di alessia e michela orlando
IL PAESE DELLE DONNE on line
UN GIORNALE DA SALVARE
Abbiamo letto numerosi articoli a firma di Monica Lanfranco in Il Paese delle donne (http://www.womenews.net/spip3/spip.php?auteur547) e non ci siamo vergognate, pur riconoscendo la nostra scarsissima coscienza politica. La ragione è stucchevole: ci pare ovvio che le donne siano uguali agli uomini; così come i bimbi siano tali in ogni Paese; così come se muore un operaio sul lavoro a Napoli, a Busto Arsizio, a Palermo, a Bogotà, a New Work o a Nuova Delhi, il sangue dovrebbe agitarsi in ogni caso, e, di conseguenza, si dovrebbe pretendere che la carneficina finisca. Pretenderlo contro tutti.
Ma ciò che Monica scrive, via via, ritornando al sangue, crea agitazione e, infine, anche sensi di colpa: non può più bastare il pensiero di una teorica uguaglianza. Non può più bastare, se le donne vengono continuamente ammazzate. Sarebbe una resa incondizionata; sarebbe come dire: siamo qui, fate di noi ciò che volete; accomodatevi, mangiateci pure.
Non abbiamo coscienza politica…Anche tale affermazione va in crisi, se poi ci ricordiamo che una di noi, Michela, ha scritto INVETTIVA, che ha vinto il concorso Coop for words 2010, sez. Blog, e di averne dato conto, riportandola, qui:
http://napolimisteriosa-autori.blogspot.com/2010/09/alessia-e-michela-orlando-mutamemoria.html.
La trascriviamo, giacché non è mai troppa l'indignazione davanti a certi eventi:
INVETTIVA
Ora basta!
Se fossi uno scaricatore di porto la metterei così: -Avete rotto i coglioni!
Che cazzo mi guardate a fare, non bastano i quintali di tette siliconate esposte sia nella cosiddetta TV pubblica che nella commerciale?
Che cazzo mi guardate a fare se dopo le lotte di liberazione, la Costituzione , il '68, lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, il '77, la donna deve essere bella per essere assunta e far carriera?
Che cazzo mi guardate a fare se volete che i corpi siano rassodati, se perdete la testa dietro i culi brasiliani?
Non perdete tempo: sono una che se ne fotte di avere una prima, pressoché zero, di seno. E non voglio essere intelligente: lo dice chi non capisce una minghia e non si sa da chi sia stato patentato a farlo.
Voglio girarmi e ritrovare lo sguardo di mia madre, ricordare la foto che la ritraeva in una manifestazione di sole donne.
E voglio incontrare gli scaricatori di porto, i lavoratori puzzolenti di sudore, non i complimenti.
Voglio ricordar la vita.
Cazzo!
E allora, se tutto ciò è vero; se la nostra coscienza potrebbe essere più serena, perché mai siamo agitate? Perché mai qualcosa ci morde nello stomaco? Perché? Perché vorremmo essere in un altrove, in un mondo di là da venire? Perché? Perché? Perché?
Leggere Il Paese delle donne potrà dare qualche risposta. E forse suggerire qualche soluzione.
L'illustrazione: L'omicidio di Jean-Paul-Marat per mano di Charlotte Corday; tela di Paul Baudry.