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Il nuovo Vietnam ha già perdonato e dimenticato

Creato il 01 settembre 2013 da Bruno Carenini @bcarenini

McDonlads-Vietnam

Oggi la crisi asiatica è un ricordo lontano e a Saigon si ritorna a respirare un’atmosfera eccitata. Il Vietnam è inondato dagli investimenti stranieri. Non sono solo gli occidentali ad averlo scoperto come nuova frontiera della globalizzazione. Anche le grandi imprese cinesi del tessile-abbigliamento e del calzaturiero delocalizzano qui. La Cina, di fronte alle tensioni protezionistiche con l’Europa e l’America, impara a diversificare il rischio. Produrre con l’etichetta “made in Vietnam” consente di aggirare dazi e barriere, oltre a profittare di costi ancora più bassi di quelli cinesi: il salario minimo in Vietnam è di 65 $ al mese. Il boom che rilancia Saigon città dai facili costumi calpesta i sogni di chi aveva creduto di costruire un paese diverso. Tra coloro che non si lasciano travolgere dalla nuova febbre dell’oro c’é la scrittrice Pham Thi Hoai. Nel romanzo “il messaggero celeste” ha scritto le parole più amare sul Vietnam di oggi :

Due grandi guerre sono passate; le medaglie luccicano soltanto durante le cerimonie, gli eventi straordinari sono ridotti in formato diciannove per ventuno nelle biblioteche pubbliche. Le grandi imprese… La gente comincia solo ora a trovare gli spazi per rileggerle e il desiderio di compierne delle nuove è seriamente compromesso a causa del dubbio, quando non cade in uno spazio desolato, scosso soltanto dallo sforzo vano di qualche persona di buona volontà. Né gli slogan e la violenza, né i gesti folli possono risvegliare quel desiderio. E così, le grandi imprese vengono sostituite da piaceri fittizi e soprattutto dal denaro che ha l’illuminato potere di procurarli. Guardiamoci attorno: la gente ruota vertiginosamente attorno all’asse del denaro, i più forti riescono a rimanervi attaccati, i deboli vengono scagliati lontano; è la legge della selezione naturale”.

A Saigon il mio accompagnatore Ha Xuan Loi, ha trent’anni, parla quattro lingue, ha un’intelligenza vivace ed ironica, oltre a una memoria che gli consente di recitare d’un fiato le formazioni complete e i marcatori della nazionale italiana di calcio negli ultimi quattro mondiali. Con i suoi 100 $ al mese di stipendio da impiegato, confessa, ha potuto permettersi di affittare solo “un loculo di 13 metri quadrati a venti km dal centro”. Sposarsi non gli sarà facile. Lamenta il fatto che “gli ospedali e le scuole non sono più gratis da un pezzo, e ogni anno che passa diventano più cari”. Come in Cina, anche in Vietnam l’abbandono del socialismo egualitario ha sprigionato energie eccezionali, ha consentito lo sviluppo economico e la diffusione del benessere, ma al prezzo di acute diseguaglianze sociali. Gli estremi della ricchezza e della povertà convivono alla periferia di Saigon. Da una parte sorgono ville nuove fiammanti da un milione di dollari. Lì vicino un esercito di vecchiette lavano nel fiume i sacchetti di cellophane raccolti nell’immondizia, per riutilizzarli: per loro anche quelle plastiche sono un bene prezioso, non si butta via.

Con la nuova ricchezza è esplosa la corruzione, diffusa a tali livelli da esasperare perfino un popolo abituato ai soprusi della nomenklatura comunista. Il governo lo ammette, a ogni assemblea del partito si levano alte grida contro le ruberie dei funzionari pubblici. Uno scandalo recente ha avuto per protagonista un intero ministero, quello che gestisce gli aiuti internazionali e gran parte dei lavori pubblici. I fondi stranieri venivano smistati nelle tasche di vari ministri, fra cui quello dei Trasporti, i quali li usavano per piazzare scommesse sui campionati di calcio stranieri. Sette milioni di dollari sono spariti dalle casse dello Stato in questo modo. In una sola scommessa su una partita tra Manchester United e Arsenal in Inghilterra, un ministro vietnamita ha puntato e perso 320.000 dollari. Per tentare di scuotere una classe dirigente abituata all’impunità è sceso in campo l’ultimo eroe nazionale ancora in vita, il leggendario generale VO Nguyen Giap. Giap, oggi novantottenne, ha dichiarato che ” il partito è diventato uno scudo dietro cui si proteggono dirigenti corrotti”. Gli ha fatto eco al congresso comunista il segretario generale del partito Nong Duc Manh : “Tra i quadri e i funzionari pubblici c’è un grave degrado di ideologia politica, di qualità morale, di stile di vita; dilagano l’opportunismo, l’individualismo, la corruzione e lo spreco”.  (Pare la radiografia del nostro sistema politico e pubblico n.d.r).

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