I migliori, i peggiori, l’analisi tecnica ed un breve riassunto delle stagione di tutte le squadre del Campionato di Serie A 2011/2012: in questa terza ountata ci si avvicina sempre di più alla vetta. L’ennesima salvezza del Chievo, le stagioni esaltanti di Bologna e Parma e le delusioni di Roma e Inter
CHIEVO VERONA
Nonostante un Pellissier "opaco" rispetto ai suoi standard, arriva un'altra salvezza per i gialloblu. Il solito campionato equilibrato per la truppa di Mimmo Di Carlo. Molti pareggi, parecchi punti messi in cascina ed obiettivo raggiunto con un discreto anticipo. Regala al campionato un Bradley ed un Acerbi in più.
Top 3
Bradley. Titolare nella nazionale a stelle e strisce, si conferma un ottimo giocatore anche in Serie A. Centrocampista completo dotato di corsa, tecnica, visione di gioco e buon fisico. Sicuramente tra le sorprese più belle dell'intero campionato.
Acerbi. Un'altra bellissima scoperta. Difensore arcigno che fa della forza fisica la sua arma principale. Si conquista una maglia da titolare e diventa subito un pezzo pregiato del prossimo mercato.
Thereau. Da attaccante segna poco, allora Di Carlo lo arretra di qualche metro. Seconda punta, trequartista, a volte centrocampista offensivo. Si allontana dalla porta giovando all'intera squadra. Alla fine saranno comunque sei i centri in campionato.
Flop 3
Dainelli. Arriva a gennaio dal Genoa. Alcuni infortuni lo bloccano, ma non riesce a conquistarsi lo spazio che ci si aspettava.
Mandelli. L'anno passato aveva finito la stagione in crescendo. Quest'anno sparisce ben presto dall'undici titolare e deve accontentarsi di osservare i propri compagni.
Moscardelli. Quattro gol, in relazione ai pochi minuti spesi in campo, non sono nemmeno pochi. Tuttavia l'impatto, l'effetto sorpresa, dello scorso anno sembra svanito.
Fattore tecnico - Di Carlo torna a Verona, alla guida del "suo" Chievo, dopo la disastrosa esperienza sampdoriana. Conosce l'ambiente alla perfezione e non trova alcun problema. Un Chievo forse meno brillante rispetto agli ultimi anni, con un Pellissier leggermente sottotono. Raggiunge comunque senza troppi patemi la salvezza, si inventa Thereau trequartista, scopre Cruzado, Acerbi e Bradley. Come al solito, svolge un ottimo lavoro.
Due mesi decisivi - Ai fini della salvezza acquista un'importanza enorme la striscia positiva tra la 24esima e la 31esima giornata. Quattro vittorie, tre pareggi ed una sola sconfitta (in casa con l'Inter). Soprattutto punti tolti alla concorrenza. Importantissime le vittorie su Genoa, Cesena e Fiorentina; così come i pareggi con Siena e Bologna. Di prestigio invece il punto strappato allo Juventus Stadium.
BOLOGNA
Quando passi due terzi del campionato a contatto con la zona calda della classifica, inizi a capire che la salvezza dovrai sudartela fino alla fine. Negli ultimi anni i rossoblu avevano abituato i loro tifosi a campionati piuttosto tranquilli, trascinati come sempre dai gol di Marco Di Vaio. Quest'anno sembrava più dura. Alla fine però, Pioli ha trovato la formula magica, con Diamanti e Ramirez che hanno preso in mano la squadra insieme al Capitano.
Top 3
Diamanti. La stagione della consacrazione. Più genio che sregolatezza. Funambolo ma terribilmente concreto. Vede la porta come non mai. Corre a dare una mano ai compagni. Ha trovato la sua dimensione.
Di Vaio. Il Capitano se ne va dopo quattro anni e più di cinquanta gol messi a segno. Chiude ancora in doppia cifra portando il Bologna a ridosso dell'Europa. Un grandissimo attaccante, oltre che un grande professionista, saluta il nostro campionato.
Mudingayi. Con Perez forma in mezzo al campo una coppia insuperabile. Idolo della folla rossoblu, dà il 110% in ogni gara. Prende e distribuisce botte, non molla mai, un vero e proprio pitbull. Il motore inesauribile del centrocampo di Pioli.
Flop 3
Acquafresca. Le occasioni non gli mancano. I suoi cinque gol li mette anche a segno, ma sono pochi rispetto ai suoi standard mostrati a Cagliari. Di fatto diventa la prima alternativa ai vari Di Vaio, Ramirez e Diamanti. L'anno prossimo, senza il Capitano, ha il dovere di imporsi.
Gimenez. Discorso simile. Dopo un paio di anni arriva la flessione. Oscurato dal connazionale Ramirez, paga anche qualche infortunio e si perde nell'anonimato.
Loria. Cercava il riscatto dopo la deludente esperienza di Roma, non l'ha trovato. I vari Portanova, Raggi, Antonsson, Cherubin e Rubin gli chiudono la strada verso una maglia da titolare. Comprimario.
Fattore tecnico - Cinque sconfitte in sei gare rischiavano di compromettere seriamente la stagione dei rossoblu. Saltato Iachini, ci si affida a Pioli. Scaricato ancor prima dell'inizio del campionato da Zamparini, l'ex tecnico del Chievo trasforma la squadra. Parte con una difesa a quattro per finire con quella a tre. Blinda il centrocampo con la coppia Mudingayi-Perez e libera la fantasia e l'estro di Diamanti e Ramirez alle spalle di Marco Di Vaio. Una salvezza centrata con largo anticipo, i tre gol di San Siro contro l'Inter e dell'Olimpico contro la Lazio sono l'apoteosi di una stagione da incorniciare per lui e per la squadra.
Un 2012 da favola - Con l'anno nuovo il Bologna si è lasciato alle spalle paure ed incertezze, trasformandosi in una squadra completamente diversa. Solamente quattro sconfitte, numerosi pareggi (anche "di prestigio" contro Juve, Milan e Napoli) e le due vere imprese di Milano (0-3 all'Inter) e Roma (1-3 alla Lazio). Una delle squadre più in forma dell'ultima parte di stagione.
PARMA
Salvezza doveva essere, e salvezza è stata. Probabilmente Ghirardi si aspettava qualcosina in più, magari di soffrire un po' meno. L'avvio stentato ha portato alla svolta di metà stagione con il cambio in panchina tra Colomba e Donadoni. La crescita, nella seconda parte, di giocatori come Giovinco, Paletta, Biabiany e Floccari ha rianimato i ducali. Il finale in crescendo, con la chicca della vittoria su un Inter lanciata nella corsa alla Champions, è un ottimo preludio per la prossima stagione.
Top 3
Giovinco. Non sono solo i quindici assist (tanti). Nemmeno i quindici gol (tantissimi). Ma le prestazioni, la leadership conquistata, la sicurezza nei propri mezzi, tutti fattori che elevano la "Formica Atomica" a vero e proprio fuoriclasse del Parma, e non solo. Ha raggiunto la maturità che tutti auspicavano ed è prontissimo per una big. Chi gli darà fiducia?
Paletta. Ormai è un idolo da queste parti. Un fisico bestiale unito alla "garra" tipicamente sudamericana, lo rendono uno dei difensori più affidabili del campionato. Quest'anno poi si sblocca anche sottorete e le quattro reti messe a segno sono l'ulteriore conferma dei suoi progressi.
Biabiany. Parma è la sua dimensione. Lontano dalle pressioni di San Siro si esprime al meglio. La velocità, lo sanno tutti, è la sua arma in più. Nella squadra di Donadoni riesce a sfruttare al meglio le sue capacità ed il bottino finale di 6 reti e ben 9 assist ne è la naturale conseguenza.
Flop 3
Santacroce. A Brescia sembrava sbocciata una nuova promessa per la difesa italiana del futuro. Il passaggio a Napoli, complice anche qualche infortunio, si è rivelato un flop. Il tentativo di rinascita a Parma è fallito. Ne verrà fuori?
Palladino. Altro talento in cerca di fiducia. Tecnicamente non si può discutere. Alcuni limiti caratteriali, di personalità, uniti ad un paio di infortuni, lo hanno frenato notevolmente. Stagione da buttare.
Jonathan. L'Inter lo ha acquistato come erede di Maicon. In nerazzurro è durato pochissimo. A Parma, tutto sommato, rimane nella sufficienza, ma il problema è un altro: vale davvero quanto il suo connazionale?
Fattore Tecnico - La difesa a quattro di Colomba ha portato 5 vittorie, 4 pareggi e ben 8 sconfitte. L'ultima, il 5-0 subito a San Siro contro l'Inter gli è costata il posto. Con Donadoni in panchina le cose sono cambiate. Il passaggio alla difesa a tre, solamente quattro sconfitte, la definitiva esplosione di Sebastian Giovinco ed un filotto di sette vittorie ed un pareggio tra la 30esima e la 37esima giornata. Ben 31 i gol subiti nelle prime diciassette gare, solo 22 nelle successive venti. Insomma, tutti i numeri convergono in una sola direzione: Donadoni è stato uno dei fattori principali della salvezza dei ducali.
Cambio di marcia - A metà marzo il Milan espugna il Tardini. E' la seconda sconfitta interna consecutiva, ma sarà l'ultima del campionato. Il Parma cambia marcia e dopo il pareggio di Cesena e la bella vittoria sulla Lazio, è solamente l'Udinese a fare lo sgambetto a Giovinco e compagni. Quindici gol fatti, tre subiti e soprattutto sette vittorie nelle successive sette partite. Un finale a dir poco strepitoso che vale la salvezza.
ROMA
Stagione a dir poco complicata, quella giallorossa. Un progetto ambizioso partito da una nuova proprietà. I giovani, un allenatore che proviene dalla famosa "Cantera" blaugrana, l'idea di un calcio diverso. Un progetto che richiede tempo. Alcune cose si intravedono, soprattutto quando la Roma mantiene il possesso del pallone. La fase difensiva però, è un disastro. Troppe sconfitte, troppe imbarcate. Una squadra che perde la sua identità tra cambi di formazione troppo frequenti e sconfitte brucianti. Due derby persi, le goleade subite da Cagliari, Atalanta, Lecce e Juventus. E alla fine Luis Enrique dice addio.
Top 3
Totti. Sul Capitano puoi sempre contare. Chioccia per i più giovani, guida il gruppo dentro e fuori dal campo. Il fisico non è più quello di prima, ma la sua presenza si avverte, sempre. Altri otto gol da aggiungere ad una galleria già ricca. Mai una polemica e atteggiamento da leader. La Roma è ancora Francesco Totti.
Osvaldo. Prende a pugni Lamela nello spogliatoio di Udine e si becca qualche rosso di troppo. A fine anno però è l'unico ad andare in doppia cifra in campionato. Al suo arrivo era stato accolto con un po' di diffidenza, ma in campo ha dimostrato di essere un giocatore vero. Deve limare alcuni spigoli caratteriali.
Borini. L'infortunio di fine stagione l'ha frenato parecchio. Per diversi mesi però, è stato il valore aggiunto della squadra di Luis Enrique. Nove reti alla prima, vera, stagione in Serie A. Prestazioni tanto convincenti da meritarsi la chiamata di Prandelli. E' giovanissimo, ed è un punto fermo dei giallorossi.
Flop 3
Josè Angel. Prima di lui il "proprietario" della fascia sinistra è stato il norvegese Riise. Beh, a Roma hanno sentito maledettamente la mancanza del vecchio padrone di casa...
Kjaer. I tifosi giallorossi se lo ricordavano come un difensore sicuro e con il vizietto del gol. Almeno questo era quello che aveva fatto vedere a Palermo. Sicuramente non aiutato dall'atteggiamento della squadra, si rende protagonista di prestazioni davvero deludenti. Nel finale rialza la testa e da qui deve ripartire.
Rosi. Questa doveva essere la stagione della consacrazione. Qualche buona prestazione, troppe uscite sottotono. Assolutamente da rivedere.
Fattore tecnico - L'accusa. Eliminato ai preliminari di Europa League da una squadra nettamente inferiore; due derby persi; quattordici sconfitte stagionali; difesa ballerina; troppi cambi di formazione; un'identità di squadra mai trovata; il progetto di calcio-spettacolo, diventato ben presto un film dell'orrore per i tifosi giallorossi. La difesa. Prima esperienza nel calcio italiano ed alla guida di una prima squadra; rosa totalmente rivoluzionata; idee di gioco nuove e da assimilare; gioco offensivo, seppur a sprazzi, di alto livello; assetto societario completamente nuovo; coraggio nelle scelte e fiducia nei giovani. Ma è proprio Luis Enrique a mettere d'accordo tutti rassegnando le dimissioni.
Il calo che non ti aspetti - Un avvio così così, seguito da una preoccupante involuzione. Poi però, tra dicembre e gennaio arriva la serie positiva migliore del campionato. Quattro vittorie, compresa quella esterna di Napoli, e tre pareggi. La Roma sembra aver assimilato gli schemi e la mentalità di Luis Enrique. E invece, quando era lecito aspettarsi il salto di qualità, ecco l'incredibile altalena. I giallorossi infilano pochi risultati ottimi (4-0 all'Inter, 3-1 all'Udinese) e troppi risultati pessimi. Un'altalena inconcepibile che distrugge alla base la solidità del gruppo.
INTER
Tre allenatori, tre diverse impostazioni tattiche. Un mercato sottotono con il solo Guarin, intravisto nell'ultima parte di stagione, ad entusiasmare. Tantissimi problemi fin dal mese di agosto. Troppi ribaltoni e stagione che viaggia sulle montagne russe, tra rapide risalite e vertiginose discese. Alla fine, il tutto si traduce in un sesto posto che vale solamente il preliminare di Europa League, da affrontare tra l'altro ad inizio agosto. Stagione davvero pessima.
Top 3
Milito. Stagione pazza per "El Principe". Solamente quattro reti in campionato fino a dicembra. Ai gol falliti in maniera clamorosa si aggiungono i fischi di San Siro. La rinascita però parte a gennaio. Con venti gol in ventuno partite si riprende la sua Inter ed i suoi tifosi, dimostrando di essere ancora affidabilissimo.
Samuel. In quanto ad affidabilità il difensore argentino non ha nulla da invidiare a nessuno. Quando è in campo si sente, quando è fuori ancora di più. Gli anni passano, le ginocchia scricchiolano, ma lui rimane sempre un Muro.
Zanetti. Un altro per il quale il tempo sembra essersi fermato. Per un periodo della stagione sembra farsi trascinare dalle correnti pericolose che investono l'Inter. Da vero Capitano però, ne viene fuori alla grandissima. Ha 38 anni, ma in campo non si vedono.
Flop 3
Forlan. Era lui l'erede designato di Eto'o. Dopo una Coppa America vinta da protagonista, tutti si aspettavano molto dall'uruguagio. Lontano parente del bomber ammirato all'Atletico Madrid, si perde tra infortuni, incomprensioni tattiche, e discussioni con i vari allenatori. Solamente due reti. Bocciato.
Pazzini. Tre reti in più per l'attaccante italiano, ma non bastano. Il processo di involuzione che ha caratterizzato soprattutto l'ultima parte di stagione è preoccupante. Non vede più la porta, sbaglia gol semplicissimi ed in campo non si avverte la sua presenza. Urge ritrovare il Pazzo ammirato a Genova.
Lucio. L'anno di Mourinho e del Triplete è un ricordo sbiadito. Uscite da brividi palla al piede ed anticipi: queste sono sempre state le caratteristiche del brasiliano. Gli anni però passano e si vede. Sbaglia tanti, troppi anticipi regalando occasioni e gol agli avversari. Non dà alcuna sicurezza al reparto arretrato.
Fattore tecnico - In estate arriva Gasperini. Purtroppo gli vendono Eto'o, sostituendolo con Forlan, e non gli comprano nemmeno un giocatore adatto al suo modulo. Insiste sulla difesa a tre, ma raccoglie solo figuracce. Lui troppo testardo, la società mai convinta, la squadra che gli gioca contro. Dopo la disfatta di Novara, Moratti si affida a Ranieri. Il nuovo tecnico si affida al classico 4-4-2 e dopo qualche difficoltà iniziale sembra poter rimettere in sesto la stagione. Tuttavia nel momento migliore, arriva il calo inspiegabile di Febbraio che porta anche all'eliminazione dalla Champions. L'avvento di Stramaccioni, tecnico della Primavera, in panchina ridà entusiasmo all'ambiente ma non basta per evitare il preliminare di Europa League.
Buio pesto - L'intera annata vive di alti e bassi, ma nulla è paragonabile al periodo nero passato dall'Inter tra fine gennaio e fine marzo. Dodici partite, tra campionato e Champions, con tre pareggi, due vittorie (di cui una inutile contro il Marsiglia) e ben sette sconfitte, l'ultima delle quali a Torino che costa il posto a Ranieri.
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Alessandro Bennici