Perotti veste ancora rossoblù, contro ogni pronostico
Il Genoa riparte dai suoi "magnifici dieci... più uno", e vediamo se qualche opinionista a corto di idee avrà ancora l'ardire di parlare di squadra smontata e rivoltata come un calzino. Andiamo con ordine: per il Grifone è stata un'estate tutto sommato tranquilla, più di quanto si potesse prevedere, viste le tempestose premesse. Ma l'orrendo pasticcio della mancata licenza Uefa è passato presto in cavalleria: i media locali, tradizionalmente agguerriti contro la società di Preziosi, non hanno rigirato più di tanto il coltello nella piaga (sono alle prese con ben più gravi problemi, come la chiusura di testate storiche), e i tifosi rossoblù hanno mandato giù il boccone amaro con imprevedibile velocità. CONSOLAZIONE... - Certo, un ruolo importante in tale, rapida "digestione" l'ha avuto la... campagna - lampo europea della Sampdoria, ossia della squadra che era andata a sostituire il Genoa nei preliminari di Europa League pur non avendone conquistato il diritto sul campo (e attraverso un'ammissione che desta ancora perplessità, vista la discutibilissima interpretazione del vecchio illecito del 2011 per il quale il club blucerchiato patteggiò un punto di penalizzazione): uscita disastrosamente dalla competizione, con un rovescio interno che ha messo in imbarazzo il calcio italiano (oltre a danneggiarlo fortemente in chiave ranking), ha così "sanato" fulmineamente una situazione che avrebbe senz'altro provocato qualche mal di stomaco di troppo, in Gradinata Nord e dintorni, se si fosse prolungata. LUCIDA GESTIONE SOCIETARIA - Ben più dei rovesci dei cugini doriani, tuttavia, a raffreddare eventuali bollenti spiriti nell'ambiente genoano ha contribuito l'atteggiamento del patron: la sua immediata assunzione di responsabilità per il mancato accesso alla seconda competizione continentale (anche se non è stato chiarito fino in fondo il motivo del diniego Uefa), le rassicurazioni giunte da più parti sullo stato di salute finanziario del club (con immissione di denaro fresco da parte del Joker), e soprattutto una campagna di mercato accettabilissima, sia nei sacrifici sia nelle novità. La stagione 2014/15 del Genoa, esaltante in toto, era stata impreziosita in particolare dal luccichìo di quattro gioielli: Perin, Bertolacci, Perotti e Iago Falque. Trattenerli tutti sarebbe stata pura utopia per chiunque, non solo per la squadra più antica d'Italia; tre su quattro sarebbe stato un successone; due su quattro un bilancio nel complesso positivo. Ebbene, si è concretizzata la terza ipotesi: il futuro portiere della Nazionale azzurra difenderà anche quest'anno i pali del Grifo, una volta ripresosi dall'infortunio; ma soprattutto, con grande sorpresa di stampa e tifoseria, Don Diego è rimasto in Liguria, ed è forse "l'acquisto" più importante, perché un Genoa senza Perotti sarebbe stato un Genoa da salvezza tranquilla ma senza squilli, un Genoa con Perotti, con le invenzioni, le giocate, le sollecitazioni alla manovra offensiva dell'argentino, è un team capace di ritentare la scalata europea, anche se, obiettivamente, con assai meno chances del torneo passato, visto il poderoso rinforzamento di molte grandi in crisi e le perdite di Bertolacci e Falque, buchi non facili da colmare (più agevole dovrebbe essere porre rimedio all'addio di Kucka, comunque da non sottovalutare). GRUPPO STORICO - Ma c'è uno zoccolo duro. I magnifici dieci, si diceva all'inizio. Gasperini (altra conferma fondamentale, se non la più importante) potrà costruire una nuova, funzionale macchina da football attorno a certezze acquisite: dalla difesa in su, ecco Perin, Burdisso, De Maio, Izzo, Marchese, Rincon, Tino Costa, Laxalt, Perotti e Pavoletti. E poi un undicesimo, che in realtà sarebbe... un dodicesimo, ossia Lamanna, un lusso autentico come portiere di riserva. Con diverse gradazioni, sono tutti elementi che offrono ampie garanzie; in particolare, l'asse centrale Rincon - Costa è, sulla carta, uno dei migliori schierati dal Grifone dai tempi di Thiago Motta e Milanetto: i due offriranno alla causa muscoli, corsa, fosforo e precisione. Izzo è uno dei difensori più promettenti del vivaio nostrano, particolarmente asfittico nel ruolo specifico, per De Maio Preziosi ha resistito a continui assalti di pretendenti di alto livello, Pavoletti ha finito alla grande a maggio e ricominciato sulla stessa lunghezza d'onda, prima che un infortunio lo togliesse di mezzo col Verona (ma la pausa per la Nazionale dovrebbe consentirgli un tranquillo recupero). LE SOLITE INCOGNITE DALL'ESTERO - Certo, il viavai non è mancato neanche quest'anno, ma molte altre compagini di Serie A hanno cambiato radicalmente volto: la differenza è che, per un motivo o per l'altro, è sempre e solo il Genoa a finire sotto i riflettori. Poiché i nuovi arrivi sono quasi tutti stranieri di scarsa fama, perlomeno dalle nostre parti, va da sé che stiamo parlando di incognite autentiche: quanto valgono davvero, e che apporto forniranno i vari Diogo Figueiras, Cissokho, Gakpè, Ntcham, Lazovic, Capel e Ansaldi, l'ultimo ad aggregarsi al gruppo? Soprattutto Figueiras e Ansaldi sono calciatori di valore già certificato, ma l'impatto col campionato italiano continua ad essere difficile per molti "insospettabili", anche in tempi di scadimento qualitativo del nostro movimento (qui a Genova si ricorda bene il buco nell'acqua di un presunto top player come Miguel Veloso, per dire, e l'anno scorso Lestienne, atteso come un campioncino in pectore, ha largamente tradito le attese).
Stessi discorsi, a ben vedere, fatti gli anni scorsi per tante altre misteriose figure di fuorivia, in primis proprio Falque, rivelatosi poi un autentico "craque". Non sempre le ciambelle del mercato riescono col buco, ma se anche solo un paio dei sopra citati esplodesse, allora il Grifone vedrebbe ulteriormente incrementato il proprio potenziale tecnico. Gakpè (gol all'Hellas) e Ntcham (gran dinamismo e presenza costante nel vivo del gioco) hanno iniziato bene, ma la strada è ancora lunga. L'incognita più indecifrabile è casomai una vecchia conoscenza del nostro calcio, Goran Pandev, che sta pagando, e non poteva essere altrimenti, le scorie di una stagione in cui non ha visto molto il campo. Stesso discorso per Dzemaili, che se non è troppo logoro dovrebbe rappresentare il classico usato sicuro. E L'ITALIA? - Il buco nero di questa sessione del mercato, anche se sono fra i pochi a sottolinearlo, è il pressoché totale abbandono della "linea azzurra": ha infatti preso forma un Genoa sempre più in versione multinazionale, come purtroppo la grande maggioranza dei nostri club di massima divisione, laddove appena dodici mesi fa si era riusciti a mantenere in rosa un consistente "prodotto indigeno": Perin, Izzo, Marchese, Antonelli, Bertolacci, Sturaro, Mandragora, Matri... Oggi, la rappresentanza italiana è ridotta davvero ai minimi termini, una scelta ineccepibile sul piano regolamentare, ma inaccettabile su quello "culturale". Il Grifo, assieme al Sassuolo e a pochi altri, era stato fino a ieri uno dei sodalizi capaci di resistere a questa massiccia esterofilia che, se prolungata, porterà rapidamente alla decadenza irrimediabile della scuola calcistica nostrana: il fatto che sia uscito da questo ristretto "club tricolore" mette tristezza, ma mi rendo conto di essere quasi solo in questa battaglia... donchisciottesca.