Gaia è il nome della Terra
Molti sono i nomi dati alla Terra , ogni nome rappresenta una cosmovisione, un modo con il quale una tribù, un gruppo, un popolo parla del suo territorio e rispecchia il rapporto che ha con la Madre Natura.
Una delle più antiche leggende è quella che ci conduce alla cosmogonia greca.
Gaia è una metafora che allude alla divinità greca Gea.
Dopo il Caos, che significa “essere aperto” ed è un modo di chiamare l’enigma o abisso primordiale, appaiono Gea – la Terra – e l’Amore.
In seguito arriva Urano – il Cielo -.
Così i nostri antenati, chiamarono gli elementi primigeni, precedenti agli dei olimpici ed a tutti gli esseri che in seguito popolarono la Terra.
Gea è una divinità primitiva: rappresenta l’origine dell’umanità e le viscere attive della Terra che generarono trasformazioni terrificanti.
Si accoppia con Urano-Cielo, e genera molti figli:
“e man mano che i suoi figli nascevano
Cielo li tratteneva occulti profondamente nel ventre
della Terra
privandoli della luce
e vantandosi di questo”
I figli, istigati dalla madre, si difendono e attaccano il padre.
Così accadono tragedie alimentate dai rancori tra Gea ed Urano, all’epoca della formazione delle montagne e dei mari.
La Terra, attiva e vitale nell’antica simbologia, si protegge: “già che Urano stancava la Terra con la sua prodigiosa fertilità. Si direbbe quasi che i greci ebbero un ricordo delle remote epoche geologiche nelle quali la terra produceva degli strani mostri”.
L’ipotesi “ Gaia ” di John Lovelock, è stata ampliata e sviluppata decade dopo decade fino ai nostri giorni, tra controversie ed adesioni.
“La Terra, la nostra Terra viva, è completamente anomala: nella sua atmosfera coesistono i gas riduttori e gli ossidanti e questa è una situazione altamente instabile. E’ come se stessimo respirando il tipo di aria che è il gas pre-mescolato che entra in un forno o in un motore di combustione interna. In realtà, il nostro pianeta è molto strano”.12
Con solo un’occhiata alla feconda atmosfera della Terra, Lovelock seppe che Gaia era piena e matura. Diversamente da qualsiasi altro pianeta del sistema solare, questo brulicava di vita. Vista per la prima volta dal di fuori, “sia visivamente come chimicamente, questi pianeti morti sono un telo di fondo neutrale contro il quale il vivace pianeta Terra brilla come un variegato zaffiro”.13
La Terra, la nostra casa nell’universo, è un organismo vivo, vibrante, in cambiamento e trasformazione, regola le sue temperature, stabilisce e organizza i suoi cicli, attraversa caos e rinascite; forse stiamo abitando un vestigio della sua maturità stellare. Come le formiche di un formicaio noi umani ci agitiamo e soffriamo quando siamo decimati e devastati dalle potenti forze naturali.
“Inoltre il concetto planetario apre prospettive imprevedibili. Mette a risalto la nostra percezione e partecipazione all’espansione evolutiva della coscienza attraverso il sistema stellare. Non solo l’umanità non è separata dal resto del mondo naturale, ma ha interdipendenze (connessione) con Gaia (la Terra) e il cosmo infinito. Questa apertura intensifica i potenziali evolutivi della creatura umana”.14
“Il passato della Terra può insegnarci molto; il suo futuro ci offre qualcosa da contemplare. Gli astrofisici calcolano che siamo apparsi sulla Terra proprio nel punto medio della sua esistenza, che il pianeta esisterà ancora durante altri quattro o cinque mila milioni di anni.
E la nostra specie, che con un milione di anni è una appena nata? Vivrà tanto come alcuni invertebrati del registro fossile, circa dieci milioni di anni, o forse da qui a cinquemila milioni di anni degli esseri umani potranno contemplare lo spettacolo feroce della morte di una stella che non ha avuto spettatori alla sua nascita?
Le conoscenze moderne non possono andare oltre la saggezza trascritta in un manoscritto del Mar Morto trovato in pessimo stato in un deserto della Giudea:
“non ci sarà nessuno che potrà spiegare la storia completa”.
Il tempo futuro, con o senza di noi, può tentare il calcolo scientifico, ma sfida l’immaginazione umana (…)
Perché proteggere la biosfera della Terra? Ogni giorno che ci facciamo questa domanda invece di agire, qualche requisito della vita, qualche richiesta per la qualità della vita, qualche essere vivente si perde o è minacciato.
Il futuro che stiamo creando può essere un miracolo o una tragedia: non ci sarà nessuno che potrà spiegare la storia completa.
La domanda non è perché dobbiamo proteggere la biosfera; la domanda è quando.
La risposta è adesso.”
Jacques Cousteau
Chi sono? È la prima domanda alla quale rispondiamo crescendo.
Dove sono nato? È un segnale che identifica la nostra origine.
La Terra, che ha tanti nomi quanti le etnie che la popolano, è lo scenario delle nostre avventure e della ricerca di significati. La vita trascorre in questa ricerca: sviluppiamo il nostro potenziale e creiamo reti di azione che ci trascendono.
Nulla è stabilito, ciascuno di noi, nel crescere, cerca appartenenza ad un gruppo e a un territorio che ha un nome e comunica in lingue che chiamiamo materne.
La Terra ci ha generato. Come nostra Madre Terra rispettiamola e curiamoci di Lei.