Titolo originale: Our Man in Havana
Autore: Graham Greene
Anno: 1958
Il libro…
Le spie tutte di un pezzo, con la scriminatura de capelli di lato e ben marcata, la mascella volitiva e l’occhio languido mi hanno – e da molto tempo – annoiato. Così come mi ha stancato la celebrazione dei servizi segreti di tutto il mondo, così superefficienti e infallibili, punto di raccolta di ogni diavoleria tecnologica. Volendo esagerare posso dire di essermi stufato anche delle bambolone supersexi o delle sophisticated ladies che immancabilmente cadono ai piedi dello 007 di turno. Ecco perché parlo volentieri di quegli scrittori e registi che hanno trasferito su carta e su pellicola romanzi e film che ironizzano su spionaggio e controspionaggio, demolendone quell’aura di invincibilità, mettendone a nudo i meccanismi più grotteschi e involontariamente comici che stanno dietro.
Come accade nel libro-film oggetto di questo post, ovvero Il nostro agente all'Avana di Graham Greene. Una storia non unica. Qualche settimana fa Wayne, dalle colonne del blog si è occupato de Il sarto di Panama di Le Carrè, “figlio minore” di questo strafamoso romanzo. Mi vengono, inoltre, in mente altre due pellicole che si prendono gioco dell’argomento spionistico – con i suoi riti e i suoi protagonisti stereotipati –, ovvero Spie come noi di John Landis (1985) e Burning after Reading (2008), delizioso film dei fratelli Cohen. Sfruttare una di queste lunghe serate estive per vederseli in sequenza…
Ma chi è questo agente con base all’Avana? Andiamo per gradi. Ci troviamo a Cuba, nel 1958, in piena Guerra Fredda. L’isola caraibica è scossa da una guerrilla interna fra i rivoluzionari (castristi, anche se Castro non viene mai citato) e le forze governative (quelle del dittatore Fulgencio Batista). Cuba è un territorio strategicamente rilevante e così al suo interno si muovono spie provenienti da ogni parte, tutte attivissime nel tramare, controllare, sabotare e riferire. All'Avana, però, vive anche Mr. Wormold, un inglese di mezza età, modesto rappresentante di una ditta di aspirapolvere. Gli affari non vanno molto bene e la giovane figlia Milly spende più di quando dovrebbe; Wormold avrebbe bisogno di qualcosa che possa rimpinguare le sue scarse entrate e magari permettergli di tornare in Europa. Il destino si presenta sotto forma di un compassato connazionale che dice di essere un agente del controspionaggio. Il suo compito è reclutare agenti sul campo che siano in grado di raccogliere informazioni confidenziali. Senza che quasi se ne renda conto – e possa rifiutarsi di obbedire – il tranquillo negoziante di elettrodomestici diventa uno 007 al servizio di sua Maestà. Non deve far altro che dare informazioni. E non importa se queste non sono vere o, addirittura, non sono nemmeno verosimili. L’importante è far arrivare a Londra dispacci e rapporti cifrati dove si rivelano segreti inesistenti (il disegno di alcune parti di un aspirapolvere diventa uno spaventoso armamento costruito nel bel mezzo della foresta...). Tuttavia non tutto fila liscio: con i lauti compensi sotto forma di rimborsi spesa arrivano anche i guai. Verità e finzione si mischiano, così come l’effetto delle bugie che, a poco a poco, si rflette anche sulla vita reale. Ecco che - nel giro di poco - il mite e autoironico Wormold si trova invischiato in un gioco pericoloso, più grande di lui…
Insomma, a metà strada tra e la spietatezza dei killer (con la famosa “licenza di uccidere”) e l’ottusità dei peggiori burocrati (le procedure da seguire, i rapporti da redigere, le gerarchie da rispettare) le spie si muovono per il mondo, arroganti e stolide, convinte di poter cambiare il corso delle cose, di averne in mano il destino. E Greene, da acuto osservatore qual è, sa come tirarne fuori una bella storia. Ancora attuale (purtroppo).
…dal libro al film…
Alec Guinness in una scena del film
Sul film poco da dire, nel senso che ricalca molto da vicino il libro. Ne è una sorta di precisa e piacevole versione illustrata (non è un caso che dello screenplay si sia occupato lo stesso Greene). Il regista Carol Reed fa, dunque, un onesto lavoro trasponendo su pellicola quello che già era stato messo su carta. Lo scarto, a mio parere, lo dà la presenza di Alec Guinness. Un attore straordinario, in grado di rimanere se stesso (con la sua “inglesità” ben appiccata addosso) pur interpretando personaggi diversi, dall’ottuso colonnello de Il ponte sul fiume Kwai, al Ben Obi-Wan Kenobi in Guerre Stellari fino al nostro agente per finta. Unmito, per davvero.CHARLIE CITRINE
Dati film:
Titolo: Il nostro agente all’Avana
Titolo originale: Our Man in Havana
Regista: Carol Reed
Sceneggiatura: Graham Greene (romanzo: Graham Greene)
Interpreti:
· Alec Guinnes (Jim Wormold)
· Burl Ives (Dr. Hasselbacher)
· Jo Morlow (Milly Wormold)
· Maureen O’Hara (Beatrice Severn)
· Ernie Kovacs (Capitano Segura)
Anno: 1959
Paese: Gran Bretagna
Colore: B/N
Durata: 111 minuti
Genere: Spionaggio/Commedia
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