Guardando alle carte d’identità non possiamo certo dire che un ciclo di atlete che vanno dal 1984 al 1982 siano atlete ormai vecchie. Ma sportivamente parlando è una gran bella cosa che, tra le nuove leve, arrivi ogni tanto non solo chi dimostra un bel potenziale, ma anche chi dimostra un colpo di pedale che quando si mostra fa male. Questa è la caratteristica più interessante di Elisa Longo Borghini: quando schiaccia sui pedali lo fa per scappar via e non per vedere cosa succede. Figlia d’arte dal punto di vista sportivo, il fratello è Paolo ciclista Cannondale e la mamma è la mitica Guidina Dal Sasso, Elisa non è cosa nuova per chi segue un pelo di ciclismo rosa. Lanciata da Salvoldi (tanto per cambiare) ai Mondiali 2012 come atleta di punta nella prova in linea vinse il bronzo. Ma la ragazza arrivava già da critiche dannatamente buone fin dal 2011, e all’ultimo Giro ha portato a casa la maglia bianca di miglior giovane (a proposito: il prossimo Giro-Donne partirà dalla Puglia). Quello che finalmente diventa cosa concreta è la vittoria di un’italiana in una prova internazionale – anche se la Bronzini arrivava fresca dalla vittoria di Camin, gara internazionale si ma non così ‘storica’…– e s’intravede la possibilità di avere a disposizione una ciclista buona per le giornate da Nord. Purtroppo gli anni passano e da tempo ci manca una ciclista da gare di un giorno, cosa che sfiora l’assurdo pensando ai Mondiali vinti in questi anni. Ma quando si è vinto ci sono state situazioni di cosa esaltate nella collaborazione di squadra, cosa ben diversa da un’atleta come la Longo Borghini che si è sfilata di ruota le altre compagne di ventura e se n’è andata al traguardo per i fatti suoi come nella gara Lombarda. Piemontese, classe 1991, senza dimenticare le nostre ‘vecchie’ ragazze – che potranno darci ancora tanto – Elisa Longo Borghini rappresenta con la Scandolara e la Ratto (nella foto: Giada Borgato) il nostro nuovo che avanza e sperando che adesso non carichino questa benedetta ragazza di speranze a ogni corsa – e così le altre – è anche giusto così. W la Guderzo.
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Guardando alle carte d’identità non possiamo certo dire che un ciclo di atlete che vanno dal 1984 al 1982 siano atlete ormai vecchie. Ma sportivamente parlando è una gran bella cosa che, tra le nuove leve, arrivi ogni tanto non solo chi dimostra un bel potenziale, ma anche chi dimostra un colpo di pedale che quando si mostra fa male. Questa è la caratteristica più interessante di Elisa Longo Borghini: quando schiaccia sui pedali lo fa per scappar via e non per vedere cosa succede. Figlia d’arte dal punto di vista sportivo, il fratello è Paolo ciclista Cannondale e la mamma è la mitica Guidina Dal Sasso, Elisa non è cosa nuova per chi segue un pelo di ciclismo rosa. Lanciata da Salvoldi (tanto per cambiare) ai Mondiali 2012 come atleta di punta nella prova in linea vinse il bronzo. Ma la ragazza arrivava già da critiche dannatamente buone fin dal 2011, e all’ultimo Giro ha portato a casa la maglia bianca di miglior giovane (a proposito: il prossimo Giro-Donne partirà dalla Puglia). Quello che finalmente diventa cosa concreta è la vittoria di un’italiana in una prova internazionale – anche se la Bronzini arrivava fresca dalla vittoria di Camin, gara internazionale si ma non così ‘storica’…– e s’intravede la possibilità di avere a disposizione una ciclista buona per le giornate da Nord. Purtroppo gli anni passano e da tempo ci manca una ciclista da gare di un giorno, cosa che sfiora l’assurdo pensando ai Mondiali vinti in questi anni. Ma quando si è vinto ci sono state situazioni di cosa esaltate nella collaborazione di squadra, cosa ben diversa da un’atleta come la Longo Borghini che si è sfilata di ruota le altre compagne di ventura e se n’è andata al traguardo per i fatti suoi come nella gara Lombarda. Piemontese, classe 1991, senza dimenticare le nostre ‘vecchie’ ragazze – che potranno darci ancora tanto – Elisa Longo Borghini rappresenta con la Scandolara e la Ratto (nella foto: Giada Borgato) il nostro nuovo che avanza e sperando che adesso non carichino questa benedetta ragazza di speranze a ogni corsa – e così le altre – è anche giusto così. W la Guderzo.
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