Magazine Animazione
“Hai perso la tua moltezza” dice ad Alice il Cappellaio Matto. La stessa cosa possiamo dire noi spettatori delusi al buon (una volta) vecchio (e comincia pure ad invecchiare male) Tim Burton. Un colpo basso non lo si aspetta da un amico. È per questo che quando arriva fa così male.“Ti rivelo un segreto: tutti i migliori sono matti,” fa suo padre ad Alice. Peccato che l’unica pazzia qui sia stata quella di aver fatto un film del genere. Avevo sentito pareri negati su questi negativi e a preoccuparmi era il fatto che arrivassero da fan di Tim Burton e di Alice nel paese delle meraviglie, proprio come me. Ahimé, avevano ragione. Anzi, molti ci sono andati giù ancora leggeri.
La prima parte ricorda Marie Antoinette di Sofia Coppola e fa ben sperare. Non appena Burton però ci getta in fondo al suo paese delle meraviglie (ma quali meraviglie?) l’estetica si tramuta in un inguardabile incrocio tra Shrek e un videogame di nuova generazione, mentre le parole che escono dalla bocca dei personaggi si fanno incomprensibili e senza senso. Come nell’Alice originale? Certo che no. Lì le parole per quanto folli avevano un senso, perlomeno da fumati ne acquistavano uno. Voglio dare un senso a questa Alice, anche se questa Alice un senso non ce l’ha. Proprio come le canzoni di Vasco.L’idea della sceneggiatura è sulla carta buona. Non rifare Alice pari pari, ma fare un sequel con un’Alice cresciuta. Un espediente che riporta alla mente quanto fatto da Hook – Capitan Uncino con Peter Pan. Nelle intenzioni, non certo nei risultati. In quel caso la versione di Spielberg andava nel cuore della storia originale, presentando il Peter incapace di crescere paradossalmente invecchiato. Questa versione di Alice invece non centra nessuno dei punti focali del racconto di Carroll: la follia, anche in questo caso la difficoltà di crescere, cadere in un buco ed entrare in un paese magico in cui le tradizionali regole del mondo non valgono.La nuova Almost Alice è stata tramutata in un’eroina guerriera femminista. Cosa incepibile considerato come l’Alice originale più che agire si faceva trasportare dagli eventi di un Paese assurdo e per questo meraviglioso. Come dice l’amica blogger Marlene Barrett: “Non sei un'eroina. Sei una pirla.” [cit.] L’attrice Mia Wasikovska ne esce senza demeriti. Se la nuova Alice gliel’hanno scritta coi piedi mica è colpa sua. È un’ottima attrice (l’aveva dimostrato nella serie In Treatment e nel cortometraggio I Love Sarah Jane) e il futuro è suo.
I personaggi dell’originale sono mortificati. Il leprotto bisestile si è tramutato in leprotto marzolino, ma peeerché? Lo stregatto è un micione senza carattere. Il gatto con gli stivali di Shrek se lo magnerebbe a colazione. Il mitico Bianconiglio… che gli è successo? È totalmente anonimo. Mediocre pure il Brucaliffo. I personaggi nuovi (un cane parlante? Un drago???) fanno cagare. Non parliamo del Cappellaio Matto che è meglio, và. Johnny Depp ha dimostrato capacità da transformer uniche, ma qui risulta ridicolo e del tutto inadeguato. E la deliranza COSA CAZZO MI RAPPRESENTA???Persino le musiche di Danny Elfman sono piatte e non incantano. Si salvano dal massacro giusto Helena Bonham Carter, un’ottima Regina di Cuori, l’unico personaggio davvero cattivo presente e il suo Fante Crispin Glover, già mitico padre di Marty McFly in Ritorno al futuro.
Poi, tanto per seguire alla lettera le regole di tutti i blockbuster di oggi, non ci si fa mancare qualche inutile scena di inseguimento (ma perché nei filmoni ci devono sempre mettere delle scene di inseguimento, a voi piacciono?) e un assurdo finale in cui tutti i personaggi si preparano ad andare in battaglia manco fossimo ne Il signore degli anelli. Voglio dire, il Cappellaio Matto che va in guerra con una spada? Ma qui siamo davvero matti! Un film non solo brutto, ma anche noioso. Il chè è peggio. Mi fermo qua, anche se potrei andare avanti a parlare male di questo film per ore come in una mara-maratonda testa in basso e gambe in su non c'è stato inizio e non ci fer-me-re-mo più. Qualcuno dirà: massì, è un film per bambini. Un film per bambini ritardati, perché quelli intelligenti si vanno a vedere la versione animata del 1951, quando Disney era un marchio di qualità e non una malattia come oggi. Va bene che il mondo ormai fa schifo, ma lasciateci almeno il Paese delle Meraviglie, Cristo Santo.Cosa hai combinato, Tim Burton? Cosa hai combinato? Lontano anni luce da Edward, Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere e dal riuscito remake di La fabbrica di cioccolato. Irriconoscibile Tim, mi hai dato una delle più grosse delusioni della mia vita.Tagliategli la testa!!!(voto 3)
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