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Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)

Creato il 09 novembre 2014 da Funicelli

Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)

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Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)

I balconi della case di Berlusconi

Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)

Berlusconi con gli operai del G8 a l'Aquila

Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)

Carrara come Venezia

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Renzi ed Errano al cantiere della variante di Valico


Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)
Questa mattina mi sono svegliato è ho un primo ministro che inaugurava un cantiere, aperto da anni, facendosi autopromozione a colpi di ottimismo e fiducia.
Poi mi sono letto la proposta di legge che riforma il reato di diffamazione a mezzo stampa, che toglie il carcere ai giornalisti ma metterà il bavaglio alle piccole testate.
Sono passato poi alla legge che sbloccava i lavori nei cantieri, nelle trivelle davanti le coste, nel cemento nelle aree demaniali.
È un gran parlare di semplificazioni, sui giornali che continuano a rilanciare le proposte del politico di turno. L'unica semplificazione che ho visto è quella che toglie il diritto al voto. Nella legge elettorale. E forse anche per le elezioni di altri organi istituzionali. L'ennesima riforma della giustizia viene affrontata a colpi di slogan, accusando i magistrati di fare una difesa di casta. Di essere un corpo indipendente (lo sancisce la Costituzione, ma lasciamo perdere) che non accetta critiche. E come sempre, riformare la giustizia significa per il legislatore mettere la responsabilità civile che colpisca direttamente il magistrato, mettere la giustizia sotto la politica, togliere l'azione penale, bloccare le intercettazioni. Vedo un paese dove si continua a parlare di grandi opere, di norme da cancellare perché bloccano il mercato, gli imprenditori, di dipendenti da licenziare perché fannulloni, perché se un'impresa deve riformarsi non può tenersi la zavorra. E poi, nelle stesso paese, si continua a rubare da impunentemente sulle suddette grandi opere, rubando denaro pubblico. E il paese finisce sott'acqua, le case, i negozi, i capannoni si riempiono di fango. I balconi della case di Berlusconi a l'Aquila crollano. Paghiamo ancora i costi del G8 alla Maddalena, le non bonifiche. I Riva a Taranto ancora non stanno investendo nella bonifica del territorio che hanno inquinato. E le imprese, quelle vere, quelle gestite da imprenditori che credono nella libera concorrenza e nel merito, sono soffocate dalla corruzione, dal sistema delle mazzette che stabilisce chi lavora e chi no, dalle mafie, da una burocrazia indifferente ai problemi reali. Chiudono i giornali di partito, i sindacati vengono messi alla berlina, i partiti sono sempre più espressione di una persona e del suo cerchio magico. Il parlamento diventato un assemblea di passacarte, pure rumorosi. Un organo dove non si discute, ma si ratifica quanto altrove si è già deciso. La fine dei corpi intermedi, tra il padre padrone e il suo popolo, con cui comunica in modo unidirezionale a colpi di slogan, apparizioni in tv, videomessaggi. Ma non sto parlando di oggi. Pensateci, potrebbe essere una riflessione di qualche anno fa. Quando si discuteva di finanziamento pubblico ai partiti. Dei costi della politica. Delle liste pulite. Del caso Englaro, del caso Cucchi. Dei processi eccellenti finiti in prescrizioni. Delle scalate bancarie dei furbetti.
Dei poliziotti della macelleria messicana a Genova, che però non si possono identificare. Ma gli si può bloccare gli stipendi, le assunzioni, il pagamento degli straordinari.
Il nostro muro di Berlino (che non riusciamo ad abbattere)
25 anni fa cadeva il muro di Berlino, che una volta si credeva fosse qualcosa di immutabile. Come i due blocchi, come al guerra fredda. Siamo riusciti a far cadere questo emblema della vergogna, mi chiedo quando abbatteremo quei muri che impediscono all'Italia di crescere e diventare una democrazia civile.

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