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Su “Announo” della santorina Giulia Innocenzi e su un dovere morale dello scrittore Mauro Corona.

Creato il 25 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
5sgyPSEAdi Rina Brundu. “Me ne vado e non rompetemi più le palle!”, è con questo condivisibilissimo sfogo che lo scrittore Mauro Corona ha mandato a quel paese Giulia Innocenzi e l’intero studio del santoriano “Announo” durante la puntata andata in onda giovedì scorso. Corona, in collegamento esterno, si lamentava perché reiteratamente ignorato, mentre il programma procedeva di suo (si fa per dire).

Mauro Corona for President! Di fatto è uno dei rari personaggi mediatici che si fa ascoltare e riesce a restare nella dimensione del reale anche in contesti mediatici. Tuttavia, nella data occasione lo scrittore è stato fondamentalmente tenero perché le ragioni per abbandonare quello studio avrebbero dovuto essere altre, e qualsiasi ospite ignorato, dunque impossibilitato ad intervenire, avrebbe dovuto considerarsi graziato. Di fatto era da tempo che non si vedeva un talk-show così avvilente dello spirito e così avvilito nella sostanza, profondamente diseducativo. Questo è tanto più vero quando si pensa che una delle “chicche” della puntata era il delicatissimo tema del trattamento degli animali – in questo caso i maiali – allevati per il macello.

Fermo restando che la “denuncia” presentata dagli animalisti dovrebbe essere azionata subito dalle autorità competenti perché non siamo ancora nei paesi dell’Est che fornirebbero piume d’oca alla Monclair, si resta comunque basiti dalla “leggerezza” con cui questi gruppi di animalisti hanno proceduto a presentare la faccenda. Credo che su questo punto possa concordare chiunque abbia visto il servizio incriminato e abbia ancora nelle orecchie i gridolini di sorpresa di Giulia Innocenzi – per l’occasione inviata speciale negli allevamenti di suini del nord Italia – al sentire “le puzze” e nello scoprire la nidiata di topi che infestavano gli ambienti.

L’impressione che si è avuta è che la conduttrice abbia deciso – di suo ed evidentemente senza consultare un qualche collega di maggior esperienza, dato che il permesso l’ha avuto – di lanciarsi sulle orme della Gabanelli, dimenticando che non è Milena Gabanelli e che a questo punto della fiera si dubita che lo sarà mai. Il problema però non sono tanto le velleità giornalistiche della giovane conduttrice di “Announo”, che sono assolutamente legittime, quanto piuttosto il fatto che un tema così serio come i diritti dei nostri amici a quattro zampe, venga affrontato in simil maniera.

Ne deriva che urlare: “Non rompetemi più le palle!” non era forse sufficiente in quell’occasione, neppure per il bravo Corona. Forse sarebbe stato dovere morale dello scrittore procedere diversamente, sopratuttto perché era l’unico che poteva farlo, l’unico che nel bambinesco contesto aveva i requisiti necessari per fare la denuncia forte (senza contorno di gridolini stile contessa vittoriana) che sarebbe stata necessaria, vale a dire palle e credibilità.


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