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Mario Sironi. Natura morta con tazza blu. 1925-26
Fino al 6 giugno al MAN di Nuoro prosegue la mostra Capolavori del Novecento italiano. Dall’avanguardia al ritorno all’ordine. le sessanta opere esposte provengono dal MART di Rovereto e documentano l’arte italiana dei primi trent’anni del Novecento. Sono presenti dipinti di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Mario Sironi e le sculture di Medardo Rossoe Arturo Martini.
Aprono il percorso espositivo tre straordinarie sculture in cera di Medardo Rosso, messe in stretto dialogo con alcuni preziosi dipinti divisionisti di Boccioni, Balla e Severini, che proprio al movimento scientifico del tardo Ottocento, devono le loro prime esperienze pittoriche. Nelle sale dedicate a Carlo Carrà, Gino Severini e Giacomo Balla, si possono ammirare una serie di opere, vere icone della loro produzione, a partire dalla precoce sperimentazione futurista, fino al ritorno al classico, che caratterizza, ad eccezione di Balla, il loro lavoro negli anni Venti.****
In contemporanea, nella stessa sede prosegue fino al 6 giugno la mostra dedicata a Luca Rento, Apparentemente nulla.
La mostra, curata da Elena Volpato e Saretto Cincinelli, sarà incentrata su opere video e videoinstallazioni. Frequentemente incastonate in bianche cornici minimaliste, le immagini di Luca Rento (Feltre, 1965), che si rifanno sia pur in maniera indiretta ai generi della pittura: paesaggio, autoritratto, natura morta ecc. e che spesso rifuggono gli stessi formati standard del video, possono trarre in inganno, apparire, se non come dipinti, a causa della loro luminosità interna, almeno come perfetti light box. Ma poiché non c’è passaggio fra mobilità e immobilità che non comporti una mutazione anche plastica dell’immagine, quando, dopo un periodo di prolungata attenzione, ci accorgiamo che le cime degli alberi di Apparentemente nulla, (18 luglio 2004 17.16.32) oscillano lievemente nella brezza o che il petto del giovinetto dormiente ritratto in Giacomo, (22 agosto 2004 05.54.51) è mosso da un impercettibile respiro, siamo colti da un moto di stupore, e ci ritroviamo après coup e intempestivamente esitanti sulla natura dell’oggetto della nostra contemplazione, un’esitazione che mette in crisi il meccanismo di visione già in atto: ciò che pensavamo essere un’immagine fissa va completamente ripensato come stasi di un’immagine animata: le caratteristiche proprie ai due diversi regimi di rappresentazione si trovano così entrambe messe in questione, cioè rimesse in causa, assieme all’orizzonte delle nostre aspettative. Più che fermare il tempo, congelarlo in un istante significativo, le opere di Luca Rento rallentano o sospendono, nei limiti del possibile, il movimento interno all’inquadratura prescelta: ciò non significa però fermare il tempo ma, all’opposto, in un certo senso, esporlo.
Nella (quasi) immobilità o nella reiterazione infinita del loop, il tempo non si ferma ma evidenzia il suo trascorrere. Ci pare di poter ipotizzare, che l’immagine tendenzialmente immobile, veicolata tramite video da Luca Rento, sia nella sua intenzione più profonda, la ferma rivendicazione di un’esperienza del possibile. Nelle sue immagini in sur place non si tratta infatti tanto di opporre l’immobilità al movimento quanto di spostare il baricentro dell’opera dal registro assertivo a quello incoativo, da quello dell’immagine che predica qualcosa di qualcosa a quello dell’annuncio, che non predica alcunché di nulla. Mantenendosi in sospensione, in una sorta di intervallo temporale, l’immagine video di Luca Rento sembra ostinamente ricondurre il dato alla sua potenzialità: ciò che si mostra nella soglia tra movimento e immobilità non è dunque l’attrazione verso la stasi (di origine fotografica) ma il fantasma luminoso del possibile.Pren: Museo MAN tel. e fax +390784252110, oppure [email protected]
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.30. lunedì chiuso.
Catalogo Silvana Editoriale.
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