Contro i notai
di Marco Morello e Carlo TeccePonte Alle Grazie pag.135 € 11,50
Nel paese del “Gattopardo” se c’è una professione che non è mai cambiata e mai cambierà,almeno se penso a quanto letto in questo libro, è proprio quella di notaio. Una vera e propria casta che fondata con decreto regio il 16 febbraio 1913 non è più stata riformata, una categoria Regia sopravvive nella Repubblica! I notai hanno visto passare governi, guerre e cataclismi e sono sempre rimasti fermi lì, aggrappati alla loro scrivania in noce massello doppio fronte stile ’800, non temendo alcuna riforma. Quando un ministro della Repubblica paventa la possibilità di riformare questa professione, la categoria si muove nelle stanze dei bottoni con determinazione e discrezione sicura di ottenere il risultato migliore,come il principe Fabrizio Salina diceva al giovane Chevalley nel famoso romanzo, “se vogliamo che tutto rimanga com’è,tutto deve cambiare”ed in effetti le riforme del notariato hanno questo effetto,nessun cambiamento.Quando qualche parlamentare impertinente ha il ghiribizzo di snellire procedure, far risparmiare tempo e denaro ai contribuenti, il grido di dolore si leva alto e immadiato come quando il legislatore tolse l’esclusiva del passaggio di proprietà di moto e autoveicoli ai notai per affidarlo anche alle agenzie automobilistiche. Sono 4700 gli iscritti dice il sito del Notariato, divisi per distretti,liberi professionisti ma nello stesso tempo pubblici ufficiali, dichiarano un guadagno medio di 327mila euro all’anno con punte che sfiorano il milione di euro, per questo la Cassa del Notariato prevede un aiutino,un minimo garantito per quei colleghi”sfortunati” ai quali è toccato un distretto “economicamente disagiato”, la pensione minima garantita è 90mila euro all’anno per tutti indipendentemente dai contributi versati, il 20 % è figlio, nipote o parente di un notaio. Onestà e imparzialità sono il fiore all’occhiello di questa figura professionale e nella maggior parte dei casi risponde al vero questo slogan, ma l’inchiesta coraggiosa di Tecce e Morello ,pone l’indice anche sulle pecore nere, il reato più diffuso in questa casta è il peculato, scandali e tuffe li hanno interessati in passato e anche nel presente ,vedi il caso Ciancico,notaio catanese al centro di un grosso scandalo,come pure la truffa emersa negli ultimi concorsi, sì perchè un altro argomento molto serio e ben analizzato in questo saggio è l’accesso a questa professione, molto complicato, fin troppo viene da dire.Infine mi piace citare un’intervista di Milena Gabanelli ,condutrice di Report,ricordata nel testo, fatta ad un apprezzato notaio che della sua professione disse cantando:
“Ho scelto di fare il notaio per lavorare quando mi va,se mi va,ma avere sempre tanti soldi”. “Beati loro”, a noi miseri mortali la voglia di cantare è passata da un bel po.
di Luigi De Rosa
Ricordo a tutti i lettori che Carlo Tecce presenterà il libro a Villa Fondi (Piano di Sorrento)
il 6 luglio 2012 nell’ambito della kermesse culturale “I salotti del Venerdì”,ingresso libero.
(Nella foto in alto a sinistra Carlo Tecce(Il Fatto Quotidiano), a destra Marco Morello (giornalista freelance)
40.636589
14.407012