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Il Nuraghe fortezza...un insulto all'intelligenza dei nuragici.
Creato il 12 dicembre 2013 da Pierluigimontalbanodi Massimo Pittau
Avrei voluto intitolare l'articolo “i nuragici non erano imbecilli”, per dimostrare che si ha il dovere di respingere quell’inquadramento dato dagli accademici dell'archeologia dal quale viene fuori che questo popolo era formato soprattutto da guerrieri che vivevano nelle fortezze nuragiche.
Chi per primo diede fuoco alle polveri in questa battaglia è stato l’Onorevole Michele Columbu, personaggio di spicco della politica isolana. Nel 1966 a Cagliari tenne una conversazione intitolata “i nuraghe non erano fortezze”. Era presente il Prof. Carlo Maxia che si fece immediatamente promotore della divulgazione di questa teoria. Negli anni 70 visitammo il nuraghe di Silanus e il Prof. Maxia affermò che all’interno delle strutture non era possibile abitare, pena ammalarsi di artrosi e artrite. Evidentemente la funzione era ben altra. Uno storico ha il dovere di chiedersi l’origine di certi errori ma 3 avvenimenti convinsero gli archeologi a sposare questa tesi di nuraghe-fortezza:
1) Il confronto con le torri saracene
2) L’epopea della Brigata Sassari
3) L’avvento del fascismo e la convinzione di bellicosità.
Veniamo al primo punto: le torri saracene hanno l’ingresso sopraelevato di circa 15 metri, mentre i nuraghe hanno l’ingresso al pianterreno. Nei pressi dei nuraghi è facile accendere un fuoco e convincere i difensori ad arrendersi perché altrimenti sarebbero bruciati o asfissiati dal fumo. Inoltre le torri saracene avevano la funzione di avvistare le navi piratesche, e lo fecero per 1000 anni, dal 750 d.C. fino al 1830 d.C., quando Carlo X occupò l’Algeria. I pirati incendiavano, rapivano, derubavano e occorreva difendersi. Il nuraghe è diffuso in tutta la Sardegna e non solo sulle coste, quindi la teoria non regge. Troppo complesso e costoso tenere in piedi un sistema di torri di segnalazione.
I nuragici non erano imbecilli, infatti utilizzavano un sistema di comunicazione semplice e perfetto: c’erano i cani e sappiamo bene che quando uno di essi inizia ad abbaiare viene immediatamente seguito da tutti gli altri. I pastori hanno anche un modo di sorvegliare particolare: stanno in disparte, così da non essere visti mentre badano alle pecore. Poteva intervenire senza essere visto, sorprendendo i malcapitati. Se i nuraghi fossero state torri di avvistamento non avrebbero assolto a questa tecnica dettata dal buon senso perché i nemici si sarebbero nascosti nelle vicinanze per sorprendere i nuragici.
Il secondo evento storico è l’epopea della Brigata Sassari, in cui i sardi si sono riconosciuti ma dobbiamo ricordare che i sardi sono stati usati come carne da cannone. Vi invito a visitare qualunque cimitero di qualsiasi paesino…troverete lapidi di guerra che testimoniano le migliaia di vittime di guerra. Questo rappresenta un vero esempio di imbecillaggine da parte dei sardi per il modo in cui si sono fatti usare. Le imprese più pazze erano affidate ai sardi. Da allora abbiamo avuto addosso questa cappa di grandi guerrieri, eroi che andavano ad affiancare gli antichi eroi delle torri nuragiche sarde.
Il terzo punto da affrontare è quello del dramma dell’epoca fascista che ha dato una parola d’ordine: credere, ubbidire, combattere. In questo clima di nazione bellicosa i più forti guerrieri erano i sardi. Eravamo temuti e rispettati dalle altre regioni perché eravamo gli eredi degli eroi della gloriosa Brigata Sassari.
Gli archeologi sardi hanno, inoltre, un grande problema: non leggono, o non memorizzano ciò che leggono. Sabatino Moscati scrisse: l’ultimo strumento che debbono usare gli archeologi è il piccone. Costituiva un vero invito a leggere ciò che gli studiosi precedenti avevano scritto. Esemplare il caso di Lamarmora che visitò la Sardegna palmo a palmo per fare la carta geografica scientifica. Ebbe l’opportunità di visitare i nuraghe in uno stato decisamente migliore di quello odierno. Inoltre non era ancora avvenuto lo scempio della famigerata “legge delle chiudende” con la quale alcuni individui si appropriarono dei terreni comunali e smontarono i nuraghe per realizzare i muri di divisione. Non era neppure iniziata la grande stagione delle ferrovie per la quale molti nuraghe vennero riutilizzati dai costruttori come pietrame per ghiaia. Anche le strade sarde sono state preparate con la ghiaia proveniente dalla frantumazione delle pietre nuragiche. Lamarmora era un alto ufficiale dell’esercito e conosceva bene gli edifici militari ed escluse categoricamente che si trattava di fortezze. Se i nostri archeologi avessero letto quegli scritti avrebbero certamente escluso la funzione militare dei siti.
Un’altra inesattezza degli accademici è costituita dal nome delle custodie dei pugnali…chiamati ancora oggi “faretrine”. In Italiano si chiamano guaine o foderi mentre le faretrine sono le custodie delle frecce.
Nei vari convegni di archeologi non si parla mai della funzione primaria dei nuraghe. Si afferma che erano edifici per il controllo continuato del territorio, con tanto di guarnigione sempre presente. Supponiamo che ci siano 7.000 nuraghe e per ognuno siano necessari 12 guerrieri (per fare almeno un cambio turno), si arriva a oltre 80.000 uomini in servizio permanente effettivo, forse solo gli USA o la Cina dispongono di un simile esercito. E chi li riforniva? E i vecchi e bambini e le donne?
Dobbiamo distinguere i nuraghe semplici da quelli complessi. Gli archeologi si sono fatti condizionare dai grandi nuraghe complessi (che sono pochissimi) e hanno concluso che visto che Barumini è una grande fortezza, anche gli altri 7000 erano fortezze. Si doveva ragionare al contrario: siccome i piccoli nuraghe non sono fortezze…neanche i grandi complessi lo erano.
Alcuni nuraghe, come ad esempio quello di Armungia e quello di Goni, non hanno la scala. Eventuali guerrieri, una volta dentro, non avrebbero avuto la possibilità di salire al piano superiore. Sarebbero stati prigionieri degli assalitori.
Se a Barumini ci fossero stati 200 soldati dovremmo aggiungere donne, vecchi e bambini, perché non è pensabile che la famiglia del capo vivesse nella reggia mentre il popolo era costretto a rimanere nelle pinnettas intorno al nuraghe. Che senso ha questa sproporzione fra la reggia e le pinnettas?
Parliamo della garitta. A destra degli ingressi ci sono le guardiole per i soldati destinati alla funzione di sorveglianti. Questa sistema difensivo era di una sottigliezza incredibile: funzionava al massimo due volte perché il primo nemico entrava e veniva ucciso, il secondo seguiva la stessa sorte ma il terzo certamente non entrava! Ma visto che tutti i nuraghe erano muniti di garitta i nemici ne erano a conoscenza…e quindi? Si immolavano per la gloria? Che dire poi del fatto che queste nicchie sono a destra? Si potrebbe rispondere che visto che lo scudo veniva imbracciato con la sinistra era più facile uccidere l’invasore, ma anch’egli aveva più facilità di rispondere ai colpi visto che nella destra impugnava una spada. Inoltre ci sono nuraghe con garitte anche a sinistra, e allora? Erano studiate per nemici mancini? Si potrebbe aggiungere che i nuragici erano abili nelle strategie difensive ma erano paragonabili a bestioni nelle fasi offensive poiché ceravano di entrare nonostante sapessero bene che c’erano le sentinelle! Pare che non usassero la lancia per uccidere la sentinella, che era bloccata nella garitta senza la minima possibilità di fuggire. Non è possibile sostenere queste tesi.
Parliamo dei nuraghe a corridoio: erano una trappola! Venivano tenuti appositamente in semioscurità e i nemici erano in qualche modo attirati all’interno e bastonati o uccisi. Possibile che i nemici fossero così imbecilli da entrare la dentro? Cosa mettevano dentro come esca?
Le linee fortificate o cortine difensive sono illogiche già dai termini con i quali vengono denominate. Le tecniche in uso nel secolo scorso, che utilizzano quella terminologia, prevedevano filo spinato e nidi di mitragliatrice, con fuoco continuo e tiro incrociato per sbarrare la strada al nemico. Ma durante l’epoca nuragica il filo spinato non c’era…e le mitragliatrici nemmeno, o dobbiamo pensare che per le raffiche si usassero pietre lanciate con fionde o frecce scagliate con gli archi. Ma per quanti minuti poteva essere alimentato un simile tiro incrociato di sbarramento prima che le munizioni finissero?
In conclusione le deduzioni degli archeologici militaristi sono totalmente infondate.
Nell'immagine: Ingresso e finestra del Nuraghe Cuccurrada di Mogoro
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