Sempre più imprese nazionali sono pronte a investire nel nucleare. Dopo l’annuncio del ritorno all’atomo si sono moltiplicate le voci delle aziende che dicono “sì” a progetti riguardanti questa fonte energetica. Il “Supply Chain Meeting” , organizzato da Confindustria la scorsa settimana, è stata l’occasione per riunire e confrontare i progetti delle varie realtà imprenditoriali del nostro Paese: si parla di oltre 550 aziende di diverse regioni, dalla Lombardia alla Campania fino all’Abruzzo, per un investimento stimato da Confindustria in circa 30 miliardi (ogni centrale ne costa 5).
Le ultime in ordine di tempo sono le imprese laziali:55 ditte sono interessate al business nucleare, nel momento in cui diventerà operativo il piano nazionale che si svilupperà anche a Montalto di Castro, indicato come probabile sito per una nuova centrale. Insieme a quelle del Lazio, un ruolo non di poco conto sarà giocato dalle imprese lombarde: secondo uno studio di Euroimpresa (agenzia che promuove il Distretto dell’energia dell’ Alto milanese) , diffuso la scorsa settimana, le aziende della Lombardia daranno circa il 70% delle forniture di ogni nuovo impianto realizzato nel nostro Paese. Di oggi è la notizia che, solo in Brianza, ben sette imprese si sono già registrate alla fase di Market survey avviata da Enel.
Non sono mancate, però, le voci di dissenso: nel Lazio, ad esempio, gli ecologisti stanno già alzando le barricate per impedire le centrali sul territorio. Secondo gli ambientalisti il governo deve necessariamente trovare un’intesa con le regioni per l’identificazione dei siti, altrimenti niente impianti.
Non c’è dubbio, tuttavia, che l’iniziativa delle nostre aziende sia un segnale importante, non solo per il consenso verso il nucleare, ma anche per tutta la nostra economia, che ha un’occasione importante per “riprendere fiato” dopo un periodo non certo positivo.