Immagino che qualcuno penserà subito ad un diverso personaggio. Dico subito perciò che intendo riferirmi al cavaliere, quello detto del “bunga bunga”. Non m’interessa nulla dei divertimenti di tale personaggio, né delle battute magari poco spiritose e di dubbio gusto; ma nemmeno dei sedicenti conflitti d’interesse, degli episodi di presunta corruzione e di altre faccende, in cui posso solo rilevare che quest’uomo non ha minimamente curato gli aspetti fondamentali del potere. Non ha stabilito relazioni e modalità adeguate per non avere i Servizi sempre alle calcagna (e per conto di chi?). Quanto alla magistratura, ho subito detto, fin da “mani pulite”, che era strumento di precise operazioni politiche, da presentarsi però alle “masse” quali operazioni di giustizia e di difesa della morale; operazioni a senso unico, che perdevano alcuni e mettevano in salvo altri, tenendo conto delle necessità, nate dopo il crollo socialistico, di mettere fine ad un dato regime in Italia con il tentativo di instaurarne un altro molto più servo di precisi ambienti statunitensi, lanciati verso lo sperato e mai conseguito monocentrismo mondiale.
Diverso e ben più marcato deve essere il giudizio politico sul personaggio in oggetto. Partiamo pure da lontano, ma brevemente. Ormai è stato più volte ricordato come egli sia stato chiamato in causa dalla falsa “sinistra” – in realtà, l’insieme di loschi gruppi che hanno dato vita all’“antifascismo del tradimento” (della Resistenza) – per conto della Confindustria agnelliana, nel tentativo di sopperire alle proprie deficienze politiche messe chiaramente in luce dall’operazione di distruzione di Dc e Psi operata per via giudiziaria. Berlusconi ha vissuto di rendita semplicemente rappresentando l’alternativa rispetto all’orrida prospettiva di un regime di simili cialtroni e furfanti, che rappresentano i virus della peggiore infezione da cui il nostro paese sia stato colpito dalla sua nascita, infezione da cui è indispensabile liberarsi con qualsiasi modalità, fosse pure la più atroce e violenta.
Durante il periodo dell’Amministrazione repubblicana negli Usa, il “novello Savoia” ha goduto di una certa libertà d’azione. Gli Usa avevano scelto, per cercare di reimporre il loro completo predominio mondiale, la via dell’intervento militare diretto in date zone. Questo li rendeva sicuri di poter sopportare qualche puntura di spillo “ai lati”. Tanto per fare un esempio, del resto l’unico di una certa rilevanza, erano accettabili alcuni accordi russo-italiani sul gas, di fatto quelli Gazprom-Eni (al fifty-fifty) per il gasdotto Southstream (si ricordi al proposito il viaggio di Putin in Sardegna dell’agosto 2003, che segna l’effettivo inizio del rapporto tra il leader russo e Berlusconi, interessato all’affare personalmente e non certo per afflato nazionalistico), che infastidiva il più difficoltoso progetto del Nabucco patrocinato appunto dagli americani. Quel rapporto italo-russo coinvolgeva anche la Libia di Gheddafi; in ogni caso, aveva probabilmente un qualche significato per certi contatti tra gli Usa e la Russia ritenuti evidentemente utili dai predominanti mondiali.
Ovviamente questo non significa che non si mantenesse pure vivo, pur se in sordina, il conflitto tra i due maggiori paesi; basti pensare alla “dissidenza” (armata) cecena, chiaramente aiutata da oltreatlantico. Dopo il 2006 inizia tuttavia un progressivo ripensamento della strategia americana, che abbandona la speranza di imporre facilmente un suo nuovo predominio monocentrico. L’aggressione georgiana alla Russia (2008) è un importante assaggio di detto mutamento strategico, che si accentua negli anni successivi e prosegue tutt’oggi. A quel punto anche i margini di libertà di Berlusconi sono andati rapidamente restringendosi. Nell’ottobre del 2009 questi si reca in Russia in visita strettamente personale a Putin con al seguito, se ricordo bene, una sola persona. All’incontro, molto riservato (e in una dacia del presidente, in quel momento premier, russo), si aggiunge (ma non subito) Schroeder, presidente del Northstream, gasdotto cui partecipano l’E.on e la Basf assieme alla Gazprom.
La presenza del politico tedesco – che credo però non abbia assistito all’intero incontro – ha fatto parlare di un colloquio riguardante soprattutto questioni relative ai reciproci interessi energetici. Si sarà senz’altro discusso anche di questi, ma in un contesto più vasto, di politica internazionale, cui detti interessi sono strettamente connessi e funzionali. Mi sbaglierò, ma credo che Berlusconi abbia discusso dei cambiamenti intervenuti nell’atteggiamento americano, dei pericoli cui andava incontro, ecc. E abbia perciò fatto presente a Putin che ormai la sua politica doveva cambiare, non poteva evitarlo, anche perché il leader russo non era evidentemente in grado di dargli una mano in Italia con la sua Intelligence. Risulta strano che il cavaliere non si sia comportato di conseguenza una volta tornato in Italia, tanto da farsi sorvegliare dai Servizi per tutto il 2010, mentre continuava nei suoi atteggiamenti fin troppo goderecci. Tutti i capi di Stato e altri rilevanti uomini politici hanno le loro amanti, i loro “puttanai”, ecc., ma sanno bene come premunirsi da scandali e altro. Non così Berlusconi, che ha quindi senz’altro mostrato una leggerezza piuttosto sorprendente e tale da destare molte perplessità in merito.
Non vi è stata però leggerezza nel nascondere tutto ciò che è intercorso, secondo la mia opinione, tra l’allora premier italiano, gli ambienti statunitensi (in specie quelli della nuova Amministrazione presidenziale, conduttrice della nuova strategia diversamente, e più subdolamente, aggressiva) e la nostra presidenza della Repubblica. Il cavaliere è stato reso sempre più malleabile, gli sono stati probabilmente ammanniti molti “consigli utili”. Poiché non esiste mai un’unica mente, e tanto meno un’unica mano, che orienta i diversi eventi, è ovvio che le differenti mosse dei vari protagonisti non sono tutte coerenti (o almeno non lo sembrano a noi poveri disinformati). Nel complesso, la strada da percorrere è stata disegnata con una certa precisione e si sono susseguite le mosse preordinate. E’ altrettanto ovvio che ci sono stati aggiustamenti in corso d’opera, ma tutto sommato a me sembra che quanto si voleva ottenere (dagli ambienti che dettano legge nel nostro paese) sia stato ottenuto. In modo del tutto particolare nei due anni “orribili”, 2011 e 2012. E con la piena e consapevole complicità del “novello Savoia”.
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La “primavera araba”, la costrizione dell’Italia a favorire il (e a partecipare al) massacro della Libia e di Gheddafi, il governo Monti – finto “tecnico”, in realtà addetto a provocare fortissima preoccupazione nella popolazione italiana con i fenomeni di dissesto economico e sociale che continuano tuttora a susseguirsi – le elezioni e tutto ciò che ne è seguito con la prestabilita rielezione del vecchio presdelarep e la nomina del nuovo governo (entrambi a tempo per un periodo di transizione di durata probabilmente già prevista pur se da noi non conosciuta) sono eventi pensati e perseguiti con un certo anticipo; con vari aggiustamenti nel loro farsi, ripeto, ma non semplicemente improvvisati né frutto di sbandamento e del “non sapere cosa e come fare”. Era tutto fin troppo noto a chi manovrava in alto, sopra le nostre teste.
Non tutte le pedine, però, sono andate a disporsi al loro posto giusto; almeno questa è l’impressione che si ricava in questo momento da una serie di “rigurgiti” e di oscillazioni; quanto meno non chiare. Teniamo comunque presente che noi siamo sempre “i disinformati”. Dobbiamo essere soltanto certi che, anche quelli che sembrano più nemici fra loro, si parlano invece, si consultano. Tuttavia, molti sono in difficoltà, rischiano di sparire dalla scena politica o di contare sempre meno in futuro. Di conseguenza, fra nemici si discute, si stabiliscono pure accordi (in segreto), ma nel medesimo tempo si mente, ci si inganna, si tenta di farsi le scarpe reciprocamente. L’unica cosa indubitabile è che quanto vediamo è l’opposto di quanto si svolge realmente dietro le quinte; o almeno è assai diverso. Se ci dicono bianco, dobbiamo sapere che è invece nero o grigio ben scuro.
Ci hanno raccontato che l’Europa unita era il nostro destino e la nostra salvezza. Hanno sostenuto che creare una zona di moneta unica era un toccasana, che l’euro poteva diventare concorrente del dollaro, perfino sostituirlo nei pagamenti internazionali (ad es. per le fonti di energia tradizionali), e via cianciando. Adesso, più o meno gli stessi (o comunque quelli che finora hanno taciuto) ci stonano con gli “alti lai” circa la sbagliata politica di austerità seguita dalla UE (e imposta dai “cattivoni” tedeschi); ci rendono edotti che l’euro è un disastro perché non sono state armonizzate le nostre politiche economiche (di quelle soprattutto monetarie parlano in realtà), perché si sapeva fin dall’inizio che il cambio scelto era favorevole alla Germania del marco ma sfavorevole all’Italia della lira (non si doveva accettare un cambio superiore alle 1200-300 lire, adesso qualcuno afferma!), ecc.
Verrebbe da dire, innanzitutto: potevate romperci i timpani prima con queste litanie lamentose! Adesso arriva anche il premio Nobel Sen [di cui cito un passo significativo del suo elucubrare (i rapporti tra etica ed economia, pensate che “meraviglia”): “I livelli di reddito della popolazione sono importanti, perché ogni livello coincide con una certa possibilità di acquistare beni e servizi e di godere del tenore di vita corrispondente. Tuttavia accade spesso che il livello di reddito non sia un indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine.”] a raccontarci queste “belle novità”. Scordandosi, fra l’altro, che “è membro del Gruppo Spinelli per il rilancio dell’integrazione europea”.
Non dobbiamo invece affatto dire che potevano raccontarcelo prima. Va gridato espressamente in faccia a questi “arruffoni” che sbagliavano prima e sbagliano adesso. Servivano allora e servono adesso ad obnubilare il vero centro della questione, che non è semplicemente la UE (e la Germania in essa), non è esclusivamente questione dell’euro. UE ed euro sono la conseguenza di come hanno agito i paesi europei, soprattutto dopo la fine del mondo bipolare, consegnandosi umilmente e senza più residui – ad es. almeno la ostpolitik di Brandt e Schmidt, certe politiche della Dc e del Psi in Italia, ecc.; oltre al più incisivo gollismo francese – al predomino statunitense. Inutile adesso voler rifondare l’Unione europea, invocare un cambio di politica monetaria da parte della BCE, pretendere un ripensamento dell’euro, ecc. Occorre la nascita – e non utopisticamente in tutta Europa, bensì in alcuni dei paesi della nostra area – di nuovi movimenti forti, anche violenti se necessario, che ci riportino in zona di autonomia e contestazione della supremazia mondiale degli Usa. Altra via non esiste! Il resto sono balle, nuovi imbrogli di gruppi dirigenti economici di tipo “cotoniero”, di politici e “tecnici” soltanto servi dei predominanti statunitensi, come lo erano i “ricardiani” nei confronti dell’Inghilterra nell’800. Cialtroni e basta; nessun credito a simili infidi personaggi, hanno ingannato per decenni e adesso cercano un’altra via per continuare nei loro misfatti politici, economici, intellettuali.
Nessun credito a chi ci racconta di nuove armonizzazioni, di nuovi rifacimenti di “aree integrate” e di altre mascalzonate simili. Semplicemente nuova indipendenza, nuova sovranità, nuovo riprendere in mano i nostri destini, annichilendo tutti i servi che dal 1945 ad oggi si sono andati accumulando nei nostri paesi, ben foraggiati e ingrassati dagli Usa. Sia chiaro, una volta per tutte! Nessun particolare odio nei confronti degli americani; semmai ammirazione perché sanno gestire bene i loro interessi, la loro supremazia. Odio mortale invece verso i servi di casa nostra: quelli che ci hanno rimbambito con i vantaggi dell’unione, della moneta comune. Odio verso quelli che oggi urlano che tutto è stato fatto male. No, mentitori che non siete altro. E’ stato fatto benissimo; proprio per essere servi e godere dei vantaggi che anche i servi hanno fino ad un certo punto. Adesso, i nodi stanno venendo al pettine. Quindi, liberiamoci di questi imbroglioni: industriali, finanzieri, politicanti, intellettuali dei vari rami di servizio: economisti, sociologi, politologi e falsari d’ogni altro genere. Alcuni esibendo il loro ormai azzoppato premio Nobel.