Essere uomo di strada e avvicinarsi alle Lettere non è una contraddizione: a volte è una conseguenza, forzata o meno, di situazioni controverse e difficili. Ma da questa combinazione nasce poi un autore come Alessandro Volpi, lucido e realisti seppur sensibile: compito non facile il suo, uomo dal passato duro che scrive di tematiche forti rischiando ogni volta di essere confuso con quello che scrive che, invece, non gli appartiene anzi condanna da un punto di vista particolare ma senza troppi mezzi termini: quello della vecchia ‘mala’.
Avrei preferito parlarne solo come autore, ma essendo questo imprescindibile dal personaggio era doveroso per me disaminare la sua personalissima ottica, fatta di valori di una volta mischiati a scelte che non sta a noi giudicare.
E non ha sbavature Alessandro, anzi fa suoi gli argomenti rendendo loro una dimensione più reale, collocandoli tra le difficoltà che appartengono alla vita quotidiana di tutti noi.
1)Alessandro, il tuo romanzo (“lo stupro”) ha un titolo forte, che smuove: perché secondo te la gente è attratta da tematiche di questo tipo?
Domanda pertinente e che mi è stata posta più volte in questi sei mesi di uscita del libro, con risposte contrastanti. Per alcuni c’è stata una sorta di rifiuto, di repulsione all’argomento trattato; per altri, invece, una punta di curiosità o di interesse nei confronti di uno dei reati più odiosi di cui (purtroppo) sono piene le pagine di cronaca dei nostri quotidiani. Mi sono accorto che parecchie persone sono giunte all’acquisto del libro solo dopo aver letto la mia biografia, per vedere come avrebbe trattato l’argomento uno come me. Le ragioni sono dunque molteplici e variegate… e tutte valide se viste all’insegna del conoscere tramite la lettura. La mia più grossa soddisfazione è quella di poter pian piano coinvolgere anche gli scettici e vincere i loro pregiudizi; chi l’ha fatto mi ha poi ringraziato e, ti assicuro, è un grande riconoscimento. Sono già pronti altri due racconti con argomenti altrettanto forti: “il ricatto” e “il pedofilo”.2)Tu hai alle spalle esperienze vere di un vissuto duro; come cataloghi questa sorta di nudità alla quale sono esposti, in letteratura, i sentimenti e le emozioni di chi ha passato sulla propria pelle eventi violenti?
Credo sia un vantaggio, purché gli argomenti trattati vengano affrontati con la dovuta serietà, senza vittimismi o stupide esaltazioni degli eventi positivi o negativi. Però mi sono reso conto che, nello scrivere di situazioni in parte vissute, provavo sensazioni forti e che le stesse potevano poi infondersi nel lettore. La cosa, in un primo momento, mi ha spaventato non poco. Ho comunque deciso che fosse giusto così e che valeva la pena di farlo. Il risultato che ora emerge (basta leggere le recensioni di Chiara Turunen, Emanuele Bompiani Draghi e Roberto Baldini) è che il lettore viene coinvolto nel racconto incazzandosi, appassionandosi o esaltandosi a seconda della situazione.
3) Ritieni che oggi sia ancora possibile inventare qualcosa nel noir e, secondo te, quali sono i modelli nel genere che invece sono abusati, o poco credibili?
Nella vita non si finisce mai d’imparare… e nemmeno di progredire, perciò qualcuno troverà certo qualcosa di nuovo. Non capisco però come la gente non si sia ancora stancata dei super investigatori e dei superpoliziotti; trovo molto più coinvolgente il buon Padre Brown dei tempi andati.
4) Una volta la “gente di strada” non vedeva sempre di buon occhio chi tendeva alla cultura. Come viene visto oggi uno di loro (se ti posso definire così) che diventa scrittore?
Non rinnego il mio passato e non lo rinnegherò mai! Il tempo e l’età ti possono magari portare a cambiare vita “ma non il cuore”. Con la “gente di strada” ho imparato a vivere di lealtà, regole e valori sconosciuti ai più. Devo poi contraddirti sul “nostro” rapporto con la cultura perché, anche se è vero che il disagio sociale ha permesso a pochi di studiare, nelle carceri molti approfittano del tanto (troppo) tempo a disposizione per diplomarsi, laurearsi o conseguire attestati professionali da far fruttare in libertà (lo sapevo anch’io, ma ci tenevo che lo dicesse, nda).
5) Che possibilità ci sono oggi realmente per i nuovi autori?
Molto, molto poche anche se, al giorno d’oggi le piccole Case Editrici sono aumentate ed è divenuto molto più facile pubblicare. Per poter raggiungere il successo devi però rivolgerti alle Grandi e quelle (a meno che tu sia un tronista, una velina o un politico) ti accettano solo sulla base dei risultati di vendita; se non hai una buona distribuzione od un buon canale pubblicitario… è dura vendere. C’è poi da tener presente che in Italia si legge molto poco… o si va a scrocco!
6) Quanto di ciò che hai vissuto non ti sentiresti di raccontare nei tuoi romanzi, o cosa?
Moltissime cose. Questo perché ci sono fatti, persone e situazioni che non possono essere condivise con nessuno se non con i protagonisti.
7) Doveroso parlare di Internet: quanto aiuta e quanto confonde il lettore nella scoperta di nuovi autori?
Laudato sii, Signore del web! A parte gli scherzi, internet è fondamentale per gli autori emergenti o esordienti. Anche qui, come in tutte la cose, devi avere la fortuna di incappare e conoscere solo persone serie che capiscono il tuo lavoro e, soprattutto, non finire sotto il tiro di tutti quegli pseudo-recensori che, senza alcun titolo, stroncano degli ottimi lavori per il semplice piacere di farlo nascondendosi sotto l’anonimato di un insignificante account. Conosciamo tutti (noi scrittori esordienti) i siti di vendita on-line che, inconsapevolmente o meno, offrono a questi falsari del giudizio (molti di loro dileggiano l’opera senza nemmeno averla letta) l’opportunità di farlo.
Dunque viva il Web, anche se sarebbe da superare il cliché del poliziotto ‘super’, editoria spietata con i nuovi, maggior sensibilità di chi l’ha strada l’ha vissuta davvero, nel raccontare noir. Ma non è tutto facile, ci si scava dentro: ed è lì che viene fuori, appunto l’uomo.
Chi è Alessandro Volpi:
Alessandro Volpi è nato il 24 Maggio 1958 a Paderno Dugnano (Mi) dove tuttòra risiede. Ha arie spalle una vita molto movimentata e diverse esperienze detentive; durante una di queste, nel 1998, ha frequentato un corso di poesia nella Casa Circondariale di Paola (CS) e, dal 2001, ha partecipato ad alcuni premi letterari ottenendo numerosi riconoscimenti. Col pensiero rivolto alle nipotine scrive fiabe e racconti per bambini e apre il blog personale alessandrovolpiscrittore.space.live.com dove pubblica alcuni capitoli di questo romanzo ricevendone entusiastiche recensioni; nel 2007 vince il primo premio al concorso letterario del Rotary Club di Torino con “Simon, il cavalluccio marino”.
Il suo romanzo: Alessandro Volpi, “Lo stupro”