L’interesse dimostrato da Taxidrivers nei confronti del produttore americano Charles Band, degno erede del grande Roger Corman, non è certo una novità, visto che, nell’estate 2009, la rivista dedicò uno speciale monografico – curato da chi scrive – allo sforna-b-movie cui si devono saghe del calibro di Trancers e Puppet master. Non può rappresentare altro che un piacere, quindi, venire a scoprire che la romana Mosaico Media abbia deciso di lanciare in dvd – con una tiratura limitata di 999 copie – quel rarissimo Cinderella nel regno del sesso (1977) rientrante proprio tra i primissimi titoli finanziati dal futuro padrone della Full moon pictures.
Assolutamente da non confondere con Cinderella 2000 (1977) di Al Adamson e diretto dal compianto Michael Pataki, che per Band già aveva firmato l’horror Terrore nel buio (1976), è un colorato delirio su celluloide volto a rileggere in chiave erotica la fiaba di Cenerentola, qui incarnata da una nudissima Cheryl Smith (anch’ella prematuramente scomparsa).
Colorato delirio che, sicuramente influenzato dall’allora appena uscito The rocky horror picture show (1975) di Jim Sharman, sfrutta una trama degna di un fumetto hard anni Settanta tirando in ballo il Ciambellano di corte incaricato di consegnare a tutte le abitanti del regno – con immaginabili conseguenze – gli inviti per la festa del ventunesimo compleanno del principe; mentre la povera protagonista, tormentata dalle sorellastre e succube della matrigna proprio come nella favola di Charles Perrault, trova dalla sua parte l’immancabile fatina: un gay di colore (!!!) che le conferisce tramite bacchetta magica la capacità di particolari prestazioni sessuali. Con molti momenti cantati, abbondanza di corpi femminili senza veli e, ovviamente, l’ironia dominante.
Solo pochi corpi femminili senza veli, invece, fanno la loro apparizione nell’ultima parte di Qualcuno lo chiama amore (1973), altra piacevole riscoperta targata Mosaico che, tratta dal racconto Sleeping beauty di John Collier, porta la firma di James B. Harris, produttore del kubrickiano Rapina a mano armata (1956) e di Black Dahlia (2006) di Brian De Palma.
Ne è protagonista Zalman King – in seguito sceneggiatore di 9 settimane e mezzo (1986) e regista della trilogia Orchidea selvaggia – nei panni di un facoltoso musicista che, acquistata in un Luna Park l’attrazione consistente in una ragazza in coma da otto anni esposta come fenomeno da baraccone, la porta nella sua villa, dove vive con due donne al suo completo servizio; senza immaginare che, un giorno, la femmina – con le fattezze della protagonista di Zombi 2 (1979) Tisa Farrow, sorella di Mia – arrivi improvvisamente a risvegliarsi.
Quindi, una variante della fiaba della bella addormentata che, con un Richard Pryor poco più che esordiente coinvolto nel ruolo del migliore amico del musicista, s’immerge efficacemente in una cupa atmosfera per mostrare la maniera in cui l’uomo, deciso ad assaporare il gusto di una storia sentimentale profonda e sincera mantenendo ingenua e innocente la ragazza, la vede invece cominciare ad entrare nel morboso meccanismo delle relazioni artefatte che regna nella vita.
E concludiamo con l’ultimo erotico recuperato dal dimenticatoio da Mosaico: Gola profonda nera (1976), firmato da Guido Zurli – scomparso autore de Lo strangolatore di Vienna (1971) – sotto pseudonimo Albert Moore.
Nonostante il titolo richiami immediatamente alla memoria il porno-classico Gola profonda (1972) di Gerard Damiano, ci troviamo in realtà dinanzi ad un’operazione che tenta di imitare l’Emanuelle nera (1975) di Bitto Albertini, primo capitolo della popolare serie interpretata da Laura Gemser. Infatti, mentre lì la protagonista era una fotoreporter, qui è una giornalista cui concede anima e corpo la trans Ajita Wilson, la quale, in possesso di scottanti notizie riguardanti i festini a base di droga e minorenni organizzati da un famoso attore per ministri e parlamentari, decide di andare fino in fondo alla faccenda, sebbene il direttore della testata le abbia affidato un altro incarico. Tra l’altro, mentre all’impresa prende parte anche una collega interpretata dalla formosa Patrizia”Malabimba”Webley, scopriamo che la donna è spesso preda di attacchi di ninfomania dovuti ad un violento trauma subito da bambina. Quindi, i momenti di sesso si sprecano… ma soft e non hard, e, soprattutto, saffico.
Francesco Lomuscio