Il Nord-Est, la Sicilia e la brigata Osoppo

Creato il 08 dicembre 2011 da Casarrubea

Interrogatorio di Caccini Giuseppe, alias “Comandante Tempesta” (Palermo)

14 giugno 1946

militi della brigata Osoppo

 […] Dopo l’8 settembre 1943, in contrapposizione dell’influenza panslava nel Friuli e nella Carnia, formai la brigata Osoppo, brigata a carattere nazionalista-monarchico. Fino al 1° maggio 1945 rimasi a capo della brigata Carnia. Fino all’ottobre 1945, rimasi in montagna assieme alla mia brigata per avere dopo il 1° maggio combattuto contro le forze jugoslave che volevano invadere il territorio del Friuli e precisamente oltrepassare il Tagliamento e la Fella e occupare anche la zona carnica. Di ciò ne può dare conferma la missione inglese che dirigeva in quella località i movimenti militari e politici delle brigate osovane (il capitano Patt e il maggiore Rudolph del Field security service, Fss). […] Siccome la situazione si delineava grave nei confronti di noi nazionalisti e visto che i comunisti hanno tuttora depositi di armi e munizioni in Roma stessa ed erano pronti, qualora la monarchia fosse rimasta, a farci la pelle con l’appoggio della Federazione progressista jugoslava, come risulta dai rapporti da me diretti all’Ufficio Balcani del ministero della Guerra, decisi di condurre a Roma gli uomini della mia ex brigata, per essere sempre pronti a difendere gli interessi del popolo e la legalità delle elezioni. […] Giunsi a Palermo il 12 c. m., verso le ore 21.00, prendendo alloggio nella locanda di via Alessandro Paternostro 28 (3° piano). Verso le 17.30 di ieri mi recai alla sede dell’Umi in via Francesco Riso, per parlare con l’avv. Alesi, per ottenere un appoggio per lavorare. Non avendolo trovato, conferii con un impiegato il quale, insospettitosi, fece avvertire la polizia che procedette al mio fermo. […] In mia compagnia si trovava Bonsignore Calogero di Antonino e di Daidone Rosa, nato a Calabiscetta (Enna) il 30 maggio 1922, residente in Roma in via Augusto Dulceri 29, il quale fece il viaggio con me da Roma per rivedere i suoi parenti e poi tornare alla capitale. Conobbi il Bonsignore nella sede dell’Umi di Roma, sita al Largo del Pallaro. Poiché si trovava in precarie condizioni economiche, lo feci figurare come patriota, allo scopo di fargli ottenere qualche capo di vestiario. Poiché il mio servizio di informazioni  mi aveva segnalato che gli agenti di Tito mi cercavano a Roma per farmi la pelle, io cambiai nome, facendomi passare per il dott. Centa Fulvio. […] La dicitura a timbro  “Brigata di reazione nazionale – Terza Julia Alpina – Tre Venezie” era stata nel maggio del 1945 stabilita da tutti i simpatizzanti della Venezia Giulia e da me materialmente fatto costruire. […] Per agevolare tanto me quanto il Bonsignore nelle spese di viaggio, il sottotenente Poma Erma del distretto militare di Roma (Sezione staccata militare di transito alla stazione Termini) a cui fummo raccomandati dal capitano Callegarini di Casa Reale, ci fornì di scontrino militare per la riduzione del 70% sulle ferrovie, facendoci figurare come militari di servizio.

 Arresto di Caccini Giuseppe fu Giuseppe (alias “comandante Tempesta”) e di Bonsignore Calogero di Antonino

26 giugno 1946

Facendo seguito ai rapporti del 15 e del 18 corrente, relativi alla denuncia a carico di Eldi De Persis Alfredo fu Luigi ed altri, trascrivo qui di seguito il contenuto della nota n. 021653 u. p. del 16 corrente della questura di Palermo: “Nel tardo pomeriggio del 13 corrente si presentavano due individui nella locale sede dell’Umi in via Francesco Riso, i quali in modo circospetto dissero al segretario Ardizzone che, essendo monarchici venuti da Roma, avevano urgenza di parlare con il presidente dell’Umi stessa. L’Ardizzone, ritenendo che fossero elementi facinorosi, diede loro appuntamento per le ore 21 della stessa in via Roma, avvertendo nel contempo la prossima caserma dei carabinieri che, a sua volta, ne dava notizia anche a quest’ufficio. Fu così disposto, d’intesa con l’arma e con lo stesso Ardizzone, un servizio di appostamento. I due individui effettivamente si presentarono all’ora indicata e si procedette al loro fermo. Essi sono stati identificati come segue: 1) Caccini rag. Giuseppe fu Giuseppe e fu Tassotti Orsola, nato a Fiume il 21 luglio 1917, residente a Roma in via Po 146, presso il portiere Biondi; 2) Bonsignore Calogero di Antonino e di Daidone Rosa, nato a Calabiscetta (Enna) il 30 maggio 1922, residente in Roma in via Augusto Dulceri 29. Il Caccini ha dichiarato di aver fatto il militare nella terza divisione Julia degli Alpini col grado di tenente e fino al 1° maggio del 1945 di essere stato a capo della brigata Carnia, derivazione della brigata Osoppo, di carattere nazionalista monarchica da lui formata in contrapposizione all’influenza panslava nel Friuli e nella Carnia, rimanendo in montagna fino all’ottobre dello stesso anno assieme alla sua brigata. Nel novembre successivo di essere stato ricoverato nel sanatorio Forlanini di Udine per tubercolosi polmonare, rimanendovi fino al 16 febbraio del corrente anno, trascorrendo quindi presso la moglie e i figli, residenti in Udine, circa un mese di riposo, recandosi poscia a Roma in cerca di occupazione e, non avendo trovato lavoro, di essere tornato a Udine e precisamente nella zona di Tolmino e di Santa Lucia, dove erano rimasti i patrioti della sua brigata. Egli ha aggiunto che poiché la situazione si delineava grave e constatando che elementi contrari alla monarchia avrebbero reagito, qualora l’esito del referendum fosse stato a questa favorevole, decise di condurre a Roma gli uomini della sua ex brigata per difendere eventualmente gli interessi del popolo e la legalità delle elezioni. Ritornò pertanto a Roma nei primi dello scorso mese di maggio, alloggiando in casa di vari amici, che non ha voluto indicare. Entro il 10 dello stesso mese di maggio arrivarono nella capitale, alla spicciolata, i suoi uomini in  numero di 221, i quali nelle rispettive valigie tenevano nascosta la divisa militare degli alpini. Alcuni di essi, giunti con un autocarro del regio esercito, portarono a Roma 4 fucili mitragliatori, uno marca Brem e gli altri 3 tipo n. 37 di fabbricazione italiana, molti mitra Steen, mitra parabellum, pistole automatiche e bombe a mano. […] Fra i 221 uomini, formanti due compagnie, si trovavano due sottotenenti, dei quali egli non ha voluto fornire il nome. Il Caccini ha dichiarato di essere il comandante militare con lo pseudonimo di “Tempesta”. Il giorno 5 del corrente mese, poiché il risultato del referendum era stato favorevole alla repubblica, egli e i suoi uomini decisero di sciogliersi, e con lo stesso camion, che nel frattempo era ritornato dal Friuli per portare i viveri, rispedivano armi e divise al luogo di provenienza, mentre il grosso degli uomini faceva ritorno in montagna con mezzi propri. Soltanto una ventina di essi si trattenevano nei dintorni di Roma per procurarsi una occupazione. Risultato vano tale tentativo, il Caccini decideva di venire in Sicilia nella persuasione di trovarsi in ambiente più favorevole alla sua fede, per cercare impiego ed anche, secondo la sua asserzione, per sfuggire alla persecuzione di agenti titini che lo ricercavano. Egli giungeva a Catania l’11 corrente, presentandosi al principe Borghese, abitante in una traversa di via Etnea, monarchico, al quale chiedeva protezione per trovargli lavoro. […] A seguito di perquisizione personale, venivano rinvenuti addosso al Caccini, tra le altre carte, alcuni documenti qui sotto elencati: 1) Un elenco di 26 uomini della sua brigata partiti per ultimi da Roma per il Veneto, indicante solo il loro nome ed il loro pseudonimo scritto tra parentesi, qualità e l’armamento personale. Il Caccini ha dichiarato in proposito di non essere in grado di fornire altre indicazioni atte all’identificazione di questi uomini; […] 4) un foglio di viaggio rilasciatogli dal sottotenente Poma Erma del distretto militare di Roma Termini, dal quale il Caccini figurava geniere recantesi a Palermo per motivi di servizio, allo scopo di ottenere la riduzione del 70 per cento sulle ferrovie; […] 6) una dichiarazione in data 8 corrente, con cui si raccomanda a tutti gli organi competenti di agevolare il compito del Caccini per la sistemazione dei venti uomini rimasti sbandati. Egli in proposito ha dichiarato che tale dichiarazione gli fu rilasciata da tre ufficiali in congedo giunti il 24 maggio scorso a Roma dal nord per dare le direttive secondo lo sviluppo degli avvenimenti e della situazione politica e che, secondo la sua versione, avrebbero già lasciato Roma. Di tali ufficiali, di cui il Caccini assume sconoscere i veri nomi, uno sarebbe un generale  (con lo pseudonimo “Malleo”), un altro un colonnello (con lo pseudonimo “Costa”) e l’ultimo un capitano (con lo pseudonimo Fracassini Giovanni); 7) un foglio recante l’intestazione “situazione banda distaccata Roma”, che riguarderebbe, secondo il Caccini, l’armamento collettivo degli uomini da lui comandati; 8) un foglio recante l’intestazione “situazione della brigata” concernente, a dire sempre del Caccini, l’armamento complessivo  dei 5.150 uomini rimasti nel Veneto dopo il 5 giugno 1945 e che hanno combattuto contro le truppe di Tito con l’appoggio degli Alleati. Da tale armamento sarebbero state prelevate le armi e le munizioni portate a Roma col camion. […] La questura di Catania, a sua volta interessata, ha riferito quanto segue: […] principe Borghese Flavio, abitante in questa piazza Manganelli 16, ha dichiarato che giorni addietro due individui malvestiti, uno dei quali si è qualificato come tenente Tempesta, si presentarono al suo palazzo per chiedere assistenza ed aiuto finanziario, asserendo essere perseguitati politici e dalla provincia di Roma qui avviati dal Partito monarchico e dal generale Bencivenga. […].



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :