Ma secondo me la trovata geniale sta nell’accostamento tra l’antico e il moderno, sta nel trovare il nesso tra oggetti preistorici e allestimenti di arte contemporanea, tra il particolare e l’universale, come sottolineavo anche in un articolo di qualche mese fa.
Un esempio è rappresentato da una nuova esposizione che si concentra sul periodo bizantino: una sinagoga, una chiesa e la nicchia per la preghiera di una moschea; strutture contemporanee, ognuna con la propria peculiarità, ma anche con caratteristiche comuni. Si passa poi da una provocatoria scultura contemporanea di un nudo africano, a una mostra di sarcofagi cananei, per arrivare al pezzo più antico, che è rappresentato da un paio di corna di una animale preistorico risalenti a un milione di anni fa; ma abbiamo anche delle tazze rituali intagliate, poste accanto ai Rotoli del Mar Morto, che in qualche modo evocano lo scultore Brancusi. Non mancano infine opere di Rodin, Picasso e Henry Moore, che il direttore del museo, James Snyder, ha pazientemente raccolto nei suoi 13 anni di lavoro.
Ma un segnale importante Snyder lo ha dato inserendo per la prima volta un arabo-israeliano nel comitato esecutivo del gruppo “Amici del museo d’Israele” , promuovendo progetti educativi nelle scuole arabe di Gerusalemme est tra cui sponsarizzare un progetto di scultura ebraico-araba tra i giovani di Umm al Fahm, una delle più grandi città arabe di Israele. Ha inoltre programmato un progetto simile per il prossimo anno a Nazareth.