Il paese delle nobili signore alias Cranford è un romanzo che ritrae con sottile ironia e con una vena di umorismo la classe media e la piccola nobiltà di un villaggio inglese tutto (o quasi) al femminile.
L’impressione che sin da subito ho avuto leggendo quest’opera è stata quella di ritrovarmi catapultata dinanzi ad un dipinto su cui, con pennellate semplici ma precise, erano rappresentate più scene di vita domestica, quotidiana, genuina, lontana dalla mondanità e dal frastuono di una città come poteva essere la Londra di metà Ottocento, il secolo in cui questa storia è ambientata. La vera protagonista è Cranford, una cittadina dove gli abitanti vivono in un mondo un po’ pittoresco, in cui sono stabilite regole collettive e ognuno ha le proprie abitudini dalle quali difficilmente si separa, ma dove tutto è sempre ben predisposto ad una certa forma di decoro per salvare le apparenze. Ma Cranford è anche il paese dove avvengono fatti che difficilmente si potrebbero ripetere in un posto dove la gente non si conosce così bene, non si cura del proprio vicino, non è predisposta all’altruismo. Chi immancabilmente incontriamo in quel di Cranford sono le sue signore, un gruppetto di deliziose donnine non più nel fiore degli anni, un tantino eccentriche, ognuna con un passato che le ha rese o vedove o zitelle, ma tutte di buon cuore. Così tra antichi merletti, cuffiette da giorno e da notte, servizi da tè e partite a préférence nei salotti della provinciale Cranford, Elizabeth Gaskell dipinge in uno stile educato, gentile, frizzante, questo quadro fatto di piccole e delicate occupazioni, di cerimoniali, di donne nobili non per nascita ma sicuramente d’animo. Leggere Cranford è come guardare un dipinto ricchissimo di dettagli, quelli della vita quotidiana che spesso ci sfuggono e soprattutto è una riscoperta di quei valori e di quei sentimenti semplici come l’amicizia, la cura del prossimo, la laboriosità e l’ingegno che se messi a dura prova superano ogni ostacolo. Non vi è romanticismo tra queste pagine, non nel senso passionale del termine, ma vi sono tanti sentimenti, tante buone intenzioni, tante storie intrecciate e tanti caratteri con i loro pregi e i loro difetti. Conosciamo la dolce signorina Matty, la curiosa e pettegola signorina Pole, la pomposa e onorevole signora Jamieson e tutte le altre protagoniste che fanno spesso sorridere il lettore per le loro vicende, le loro incomprensioni e il loro buffo riconciliarsi. Tutto questo è Cranford, un villaggio in cui la buona società è rappresentata da questo gruppo di signore attempate che in ogni situazione sanno mostrare la propria dignità, sanno far finta - in un’epoca dove l’importante era apparire e quindi se si era poveri e non si avevano troppi mezzi ciò era considerato di dubbio gusto - di non vedere e di non sentire ciò che è sconveniente, perché loro sono le “signore”, le vere istituzioni del villaggio. Sono donne sole, avvinghiate ai loro riti a volte forse un po’ assurdi, bizzarri, ma tutto sommato giustificabili, per altri versi teneri e soprattutto sono donne generose l’una con l’altra e con chiunque capiti nel loro paesino. La Gaskell utilizza l'ironia e una satira leggera da cui traspare il suo sentimento di rispetto per vite così modeste eppure così grandi, capaci di veri gesti di solidarietà.Leggendo spesso ho avuto voglia di trovarmi lì, di fare un giro in quelle stradine da borgo di campagna e nella mia fantasia mi è sembrato quasi di vederle queste anziane donne, dietro le tendine di una finestra, intente a bere il loro tè e a conversare educatamente. Si, credo che se la Cranford del libro esistesse davvero sulla carta geografica sarebbe un posticino davvero buffo e delizioso da visitare. Antonella Iuliano"A Cranford c’erano numerose regole per fare e ricevere visite (…) Non si deve aspettare più di tre giorni per ricambiare una visita, e non ti devi trattenere più di un quarto d’ora."Per acquistare "Il paese delle nobili signore": Qui