Migliori, peggiori, analisi tecnica e breve riassunto del Campionato di Serie A 2011/2012. Ultima puntata. L’amara Europa League del Napoli, il quarto posto della Lazio, l’ennesima impresa dell’Udinese ed il mancato bis rossonero. Si arriva fino in cima, alla Juventus Campione d’Italia
NAPOLI
La sensazione è che se non si fosse dato così tanto peso all'avventura in Champions League, probabilmente il destino del Napoli in campionato sarebbe stato diverso. La squadra di Mazzarri ha perso moltissime energie, fisiche e mentali, nelle gare europee, pregiudicando il cammino in Serie A. Un Napoli senza l'assillo europeo avrebbe reso molto di più. Ciò non toglie che la stagione complessiva, in vista anche della finale di Coppa Italia, sia stata esaltante.
Top 3
Cavani. "El Matador" si conferma ancora una volta. Ventitre reti in campionato, trentadue in stagione. Autentico trascinatore sia nelle gare di Serie A, che nelle notti di Champions. Oltre ai gol il solito lavoro sporco fatto di rincorse e recuperi. E' lui il fuoriclasse della squadra partenopea.
Maggio. Qualche infortunio lo frena, ma rimane una delle frecce migliori nella faretra di Mazzarri. La fascia destra è il suo territorio. Migliora in fase difensiva e quando attacca fa sempre malissimo. Il miglior esterno destro di tutto il campionato.
Pandev. Quando hai davanti Hamsik, Cavani e Lavezzi sai già che sarà dura trovare spazio. Eppure il macedone ex Inter, quello spazio se l'è ritagliato ed è anche riuscito a sfruttarlo al meglio. Sei gol e sei assist sono un bel bottino per un "panchinaro". Sfodera ottime prestazioni anche in serate decisive e nel finale di stagione toglie, di fatto, il posto a Lavezzi.
Flop 3
Britos. Arrivato come principale rinforzo della retroguardia azzurra, si fa subito male ed inizia in salita la sua stagione. Quando recupera fatica a farsi largo tra Aronica, Campagnaro e Cannavaro. Vive da comprimario, quando in realtà avrebbe dovuto essere un protagonista.
Dossena. Minuti alla mano è lui l'alter-ego di Zuniga e Maggio. La fascia sinistra è il suo habitat e Mazzarri lo schiera diverse volte nell'arco della stagione. Tuttavia la differenza con i suoi due compagni è evidente. L'exploit nell'ultima gara di campionato non basta, il Napoli ha bisogno di altro.
Donadel. Doveva essere il nuovo Pazienza, resterà il più grosso mistero dell'anno. Arriva a Napoli e si rompe subito. Fuori per la prima parte, rientra a gennaio in Coppa Italia. Quella sarà l'unica presenza in tutta la stagione. Chi l'ha visto?
Fattore tecnico - C'è chi lo attacca perché lo trova troppo polemico. C'è chi lo attacca perché avrebbe dovuto fare meglio in campionato. C'è chi lo attacca perché non lo ritiene adatto ad una grande squadra. Pro-Mazzarri però, parlano i fatti. Un Napoli, sicuramente non attrezzato per far fronte al triplo impegno, che supera un turno di Champions League a dir poco difficile e va vicinissimo alla clamorosa qualificazione ai Quarti di Finale. Un Napoli che raggiunge una finale di Coppa Italia. Un Napoli che paga gli impegni europei in campionato, ma che centra comunque l'Europa League. Gli si può imputare il poco turnover ed il fatto di affidarsi un po' troppo ai suoi Fedelissimi. Rimane però l'ennesima impresa di una squadra totalmente trasformata con lui al timone.
A corrente alternata - Sei gol al Genoa ed altrettanti al Cagliari, quattro al Lecce e addirittura tre al Milan. Ma anche tante pause. Tra dicembre e febbraio conquista una sola vittoria, due sconfitte e ben cinque pareggi in otto gare. Dopo l'eliminazione contro il Chelsea un altro filotto negativo con due pareggi e tre sconfitte consecutive. Troppi vuoti che sono costati il terzo posto finale.
LAZIO
Qualitativamente, esclusa qualche eccezione, la squadra non poteva competere con Udinese, Inter e Napoli. Una infinita serie di infortuni non ha fatto altro che complicare le cose per Reja. Nonostante questo arriva un altro quarto posto. Potrebbe esserci del rammarico per i punti buttati via in varie occasioni. Ma, oggettivamente, chiedere di più sarebbe stato troppo. L'anno prossimo sarà Europa League.
Top 3
Klose. Accolto con scetticismo per via dell'età e del fatto che il Bayern Monaco sembra averlo scaricato. Fa ricredere tutti a suon di gol e prestazioni. Dodici centri in campionato, un "killer instinct" che solo pochi attaccanti possiedono. Il suo infortunio è decisivo, in maniera negativa, per le sorti della Lazio.
Lulic. Il jolly bosniaco è la sorpresa più lieta. Parte in sordina e, con il passare del tempo, diventa un uomo cardine dello schieramento di Reja. Sulla fascia non fa mancare mai il suo apporto e mette a segno anche quattro reti. Anche nel suo caso un infortunio finisce per condizionare lui e la Lazio.
Marchetti. Qualche incertezza ma anche molte sicurezze. Non era facile dopo un annata come quella di Cagliari, passata da separato in casa. Da titolare del Mondiale a terzo portiere, un colpo terribile. Quest'anno si riprende alla grande ed è uno dei punti di forza dei biancocelesti. Ottima stagione, macchiata dall'espulsione tanto stupida, quanto inutile, rimediata nel finale.
Flop 3
Cissè. Con Klose doveva formare la "coppia dei sogni" del pubblico biancoceleste. Anzi, era lui, nelle previsioni, l'autentico fuoriclasse. Si presenta con un gol a San Siro illudendo tutti. Con il passare del tempo subisce un'involuzione che lo porta lontano da Roma. Viene ceduto a gennaio al QPR senza troppi rimpianti.
Stankevicius. Arriva come rinforzo in difesa dalla Samp, via Valencia. Non si dimostra all'altezza della coppia di titolari formata da Dias e Biava. Le sue prestazioni sono spesso al di sotto della sufficienza.
Alfaro. Arriva a gennaio per colmare il vuoto creatosi nel reparto offensivo. Otto presenze, solo una dall'inizio, senza lasciar traccia. Attaccante di movimento che non vede la porta, pressoché inutile nell'economia del gioco della Lazio.
Fattore tecnico - Ad un certo punto ha addirittura rassegnato le dimissioni. Problemi con la società, almeno così si mormorava. Fortunatamente ci ha ripensato (salvo poi dimettersi definitivamente al termine della stagione). Parte della curva lo ha addirittura contestato. Ma lui è sempre andato dritto per la sua strada. Fronteggiando una miriade di infortuni, ed un mercato a dir poco penalizzante. In una situazione difficilissima ha portato la sua Lazio ad un passo dalla Champions. Assolutamente inconcepibile chiedergli di più.
Il crollo - Il dato delle sconfitte è significativo. Solamente sei nelle prime 26 giornate. Altrettante nelle ultime dodici. E' qui che la Lazio ha perso il "suo" posto in Champions League. Come detto, gli infortuni hanno penalizzato troppo una rosa dimostratasi eccessivamente striminzita. Pochi, e di poco valore, i ricambi. Con l'ultima vittoria, contro l'Inter, sono stati evitati dei fastidiosi preliminari di Europa League.
UDINESE
E sono due! Per la seconda volta consecutiva l'Udinese centra il preliminare di Champions League. Non c'è altro da aggiungere. Altro capolavoro della premiata ditta Pozzo&Guidolin. Di Natale trascina ancora una volta i suoi con 23 reti. Ed all'ultimo respiro ecco la qualificazione per l'Europa che conta. Altra stagione da incorniciare per i friulani.
Top 3
Di Natale. Scrivi Udinese, leggi Totò. Ancora una volta il trascinatore dei friulani. Capitano, goleador, uomo assist, uomo-squadra. L'anima dell'Udinese che l'anno prossimo ritenterà la scalata in Champions League. Supera, come d'abitudine, quota venti in classifica marcatori.
Danilo. Che bella sorpresa! Il 28enne brasiliano, ex Palmeiras, dimostra di essere un gran bel difensore. Una vera e propria sicurezza alle spalle dei compagni. Infila una serie di prestazioni da incorniciare e si toglie anche la soddisfazione di segnare la sua prima rete in Serie A nella gara, poi persa, contro l'Inter.
Basta. La sua esplosione comporta l'accentramento di Isla. Basterebbe questo per far capire l'importanza del serbo nello scacchiere di Guidolin. Un autentico motorino sulla fascia, dotato di un ottimo piede, completa la sua stagione d'oro segnando ben 5 reti in campionato.
Flop 3
Floro Flores. Dopo l'exploit di Genova era lecito aspettarsi di più. Frenato da qualche infortunio non riesce ad imporsi come partner fisso di Totò Di Natale. Quattro gol sono pochi per uno con le sue potenzialità.
Barreto. Il primo anno di Bari è ormai un ricordo. Anche lui è tormentato da tanti, troppi infortuni. In pratica perde quasi un'intera annata, e di lui si perdono quasi totalmente le tracce.
Torje. Arrivato come il "Messi di Romania", incanta in avvio. Ben presto però svanisce l'effetto sorpresa. Il talento c'è, manca la continuità. I due gol messi a referto sono troppo pochi. Rimandato.
Fattore tecnico - Ogni anno il presidente Pozzo gli recapita un gruppetto di giovani sconosciuti. Lui li prova, li studia, li seleziona ed, immancabilmente, ecco materializzarsi un nuovo "fenomeno". La sua Udinese rimane sempre tra le squadre che giocano il più bel calcio del campionato. La conferma e la crescita di Danilo, l'esplosione di Armero a sinistra e Basta a destra, lo spostamento di Isla. Sono solo alcuni dei capolavori di Guidolin. Un altro campionato fantastico, un'altra vera impresa che porta la sua firma. A quando il salto in una big?
All'ultimo respiro - In una "strana" lotta per la Champions League, dove si contavano più le occasioni perse rispetto a quelle sfruttate, l'Udinese piazza l'allungo definitivo nel finale di stagione. Le due sconfitte consecutive contro Roma ed Inter non hanno demoralizzato la truppa di Guidolin. Nelle ultime cinque è arrivato un pareggio contro il Chievo e ben 4 vittorie consecutive. Decisive quelle contro Lazio e Catania.
MILAN
Fronteggiare tantissime partite con una decina di giocatori, anche importanti, out causa infortunio è stato probabilmente decisivo. Una lunga rincorsa al primo posto che sembrava saldo dopo la vittoria di Udine, poi il calo nella settimana decisiva sia per il campionato, che per la Champions. Sono mancate le forze, ed i giocatori, nel momento topico della stagione. Scudetto sfuggito, nonostante fosse ampiamente alla portata.
Top 3
Ibrahimovic. Nella stagione migliore dal punto di vista personale sia nei numeri, 28 reti in 30 presenze, che nelle prestazioni, più volte si è visto un Ibra a tutto campo, non arriva quel titolo che ormai era una consuetudine da otto anni. Rimane comunque uno dei due veri fuoriclasse del roster rossonero, nonché il miglior attaccante del campionato.
Thiago Silva. Il brasiliano è l'altro fuoriclasse agli ordini di Allegri. Ha dimostrato che l'appellativo di "miglior difensore del mondo" rispecchia fedelmente la realtà. Non è un caso che il suo infortunio, nel momento topico della stagione, sia coinciso con il crollo finale del Milan.
Nocerino. E' arrivato come "tappabuchi" proprio negli ultimi minuti del mercato estivo. L'infortunio di Flamini richiedeva un intervento ed ecco quindi i 500mila euro investiti sull'ex centrocampista del Palermo. Un ripiego? Tutt'altro! Il giocatore più utilizzato da Allegri è la vera rivelazione dell'anno. La solita corsa, i soliti inserimenti ma anche, e soprattutto, gli "insoliti" gol. Dieci in campionato più la chicca del Camp Nou. Chapeau!
Flop 3
Robinho. I movimenti, utili, sono quelli dell'anno scorso. La tecnica, è quella dell'anno scorso. L'allegria, è quella dell'anno scorso. Lo score finale però, è molto diverso. L'autentico uomo in più del diciottesimo scudetto, non ripete l'exploit. Solamente sei reti, meno della metà dello scorso anno, ma soprattutto diversi, clamorosi, errori sottoporta che rimangono negli occhi dei tifosi.
Aquilani. La stagione passata, nelle fila bianconere, sembrava essere ritornato quello di Roma. Vive una stagione non esaltante in maglia rossonera. Frenato da diversi infortuni, in campo non va quasi mai oltre la sufficienza. Inutile dire che da lui, sotto il profilo della tecnica e della personalità, ci si aspettava di più.
Taiwo. Solamente sei mesi prima di spedirlo in Inghilterra e di sostituirlo con Mesbah. Dal terzino nigeriano, reduce da ottime stagioni in Francia, ci si aspettava molto, molto di più. Troppo timido, mai decisivo. Quattro presenze in campionato, otto in totale, poi la partenza, senza rimpianti, destinazione QPR.
Fattore tecnico - Centosessantadue punti, uno Scudetto ed un secondo posto, una Supercoppa Italiana, due Semifinali di Coppa Italia, prima gli Ottavi e poi i Quarti di Champions League. I risultati parlano chiaro, in due anni Allegri ha raccolto tantissimo. Eppure i detrattori si moltiplicano. Mancanza di personalità, scelte sbagliate, idee confuse, mancanza di gioco e spirito polemico. Queste sono solo alcune delle critiche mosse al tecnico livornese. La rosa era qualitativamente e numericamente la migliore di tutto il campionato, alcune scelte possono non essere condivisibili (Thiago Silva contro la Roma, Emanuelson trequartista, le panchine/tribune di El Shaarawy, la gestione di momenti clou), tuttavia il problema principale rimane quello degli infortuni. Tanti, troppi anche per una rosa composta da 30 giocatori. Interi reparti ridotti all'osso per troppo tempo. E lo scudetto prende la via di Torino.
Non solo Muntari - Certamente verrà catalogato negli annali come uno degli errori più clamorosi della storia. La possibilità di andare sul 2-0, e di poter gestire un buon vantaggio. Ma non è lì che il Milan perde il campionato. La gara con la Roma, l'andata con il Barça, il pareggio di Catania, il ritorno al Camp Nou e la sfida con la Fiorentina. Poi, due settimane più tardi, il Bologna. Questo è il filotto negativo che pagano i rossoneri. Con i giallorossi salta Thiago Silva; arriva l'eliminazione dalla Champions ed in mezzo il pareggio di Catania; clamorosa la sconfitta interna con i Viola, anche più del pareggio con il Bologna. Troppi punti persi, il sorpasso della Juve e l'addio al sogno-Scudetto.
JUVENTUS
Quando ti trovi a lottare contro una squadra, sulla carta, più attrezzata di te. Quando mantieni un'imbattibilità lunga 38 giornate. Quando la tua difesa è la migliore del campionato. Quando il gioco è, a tratti, il più divertente. Quando metti insieme tutti questi fattori, non puoi che vincere lo Scudetto. Meritandolo. Nella sua nuova casa, lo Juventus Stadium, i bianconeri tornano alla vittoria. Una stagione esaltante durante la quale non è mancato nulla: prodezze, gol, errori, polemiche. Ha vinto la squadra più continua e più affamata. Chapeau!
Top 3
Pirlo, Marchisio, Vidal. Scegliere solamente tre nomi all'interno della squadra Campione d'Italia è riduttivo. Le nomination sono parecchie, tuttavia è il centrocampo a fare la differenza. Pirlo ritorna quello del 2006, un faro che illumina il gioco ed è anche capace di andare a segno. Marchisio e Vidal sono il perfetto elemento di giunzione con il regista. Corsa, tecnica e soprattutto tanti gol (16 in due). Un mix perfetto per un centrocampo esplosivo.
Flop 3
Elia. Lui rimane il mistero più grande: arrivato con le credenziali del potenziale campionissimo, non è mai, ma veramente mai, entrato nei radar del tecnico bianconero Conte.
Krasic. Il serbo ha avuto le sue chance, non le ha sfruttate al meglio ed ha passato la seconda parte di stagione seduto in tribuna.
Estigarribia. Il paraguayano ha accumulato più minuti degli altri due grazie alla capacità di ricoprire tutta la fascia; tuttavia, il giocatore ammirato nella Coppa America prometteva molto di più.
Fattore Tecnico - Impresa, capolavoro, miracolo. Sono solo alcuni degli aggettivi usati per definire il lavoro di Antonio Conte. Il progetto del 4-2-4 ben presto abbandonato. Pirlo fulcro del gioco, accompagnato e protetto da Marchisio e Vidal. Questo terzetto di centrocampo che diventa l'asse portante del gioco bianconero. Attorno a loro cambiano moduli, dal 4-3-3 al 3-5-2, ed interpreti. Chiellini da terzino sinistro a centrale, Barzagli perno della difesa, Lichtsteiner padrone della fascia destra, Vucinic punto fermo offensivo. L'imbattibilità di un intero campionato ed una difesa praticamente imperforabile. Gli unici nei rappresentati dal poco turnover nei ruoli chiave (l'anno prossimo con una Champions in più, sarà fondamentale) e la gestione non sempre condivisibile di alcuni uomini (Del Piero, Elia, Krasic).
Che finale! - Dieci vittorie ed un pareggio. Questo lo score, impressionante, dell'ultima parte di campionato. Nel momento decisivo, dopo una serie di tre pareggi che poteva complicare la corsa al titolo. Dopo l'allungo, che a molti era sembrato decisivo, del Milan. Cinque gol alla Fiorentina, due al Napoli, tre all'Inter, quattro a Roma e Novara. Poi il brivido del pareggio interno con il Lecce, prima del grande trionfo.
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Alessandro Bennici