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Il nostro Presidente

Creato il 21 ottobre 2012 da Nonzittitelarte

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fonte: Casteddu On Line

Per coloro che non riuscissero a capire bene il testo di questo video vi proproniamo anche la versione scritta.

…lunga storia costellata da frequenti agitazioni degli orchestrali e dei coristi che si dipana attorno ad un filo conduttore, e che filo, dato dal fatto che l’Ente Lirico è uno dei maggiori centri di potere in ambito locale e regionale per la valenza culturale, certo, ma soprattutto per le dimensioni della spesa, per la possibilità di assunzioni discrezionali, per gli incarichi e gli affidamenti stabiliti con disinvoltura, il tutto in un intreccio di favori fatti e ricambiati, di fettine distribuite all’insegna di
saper stare al mondo, insomma un equilibrio o per meglio dire una ragnatela, una tela del ragno vischiosa di interessi di uomini e di cose che, mentre non ha contribuito all’ulteriore qualificazione dell’Ente Lirico, ne ha appesantito i bilanci in un deficit complessivo di 25.000 di euro dove ci sono 7.000.000 di esposizione nei confronti di fornitori che rischiano il fallimento.
Ebbene, la mia solidarietà va ai lavoratori di Energit, ai precari del comune, ai lavoratori dell’Alcoa, della Carbosulcis, dell’Eurallumina, di Porto Torres ed ai tanti che quotidianamente lottano e soffrono per il posto di lavoro.
E invece è quell’altro che dicevo, lo scenario in cui si colloca l’agitazione di alcuni, o più correttamente di pochi, e non tener conto dell’effettiva posta in gioco sarebbe cosa da ingenui o peggio.
L’Ente Lirico minacciava di sprofondare sommerso dai debiti: ci siamo adoperati affinchè la Regione Sardegna, il Consiglio Regionale, i consiglieri potessero garantire col voto un finanziamento tale da ripianare i debiti.
Oggi la condizione finanziaria dell’Ente è di tutta normalità e ciò consente di guardare al futuro di questa importante istituzione con fiducia. Su proposta mia, in qualità di presidente della Fondazione, il Consiglio di Amministrazione ha
nominato con voto unanime il sovrintendente, una donna dal curriculum ineccepibile, salvo poi da parte di alcuni consiglieri il ripensamento su pressione pretendendone la revoca della stessa nomina. Ciò mentre i sindacati dei lavoratori del Lirico, dando seguito ad una antica tradizione di bellicosità interna (varrebbe bene riguardare quel film di Fellini “Prova d’orchestra”), dichiaravano la guerra preventiva al nuovo sovrintendente con cui cartelli si intimava di non mettere piede al Lirico perchè non adeguata al ruolo e anche perchè, dichiarazione pubblica di sindacalisti del Lirico, donna incinta.
Il segretario della CGIL, con una sua nota inviata alla stampa, ha espresso indignazione. Quando me l’hanno detto pensavo fosse indignazione per l’infelice uscita di alcuni lavoratori e rappresentanti sindacali in relazione al fatto che non potesse entrare una donna incinta all’interno del teatro, e invece non già per questo ma per la nomina in se.
Non mi risulta praticato nè praticabile l’ostracismo preventivo se non viziato o viziate, le nomine, da razzismo o da pregiudizi di ordine politico, religioso o di genere.
Poichè siamo in tema, sarebbe come, in occasione di un concerto, fischiare l’orchestra ancor prima che si levi la prima nota.
Ora tutti noi abbiamo ben presenti le difficoltà del governo nella cosa pubblica, quale essa sia, e non sono disponibili ricette che possano soddisfare tutto e tutti, ma dobbiamo pure sapere che quando si adottano misure di rinnovamento tali
da scompaginare equilibri e sistemi di potere, una qualche reazione è da mettere nel conto: non è possibile cucinare buone frittate se non si rompono le uova.
Per carattere e per formazione non mi spavento facilmente, anzi: alle pressioni e alle minacce solitamente reagisco.
La signora nominata sovrintendente giusto qualche giorno fa, dovrà essere messa alla prova, ed entro un termine ragionevole e breve dovrà produrre un piano di sviluppo da sottoporre all’esame degli organi competenti: saranno poi i fatti a dire dell’adeguatezza o meno.

<Chi era convinto anche nell’ambito del centrosinistra che “Ora tocca a noi” voleva dire la sostituzione di quelli che c’erano, e facevano le “trasse“, con noi che dovevamo spartire la stessa torta e le stesse fette, hanno trovato pane per i loro denti.>

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