Si dice che l'atteggiamento crei la realtà e anche che le abitudini, se perpretate per parecchio tempo, finiscano per diventare consuetudine e a condizionare non solo i comportamenti dell'individuo ma, anche, le sue risposte biologiche: nel caso in questione, piuttosto grave, si parla di amnesia digitale.
Il nostro cervello, contrariamente a quanto si pensa sbagliando, è un organo in continua evoluzione. Lo possiamo pensare come a un contenitore di algoritmi predittivi che impara costantemente dalla realtà e soprattutto dal modo in cui noi lo usiamo. Quest'ultimo punto ricopre un'importanza cruciale nel sorgere di numerosi disturbi nati dalle abitudini connesse con la fruizione della tecnologia come appunto l' amnesia digitale, un disturbo della memoria correlato con l'uso di internet e degli smartphone.
La possibilità, infatti, di accedere immediatamente alla rete tramite lo smartphone può provocare un difetto di memoria che non aggancia gli argomenti della ricerca alle categorie di catalogazione cosicchè ci si è scordati quello che si è appena cercato dopo qualche minuto: questo fenomeno è stato definito amnesia digitale.
L'azienda Kaspersky ha fatto uno studio serio e approfondito riguardo all' amnesia digitale portando alla luce dei dati piuttosto preoccupanti il più esplicativo dei quali dice che su 6000 intervistati ben il 24% aveva riscontrato la perdita di memoria dopo pochi minuti dall'aver effettuato la ricerca.
Insomma non c'è certamente da stare allegri ma non dobbiamo demonizzare. Se infatti conduciamo uno stile di vita che alterni momenti "tecnologici" a momenti "stimolanti" come la lettura di un buon libro, l'ascolto di musica o la visione di un film allora riusciamo a fruire dei vantaggi della tecnologia evitandone i problemi di assuefazione come l' amnesia digitale.