Francesco Brunello Zanitti, che dal 2011 opera all’interno dell’IsAG, lo scorso mese di settembre è stato nominato Direttore Scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG). Subentra dunque a Daniele Scalea, che deteneva l’interim di quella carica. Il Dott. Brunello Zanitti mantiene inoltre il ruolo di Direttore del programma di ricerca “Asia Meridionale”.
Ventotto anni, dottore magistrale in Storia contemporanea (Università di Trieste) e attualmente dottorando di ricerca in Storia presso lo University College of Arts and Social Sciences della Osmania University di Hyderabad, India, Francesco Brunello Zanitti è autore di Progetti di egemonia, libro del 2011. Suoi articoli sono inoltre apparsi su “International Journal of Contemporary Issues” e “Asia Times Online”.
L’abbiamo intervistato per scoprire di più del futuro lavoro dell’IsAG.
Quali indirizzi conta di dare all’attività scientifica dell’IsAG, che si trova ora a dirigere?
In linea di massima gli ambiti che saranno presi in considerazione si collegheranno a un contesto internazionale in costante e rapido mutamento, nel quale l’Italia, assieme all’Europa, dovrà dimostrare di essere in grado di adottare una strategia adeguata per fronteggiare le variegate sfide. Le parole chiave saranno: integrazione regionale, multipolarismo, energia, cambiamenti climatici.
Un primo indirizzo di ricerca, comune ai diversi programmi, riguarderà i rapporti multisettoriali tra l’Italia e i paesi di riferimento delle diverse aree geografiche seguite dai nostri gruppi di ricerca, in modo tale da offrire un quadro della situazione generale della strategia italiana in politica estera.
Un secondo punto fermo sarà focalizzato sui processi d’integrazione regionale in atto nei diversi continenti, un aspetto di rilievo che offre molteplici opportunità per i diversi attori coinvolti. Si possono fornire alcuni esempi: Unione Eurasiatica, OCS, ASEAN, Est Asia Summit, TTP, UNASUR e diversi altri casi. In questo contesto sarà necessario soffermarsi anche su uno dei primi esperimenti di cooperazione economica e integrazione su base regionale, ossia quello europeo, per comprendere le sfide future e le reali possibilità di una maggiore unità di carattere politico.
L’attuale fase di transizione da un contesto unipolare a uno di tipo multipolare ha ricevuto ulteriori conferme da recenti eventi di carattere politico ed economico. Il tradizionale dominio occidentale, sorto a partire dal XVI secolo, è sempre più sfidato da altri centri di potere. Sarà necessario comprendere quali potranno essere le tappe successive di questo fenomeno, gli ostacoli alla sua completa realizzazione e le conseguenze per i diversi protagonisti maggiormente interessati. In questo quadro bisogna però tenere presente la continua egemonia statunitense e occidentale in generale, in particolare dal punto di vista militare.
Infine, particolare attenzione sarà rivolta a due possibili nuovi centri di potere emergenti: ossia l’Asia e l’America Latina, tematiche che l’IsAG ha già approfondito o è in procinto d’analizzare anche attraverso la rivista “Geopolitica”.
L’Asia riceve sempre più attenzione in rapporto al definirsi dei futuri assetti globali…
Un tema importante sarà infatti il nuovo ruolo che il continente asiatico potrebbe assumere nei prossimi anni, grazie soprattutto all’ascesa della Cina, alla quale gli Stati Uniti hanno risposto mediante un nuovo interesse strategico nei confronti dell’Asia-Pacifico. Qui si giocheranno i rapporti futuri inerenti il triangolo Cina-Stati Uniti-Russia con la possibile inclusione di altri attori interessati alla strategia di riequilibrio (India, Giappone, Corea del Sud, Australia, paesi dell’ASEAN). In questo caso sarà necessario comprendere quali siano le prospettive future della Cina, ma anche dei paesi dello stesso continente interessati negli ultimi anni da una considerevole crescita economica (India, Vietnam, Indonesia, Malesia, Thailandia), così come quelle degli Stati che presentano una situazione interna già consolidata (Giappone, Corea del Sud, Singapore).
Al pari dell’Asia sarà da confermare l’attenzione nei confronti dell’America Latina: quale ruolo potrà avere il continente nel nuovo contesto multipolare? Quali gli obiettivi del Brasile, potenziale polo emergente?
L’Italia deve essere pronta alle novità che si presenteranno nei prossimi decenni in queste due aree, zone tra le più dinamiche a livello mondiale. Allo stesso tempo sarà però necessario considerare con attenzione i limiti del cosiddetto “Secolo Asiatico” o del nuovo ruolo dell’America Latina, viste le perduranti e molteplici sfide interne (di carattere politico, economico e sociale) che caratterizzano i diversi paesi di questi due estesi continenti.
Un’altra area di tradizionale interesse per l’Italia è il Mediterraneo. Come contate di trattarlo?
Per quanto riguarda l’area del Mediterraneo e del Vicino Oriente si dovranno tenere in considerazione gli sviluppi futuri dopo due anni di importanti sconvolgimenti politici. Si può affermare che siamo in una fase di passaggio, nella quale l’area si trasfomerà in una zona periferica rispetto agli interessi globali e caratterizzata da un perdurante caos, situazione allarmante per la vicinanza dell’Italia. Collegato al contesto vicino-orientale altre tematiche da affrontare saranno le dinamiche connesse allo scontro sunniti/sciiti che coinvolgono diversi paesi; la crisi dell’islamismo politico moderato e l’ascesa del radicalismo islamico (solitamente collegato al wahhabismo) in Vicino Oriente, Asia Centrale e Meridionale; nonché il ruolo strategico dell’Iran, i suoi collegamenti con Russia e Cina, così come le potenzialità delle nuove prospettive di mediazione. In questo contesto potrebbe entrare in gioco non solo il recente caso siriano, ma anche le future prospettive legate all’Afghanistan, visto il ritiro del contingente internazionale a partire dal 2014 e il ruolo di altri attori regionali nel favorire la stabilizzazione del paese.
Collegato a ciò, sarà da tenere in debita considerazione una prospettiva connessa alla futura ricerca di risorse energetiche. Un comune tratto dei programmi di ricerca dell’IsAG sarà l’analisi delle prospettive offerte da forme alternative di ricerca d’energia, avendo sempre come quadro di riferimento lo studio generalizzato della competizione per il controllo delle risorse naturali. In questo senso, oltre alla competizione in corso ad esempio in Africa, saranno da prendere in esame le dinamiche in atto nell’Artico.
Negli ultimi tempi anche l’acqua è divenuta strategica.
Un ulteriore aspetto della competizione in corso per le risorse naturali riguarda i possibili focolai di tensione connessi al controllo delle risorse idriche in diverse aree del globo. Come esempio, ma ce ne sono tanti altri, si può pensare al caso della Cina e dell’India, oppure agli attriti di quest’ultima con Pakistan e Bangladesh, paesi con un elevato numero di abitanti e con ingenti problematiche connesse al controllo di queste vitali risorse. Quest’ultimo caso comporta ulteriori collegamenti: ossia i già citati potenziali limiti dei paesi emergenti e le loro sfide di carattero interno, e l’analisi dei variegati problemi climatici che possono comportare ulteriori sfide di carattere politico.