“Secondo il libro la carta del Matto è sempre stata fondamentale: il numero del Matto,lo O, è un intero, un mondo, un cerchio; è la non esistenza che permette e precede tutte le altre esistenze. La carta del Matto potrebbe quindi rappresentare la natura che sta alla base di tutti noi. Qualcuno in uno stato originario dell'essere o dell'illuminazione che vada di luogo in luogo con poche preoccupazioni e pochi beni, non corrotto dalla cultura. Questa persona sembra stupida solo a coloro che non sono illuminati. La carta, inoltre, mostra anche la meraviglia innocente e naturale di chi il coraggio di saltare nell’ignoto”Scrivere un romanzo equivale molto spesso ad un salto nel vuoto. Trovarsi davanti ad una pagina bianca spaventa, ma è soprattutto mettersi in gioco e scrivere di una storia vera, senza la protezione degli schemi fissi della narrativa di genere, che spaventa Meg Carpenter la protagonista de “Il nostro tragico universo”.Scrittrice di romanzi di genere per adolescenti Meg da anni insegna,attraverso le regole della Poetica di Aristotele, ad aspiranti scrittori di bestsellers come imbastire una storia di genere in tre atti. Quando scrivere però diventa una necessità, quando i romanzi sono scritti non perchè dettati dalla pura e semplice ispirazione, ma perchè si devono pagare le bollette, l’affitto e il cibo per il cane, allora qualsiasi via d’uscita viene sbarrata e il romanzo vero, quello autentico, quello tanto vero da essere senza storia, non fittizio e non stereotipato, diventa un documento nel pc da aprire ogni tanto per capire dove si è arrivati, conteggiarne le parole e cancellarne la metà prima di richiuderlo. “Il nostro tragico universo” è un romanzo sul romanzo, un romanzo fondamentalmente che riflette sulla necessità di rompere gli schemi, sulla volontà di mettere tutto in disordine, di lasciarsi finalmente andare, di fare quel salto nel buio per rivoluzionare la propria vita e renderla meravigliosamente tragica!
La protagonista, innamorata della figura di Anna Karenina, l’eroina tragica per eccellenza, attraverso una serie di causali e fortunate coincidenze riesce ad uscire dal torpore della sua vita e a lanciarsi in una nuova avvenuta sentimentale, ma soprattutto a trovare nuovi stimoli lavorativi. Alla fine, però, questo tenore di vita arricchito da misteri e strane coincidenze, sfuggirà di mano non solo alla nostra protagonista, ma anche alle Thomas che dovrà far scendere in campo un “deus ex machina”, sotto forma di una logica forzatamente realista, che spieghi e metti in ordine tutti gli elementi impazziti della storia.Nonostante la pecca del finale, “Il nostro tragico universo”, è un libro da leggere sia per apprezzare lo stile della Thomas, che nella sua semplicità non è mai banale ed è arricchito da richiami e citazioni che vanno da Aristotele a Cechov, che per provare instaurare un rapporto di “cum-patior” con i personaggi della storia privo di qualsiasi pietismo.