Titolo: Il nome della rosa
Autore: Umberto Eco
Anno: 1980 (Prima Edizione Originale)
Il nome della rosa, di U.Eco ( 1980 ): cos’altro potrei aggiungere? È uno di quei rari casi in cui il titolo è già una recensione. E mi perdonerete anzitempo se ciò che dirò potrà risultare già detto o scritto, ma è quasi impossibile condensare in poche righe un omaggio alla genialità e all’abilità narrativa di Eco.
La trama è generalmente nota: nel novembre del 1327, il novizio benedettino Adso da Melk accompagna in un’abbazia del Nord Italia il suo maestro, frate francescano Guglielmo di Baskerville, incaricato di indagare sulla morte di un monaco benedettino e di fare da mediatore tra la delegazione papale e quella francescana che, in quei giorni, si sarebbero incontrate nella stessa abbazia. Dalla mattina seguente una serie di apparentemente inspiegabili delitti accompagnerà il lettore alle pagine finali del romanzo e, con esse, ad una scoperta incredibile….
È un libro che non lascia scampo: o lo si ama dalle prime pagine e lo si legge in un soffio o si lo si chiude per non riaprirlo più. Io sarei decisamente per la prima delle opzioni. Ad una condizione: leggere per il piacere di leggere, liberare la mente da pregiudizi e nozioni poco utili, lasciarsi travolgere dalle parole, perché il libro diventa “pesante” solo se si cerca quello che non c’è.
In questo stato di libertà morale, che diventa quasi ipnosi, l’effetto collaterale è un amore insaziabile per i libri e la lettura, il sapere in sé inteso come conoscenza, il piacere della curiositas direbbero i Latini : < i libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte ad un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire >.
Lettura consigliata? Assolutamente sì, < nell’attesa di perdermi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando alla luce inconversevole delle intelligenze angeliche...>.