Magazine Cultura

Il Paese disgregato

Creato il 06 maggio 2012 da Albertocapece

Il Paese disgregatoIl numero di suicidi aumenta ogni giorno e sebbene il premier abbia attinto ai barili del mal gusto e del cinismo per dire che stiamo meglio perché abbiamo meno tragedie che in Grecia, non c’è dubbio che il divampare della ribellione all’Imu e così pure l’ostilità verso la tassazione “ingiusta”  sono temi  che percorrono il profondo del Paese. Una parte di tutto questo deriva dai metodi opachi e vessatori dei gabellieri di Equitalia che s’ingrassano sulle disgrazie altrui guardandosi bene dal colpire l’evasione per pescare invece nelle situazioni debitorie “in chiaro”, ma la reazione così intensa dimostra ancora una volta, la dissennatezza di voler far quadrare i conti per mano di un governo tecnico, quando invece ci sarebbe stato bisogno di un supplemento di politica. Di un colpo d’ali come si sarebbe detto fino a qualche mese fa, quando a frullare erano poi solo le veline e i cialtroni di ogni specie.

E’ del tutto evidente che occorre rifondare il patto sociale, già disgregato a partire dagli anni ’70 e  definitivamente affossato da quella lunga assurda strizzatata d’occhi ai vizi e all’immobilismo che è stata l’era Berlusconi. Non c’è bisogno di lunghe ricerche per capire che l’ostilità così radicata a una tassa sulla casa deriva certo dai parametri ingiusti e recessivi con cui è stata concepita da tecnici tutt’altro che neutrali, ma è un unicum in occidente dove simili imposizioni sono universali e spesso assai più onerose. In Usa è addirittura sei sette volte superiore. Ma è accettata perché imposta su un bene che aumenta di valore col tempo, che recupera l’inflazione, che è dunque un investimento. Paradossalmente non è sentita come altrettanto ingiusta un’altra imposizione “patrimoniale” vale a dire la tassa sulla proprietà dell’auto che non solo è ancora più iniqua (per ragioni tecnologiche che che non è qui il caso di esaminare), ma spesso più pesante in termini assoluti e oltretutto esercitata su un bene che perde valore ogni giorno che passa.

E’ del tutto evidente che dopo aver istigato per quarant’anni e passa la separatezza, il familismo, il laissez faire in proprio (oltre che le più sfacciate speculazioni edilizie), si è perso il senso della responsabilità che la proprietà anche comporta, divenendo un dominio esclusivo dell’individuo e trovando come suo fulcro proprio la casa. Deprivazione di senso sociale che del resto è avvenuta a tutto campo dalle aziende, alle banche, dalla pubblica amministrazione alla stessa politica. Ovvio che la reintroduzione in termini più onerosi, meno progressivi anzi recessivi perché chi ha di meno paga in proporzione di più e in tempi di vacche magrissime con la disoccupazione a mille e i salari tra i più bassi del mondo industrializzato, non può che aumentare l’opposizione a una tassa divenuta col tempo odiosa.

La stessa cosa si può dire per l’evasione da sempre tollerata, formalizzata con gli studi di settore, aumentata per raccogliere una questua abbondante da chi non può sottrarsi, negli ultimi anni persino blandita, per decenni  arginata solo episodicamente e dunque anche ingiustamente: alla lunga è divenuta un fattore economico strutturale, senza il quale molta parte di attività economiche nate in questa logica non potrebbero sopravvivere. Anche qui la soluzione non può che essere graduale, politica e culturale: implica cambiamenti complessi e profondi, non tutti alla portata della mentalità mercatistica e men che meno attuabili da un giorno all’altro per decreto.

La socialità negata. imbarbarita dentro il bozzolo di interessi personali, noncurante degli altri, ora si è trasformata in senso di solitudine, a volte disperata. Ma per evitare che il Paese si disgreghi occorre un progetto, una speranza, non basta la paura. Occorre una nuova architettura e non capomastri di incerta bravura e per giunta inviati da ditte concorrenti. Ma con tutta evidenza, la politica, ciò che ne è rimasto, non si è sentita all’altezza compito, si è abbandonata a presunte necessità che già oggi mostrano la corda, si è aggrappata  ancora una volta all’emergenza nella quale vive da troppo tempo. E adesso è terrorizzata dalle conseguenze e aspetta da fuori il suggerimento, l’aiutino per la loro sopravvivenza.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines