Il padre onnipresente.

Da Monstersandco
Cammino per le strade di Londra con le mie flipflops ai piedi e un paio di vecchi bermuda sdruciti.
Sembro la figlia dell'asciugamano: così sciatta e poco curata non lo sono mai stata. Eppure sono felice e radiosa, e ogni passo è sul cammino della scoperta del mondo, anziché sui marciapiedi.
All'improvviso mi si para davanti un ragazzo con cui ho avuto una storia anni fa. E' bello come il giorno che l'ho visto e il suo accento di Nottingham mi seduce come quella sera. Con un sorriso mi invita a bere una birra in un locale che conosce, lì vicino: saltiamo un muretto e ci troviamo seduti all'interno di un tipico pub inglese, con una bella pinta a testa.
Ci scoliamo il boccale in un fiato mentre ci raccontiamo i principali avvenimenti degli ultimi anni e all'improvviso, senza preavviso e premeditazione, nel modo più naturale che ci sia, il biondo albionico si avvicina e mi bacia con una lentezza da togliere il fiato. Restiamo così, incollati per il respiro, finché qualcosa non mi colpisce sulla spalla.
Apro gli occhi. Mi giro. Mio padre è rimasto seduto dietro di noi a guardarci limonare per tutto questo tempo. Che dire? Nulla, comincia lui.
"Ma ti rendi conto che il locale è chiuso?"
E' vero: mi guardo intorno e le serrande sono abbassate. Il personale mangia scodelle di sausage and mash seduto per terra. Avessero i popcorn, non dubiterei che anche loro si sono goduti lo spettacolo.
"Ma pensa te, cosa mi tocca vedere...."
Eh papà, magari la prossima volta non te ne resti lì impalato come un baccalà.
"Dai che fai tardi. Se non sei fuori in un secondo ti lascio qui."
Ah si, dove dobbiamo andare? Fretta batte curiosità uno a zero: mi fiondo fuori come una scheggia, omettendo di chiedere al Chris Martin dei poveri come la mettiamo con sta storia che abbiamo limonato e lui, se non erro, ha una fidanzata.
Corro come una matta ma non arrivo in tempo: papà mi ha mollato da sola sul marciapiede. Non mi resta che tornare a casa, nel mio quartiere popolare, in quella topaia al settimo piano dove vivo e dove, a sorpresa, crede di vivere anche una signora di 80 anni completamente pazza, dalla chioma argentea cotonata, che usa il mio apparecchio telefonico per dire a tutti che si chiama Lily.
Rubo l'apparecchio e telefono a mio padre. Risponde mia madre. Mento spudoratamente:
"Mamma, non è che sono arrivata in ritardo, è che ho trovato una pazza in casa e non riesco a sbarazzarmene."
"Non ti preoccupare amore. Chiama l'istituto di igiene mentale, te la portano via loro. Ci vediamo dopo."
Mi spiace Lily. Di pazzi, stanotte, ne ho visti abbastanza.
Ti va un birra mentre aspettiamo?
Dreamed by: Co.

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