Il paese delle meraviglie di Citati

Creato il 17 ottobre 2012 da Malpaese @IlMalpaese

Pietro Citati – Il tè del cappellaio matto, 247 pag.

Edizioni Adelphi  

Chi sarà mai il cappellaio matto? Forse il critico Pietro Citati che in questo libro ci dà diversi articoli che non possono proprio essere datati, più che saggi, sono racconti che parlano del fascino di antiche civiltà e di antichi testi. E che in questa ristampa, appaiono più completi. Un viaggiatore che ci parla di Egitto e Messico al contempo e con la scusa dei testi epici traccia i personaggi mitici, come quello di Ulisse, fino a trasformarsi in un biblitecario attento che esamina libri, li legge e li consiglia ai lettori.

In questo libro il critico assume, come di consueto del resto, toni colloquiali e non certo per addetti ai lavori con quella tipica sua capacità di arrivare alla genesi delle opere trattate. Citati è uno che si mette nei panni dello scrittore che sta trattando, fino ad assumerne i contorni, fino a diventare scrittore lui stesso. Ed è così che cattura anche il lettore neofita o quello che non ha amato soffermarsi troppo sui libri di letteratura.

Parla di Giovanni Pascoli e Dylan Thomas come se li avesse visti vivere in prima persona, traccia le loro vite private, facendoli scendere dai piedistalli immaginari in cui spesso sono stati collocati dai testi scolastici.

Non bisogna poi dimenticare che nel 1972, Italo Calvino poneva l’accento proprio sulla atemporalità di questa raccolta. Lo stesso titolo, preso a prestito da Lewis Carroll (“Adesso, sono sempre le sei del pomeriggio” dice il Cappellaio ad Alice, come recita la prefazione), vuole porre l’accento su questo aspetto, in quanto vuole alludere a un tempo immobile. Come osservava ancora Calvino: “Lo scrittore dal critico Citati come voce diretta del mondo viene assomigliando sempre di più allo scrittore che Citati è diventato nel frattempo, il bibliotecario visionario che esplora continenti sterminati nei margini di pagine già scritte”. Come se il critico uscisse dalla sua posizione di cattedratico e diventasse parte di quello di cui ha trattato per anni, diventasse scrittore. Del resto, molti altri testi di Citati sono in questa chiave di lettura. Non è un critico in senso strettamente formale, Citati fa molto di più, riesce ad entrare tra le righe, a comprendere quello che passava per la mente mente dell’autore, come se l’empatia fosse la leva primaria della sua attività. Si potrebbe definirlo come il lettore più attento del mondo, capace di leggere attraverso il cuore. E in questa sua raccolta, ce lo conferma, stimolando il lettore ad approfondire quanto da lui asserito, come se ci fornisse ogni volta una nuova chiave di lettura di un libro. Più che critica, ci troviamo di fronte a letteratura, ad una serie di racconti che hanno come tema principale la prosa e la poesia, la scrittura insomma. Sono convinta che il più grande merito di Citati, sia proprio quello di aver trasformato l’attività critica, in pura letteratura, da leggere con la stessa intesità che riserviamo ai romanzi migliori.

Bianca Folino



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