Oggi la crisi asiatica è un ricordo lontano e a Saigon si ritorna a respirare un’atmosfera eccitata. Il Vietnam è inondato dagli investimenti stranieri. Non sono solo gli occidentali ad averlo scoperto come nuova frontiera della globalizzazione. Anche le grandi imprese cinesi del tessile-abbigliamento e del calzaturiero delocalizzano qui. La Cina, di fronte alle tensioni protezionistiche con l’Europa e l’America, impara a diversificare il rischio. Produrre con l’etichetta “made in Vietnam” consente di aggirare dazi e barriere, oltre a profittare di costi ancora più bassi di quelli cinesi: il salario minimo in Vietnam è di 65 $ al mese. Il boom che rilancia Saigon città dai facili costumi calpesta i sogni di chi aveva creduto di costruire un paese diverso. Tra coloro che non si lasciano travolgere dalla nuova febbre dell’oro c’é la scrittrice Pham Thi Hoai. Nel romanzo “il messaggero celeste” ha scritto le parole più amare sul Vietnam di oggi :
Due grandi guerre sono passate; le medaglie luccicano soltanto durante le cerimonie, gli eventi straordinari sono ridotti in formato diciannove per ventuno nelle biblioteche pubbliche. Le grandi imprese… La gente comincia solo ora a trovare gli spazi per rileggerle e il desiderio di compierne delle nuove è seriamente compromesso a causa del dubbio, quando non cade in uno spazio desolato, scosso soltanto dallo sforzo vano di qualche persona di buona volontà. Né gli slogan e la violenza, né i gesti folli possono risvegliare quel desiderio. E così, le grandi imprese vengono sostituite da piaceri fittizi e soprattutto dal denaro che ha l’illuminato potere di procurarli. Guardiamoci attorno: la gente ruota vertiginosamente attorno all’asse del denaro, i più forti riescono a rimanervi attaccati, i deboli vengono scagliati lontano; è la legge della selezione naturale”.