sul mercato del nichel").
Ma a distanza di pochi mesi il mercato sembra essere completamente cambiato e molte aziende del settore stanno riconsiderando tutti i loro piani strategici, un'altra conferma che la crescente volatilità delle materie prime rende sempre più difficile pianificare il futuro aziendale.
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