Giovedì 25 aprile 2013
CAMMINARSI DENTRO (475): Il nostro sentire – La volontà libera
Leggere ROBERTA DE MONTICELLI, L’ordine del cuore. Etica e teoria del sentire, GARZANTI 2003
Il «sentire» che Roberta De Monticelli osserva in questo saggio è componente fondamentale della nostra affettività, esplorata nelle diverse manifestazioni: dalle infinite sfumature affettive della percezione sensoriale alla vicenda degli stati d’animo, dagli umori alle emozioni, dai sentimenti alle passioni… Ricondurre questi fenomeni all’interno di una visione d’insieme significa anche cominciare a tracciare una personologia, ovvero una teoria di ciò che siamo. Per condurre la sua analisi, Roberta De Monticelli esplora lo stato della ricerca filosofica per intraprendere poi quella «riduzione all’essenziale» di marca fenomenologica al termine della quale si potrà affrontare il tema dell’indifferenza morale e della banalità del male.
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Intervista a Roberta De Monticelli sul sentire (Festival di filosofia di Modena, 2008)
Leggere L’ordine del sentire tra affetto e valore: il rapporto fondamentale tra formazione della persona e incontro con l’altro, di MARA DELL’UNTO
[Recensione de L'INDICE] Roberta De Monticelli ha iniziato i suoi studi con lavori dedicati a Husserl, Wittgenstein, Frege e Leibniz, che discutono gli aspetti logici e ontologici del loro pensiero. Nell’ultimo periodo ha dedicato particolare attenzione al problema, insieme epistemologico, etico e ontologico, della persona, in volumi come La conoscenza personale. Introduzione alla fenomenologia (Guerini, 1998; cfr. “L’Indice”, 1999, n. 10) e La persona, apparenza e realtà (Cortina, 2000). Questo suo ultimo libro ne costituisce l’ideale proseguimento nella direzione di una fondazione dell’etica.
L’etica riguarda le persone: io, tu, noi. Che cosa sono le persone? Anzitutto, non sono cose. Più precisamente, una persona è un’entità dotata di individualità essenziale: è unica, irripetibile, non replicabile in serie. Quasi un’ovvietà: per il senso comune, ma non per la filosofia, nella quale signoreggia, da Aristotele a P.F. Strawson, una teoria per la quale Socrate è Socrate perché possiede una serie di proprietà localizzate spazio-temporalmente. Eppure, per fare di una persona quella persona, questo non basta, ed ecco come verificarlo. Se chiedete a un innamorato perché ama la sua amata, vi risponderà: non perché è bella, buona, intelligente, qui o là, prima o dopo, ma perché è lei; in quel “perché è lei” sta proprio il senso di unicità e irripetibilità delle persone.
L’etica, d’altra parte, deve rispondere al problema di come distinguere il bene dal male. Qual è la soluzione secondo De Monticelli? So che qualcosa è bene perché sento che è bene – il sentire essendo la percezione di qualità di valore nelle cose (prima tesi fenomenologica). Qui sorge una facile obiezione: il sentire è soggettivo, dunque anche bene e male lo sono, e così l’etica si dissolverà nel relativismo. L’obiezione sorge da una considerazione riduttiva del sentire, e per rimuoverla è necessario analizzare con precisione il sentire stesso.
Anzitutto, l’affettività umana è un intreccio complesso di tendere e sentire: azione e risposta da una parte, ricezione e ascolto dall’altra. Senza ascoltare non si potrà mai rispondere adeguatamente. Seconda tesi fenomenologica è dunque la seguente: la componente tendenziale dell’affettività deve fondarsi su quella ricettiva; il tendere si fonda sul sentire.
In secondo luogo, il sentire è una struttura stratificata con decorso ascensionale: posso sentire il piacere di questo massaggio o il dolore di questa ferita (livello del piacere e del dolore), ma posso anche sentirmi male perché oggi tutto va storto o euforico perché la fortuna mi arride (livello dei sensi vitali e degli umori), e posso, infine, ammirare quella persona per la sua intelligenza, essergli grato per la sua generosità, amarlo perché è lui, ecc. (livello dei sentimenti). A ogni strato è in gioco una distinzione tra bene e male, che procede dal giudizio “questo è piacevole o doloroso” sino al giudizio “questo uomo è degno di ammirazione, stima, amore, ecc.”. Il primo strato permette giudizi valoriali rispetto a cose, il secondo rispetto alla nostra persona, il terzo rispetto ad altre persone. Il giudizio diretto su altre persone è particolarmente delicato. Ogni altro, abbiamo detto, è unico e irripetibile: il che lo rende un valore in sé. Il livello dei sentimenti permette di sentire questa irripetibile individualità. Come? La risposta si articola in due momenti, statico e dinamico. Solo al livello dei sentimenti è in gioco una comparazione di valori: il giudizio sull’altro è un giudizio secondo la mia scala di valori, comparata con quella dell’altro. La scala di valori, detta anche agostinianamente “ordine del cuore”, contribuisce a fare di ciascuno un’individualità essenziale, e per questo un valore per sé (momento statico). Come si forma un ordine del cuore? Con l’educazione del sentire: esercizio alla precisione assiologica che si guadagna soprattutto nel contatto con gli altri (momento dinamico).
Fin qui si è detto che il sentire è stratificato e che è strutturato secondo un ordine del cuore, risultato di un’educazione. L’accusa di relativismo non è ancora superata: infatti, se ogni ordine del cuore è diverso, e se ciascuno giudica secondo il proprio, ogni giudizio sarà relativo. Occorre guadagnare la nozione di rispetto, e di qui quella di “base universalmente obbligante”. Se risultato di un’opportuna educazione, la scala di valori di ciascuno, oltre le differenze individuali, dovrebbe permettere di sentire l’individualità di ognuno: tale sentimento è il rispetto, il sentire che a ognuno è dovuto lo stesso per il semplice fatto che è una persona. Come nasce il sentimento del rispetto? Con l’amore. Come abbiamo visto, se io amo e sono amato, in questo abbraccio sono in gioco le nostre individualità come tali, nella loro purezza e irripetibilità. Purtroppo, non si può amare tutti, ma si può estendere questo sentimento, in forma debole, nella forma del rispetto per tutti: il rispetto diviene così l’ombra vuota dell’amore – un’ombra importantissima per la morale. L’accusa di relativismo cade, se si suppone che ciascun ordine del cuore debba essere compatibile con una base universalmente obbligante, il cui contenuto è appunto il rispetto, il sentimento di ciò che è dovuto a ognuno in quanto tale. Ora disponiamo della risposta completa all’obiezione: il sentire ha una struttura stratificata e non momentanea, che cresce e va educata; ciascuno giudica secondo il suo personale ordine del cuore, ma questa varietà non porta al relativismo, perché ogni ordine del cuore deve essere compatibile con una base universalmente obbligante, che ha come contenuto il rispetto. La nozione di rispetto deve essere supportata da quella di individualità essenziale: rispetto l’altro perché lo riconosco come individualità essenziale; in secondo luogo, il rispetto è il vertice di un processo educativo: i sentimenti vanno risvegliati, e l’amore svolge un ruolo indispensabile in questo risveglio.
Le tesi principali del libro ci paiono due, una ontologica e una di filosofia morale: esistono entità dotate di individualità essenziale; l’etica si fonda sul rispetto come sentimento di ciò che è dovuto a ognuno in quanto tale. Accanto a queste tesi ce ne sono numerose altre: il realismo assiologico, la priorità del sentire sul tendere, la stratificazione e complessità del sentire, la necessità di educare il sentire. Non è tempo di discuterle tutte, e ci soffermeremo solo su tre problemi, relativi alle due tesi principali. Anzitutto: perché una persona è un’individualità essenziale? Il modo più persuasivo per mostrarlo ci pare quello che fa appello alle parole dell’innamorato: “Amo lei perché è lei”. Ora, a partire dall’amar-lei-perché-è-lei (sentimento dell’individualità come tale) è postulata metafisicamente l’esistenza di entità dotate di individualità essenziale, senza che questa inferenza sia sufficientemente argomentata. Invero, De Monticelli ci rinvia a un suo testo in preparazione, Persona e individualità essenziale. Sull’ontologia e l’epistemologia dell’individualità: forse là, piuttosto che in L’ordine del cuore, sarà da ricercarsi la risposta alla domanda.
In secondo luogo: scopo del libro è fondare un’etica sul sentire; di fatto, esso fonda un’etica sul rispetto. Il rispetto è definito come sentimento di ciò che è dovuto a ognuno in quanto tale, in quanto cioè individualità essenziale – sentimento, dunque, completamente a priori, purificato da qualsiasi riferimento alla sensibilità. È noto come Kant abbia fondato un’etica totalmente razionale e a priori, depurata da ogni residuo sensibile, convinto che solo così si potesse evitare il relativismo morale. De Monticelli, d’accordo con l’accusa di formalismo di solito mossa a Kant, ha tentato di fondare un’etica non relativistica sull’affettività, ma per evitare il relativismo è ricorsa a un sentimento a priori come il rispetto. Si tratta ancora di un’etica del sentire?
In terzo luogo: come evitare che l’individualità si trasformi in assolutezza del relativo? La risposta del libro è la seguente: ciascun ordine del cuore individuale deve essere compatibile con una base universalmente obbligante, il cui contenuto è il rispetto. Sembra profilarsi però un corto circuito dell’individualità: l’individualità ha il suo limite nel rispetto; il rispetto si definisce come il sentimento dell’individualità. In questo libro, De Monticelli ha tentato di ribaltare due popolari luoghi comuni della filosofia, che individualità e sensibilità, sotto rispetti diversi, comportino relatività. Al lettore, che non vogliamo troppo influenzare con le nostre perplessità, il compito di giudicare se ci sia riuscita o meno.
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Che cos’è una scelta? Fenomenologia e neurobiologia, di Roberta De Monticelli
La novità di ognuno ci guida alla scoperta di questa verità insieme antica e rivoluzionaria, intimamente legata a una delle questioni filosofiche capitali e attualissima, quella del libero arbitrio, oggi messo in discussione dal riduzionismo radicale di molti scienziati. Per fondare la sua riflessione, Roberta De Monticelli intreccia due cammini: da un lato ripercorre i passi dei maestri del pensiero filosofico su questo tema; dall’altro riparte dall’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, dai nostri sentimenti, dai nostri atti. Perché non è certo una riflessione astratta volta a definire la natura umana. Al contrario, sono posti al centro dell’attenzione la nostra vita, i nostri sensi, la nostra carne, i nostri affetti. È proprio grazie alle nostre decisioni – attraverso ciascuna delle nostre decisioni, piccole e grandi – che definiamo la nostra unicità. Siamo noi stessi, in ogni istante, a costruire la nostra identità, la nostra persona. Oggi paiono dominare l’indifferenza politica e morale e il suo contrario, il richiamo a principi astratti d’autorità. La novità di ognuno ci dice invece che ciascuno di noi, fedele alla propria natura, è libero di scegliere – e dunque si deve anche assumere la responsabilità morale e politica delle proprie scelte.
Roberta De Monticelli, “Libertà del volere: un’illusione antica?”, Festival della Mente, 6/9/2009