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Le origini del pane
Quella che andiamo a raccontare è una storia antica, che inizia circa diecimila anni prima di Cristo, quando i ghiacci che coprivano l’Europa cominciarono a sciogliersi.
Dopo millenni in cui le terre erano rimaste coperte da una coltre di ghiaccio spessa centinaia di metri, la nuova disponibilità di terre e il clima mite portò ad un cambiamento profondo del modo di vita dell’umanità. Per lunghissimo tempo gli esseri umani avevano condotto un’esistenza nomade, cibandosi dei frutti spontanei che potevano raccogliere e della carne degli animali che riuscivano a cacciare.
Nel giro di pochi secoli l’umanità imparò ad allevare gli animali e a piantare i semi di determinate piante, attendendo il tempo giusto per raccoglierle e consumarle.
Tra l’altro, si ritiene che siano state le donne ad “inventare” l’agricoltura, poiché erano loro a conoscere le piante e i frutti ed erano sempre loro a macinare i semi raccolti per ottenere farina che cocevano su pietre roventi. È in questo periodo che troviamo statuette di terracotta che raffigurano immagini femminili e che sono interpretate come raffigurazioni della “Dea Madre” una grande divinità femminile che dispensava la fertilità della terra e delle donne.
In breve tempo questo pane primitivo divenne la base dell’alimentazione. All’inizio però non era lievitato. Furono gli Egizi a scoprire il segreto della lievitazione, forse per caso, avendo dimenticato l'impasto all'aria per cuocerlo il giorno dopo.
I greci invece iniziarono ad aggiungere latte, olio, formaggio, erbe aromatiche e miele, fino a produrre almeno settanta diverse qualità di pane. Tra l’altro furono loro i primi a panificare di notte. I Romani non solo lo producevano utilizzando diversi tipi di cereali, come il farro e l’orzo, ma compresero l’importanza sociale connessa alla disponibilità di grandi quantità di questo alimento. Panem et circenses era la formula con cui si definiva una vera e propria politica mirata ad ottenere il consenso mediante la distribuzione di farina per il pane e di biglietti d’ingresso per le corse dei cavalli.
Cibo e distrazione di massa erano insomma l’antidoto a quelle “rivolte del pane” che in tutti i tempi hanno rappresentato l’incubo dei governanti.
Infatti furono proprio le rivolte per il pane ad accendere la miccia della Rivoluzione Francese nel 1789. A questo proposito si racconta che la regina Maria Antonietta, che viveva nel lusso e separata dalla sua gente, sentendo che il popolo si ribellava per mancanza di pane domandò stupita perché non mangiassero, invece, le brioches.
Il pane ha accumulato nel tempo anche molti valori simbolici e religiosi.
Per gli Ebrei il pane azzimo, senza lievito, è quello cotto ricordando la notte in cui si prepararono a fuggire dall’Egitto, paese in cui erano schiavi. Il Messia, che si avvaleva sovente di simboli facilmente comprensibili presi dalla vita quotidiana, fece del pane e del vino i simboli del suo corpo e del suo sangue durante l’Ultima Cena.
Tra l’altro un’antica usanza vuole che il pane non debba mai essere posto sulla tavola capovolto.
In effetti i fornai, per rendere facilmente riconoscibile il pane destinato al boia, che era considerato impuro perché era a contatto con i morti, lo cocevano rovesciato. Per questo ancora oggi si crede che il pane rovesciato porti rovina.
Il menestrello ed il bandito
Nel 1970 Fabrizio De André pubblica il suo quarto album dal titolo “La buona novella”. Si tratta di un concept album in cui tutte le canzoni ruotano attorno a temi evangelici. L’album nasce da un’idea del paroliere Roberto Dané, ispirato alla lettura dei Vangeli apocrifi (in particolare, del “Protovangelo di Giacomo” e del “Vangelo arabo dell'infanzia”).
I Vangeli apocrifi sono una serie di testi che parlano della vita di Gesù, presentando spesso un carattere magico-fiabesco. Inoltre sono caratterizzati da una conoscenza molto approssimativa degli usi e costumi giudaici e spesso contengono errori di natura storica o geografica che li rendono documenti di scarso il valore storico. Per questi e altri motivi sono esclusi dal canone della Bibbia e non vengono letti durante le celebrazioni cristiane. Solo una parte dei vangeli apocrifi, tuttavia, è stata dichiarata eretica.
Altri, in particolare i vangeli apocrifi dell'infanzia hanno costituito una ricca fonte di ispirazione per molte raffigurazioni artistiche anche all’interno delle chiese, come per molte tradizioni consolidate.
Così, ad esempio, la tradizione del bue e dell’asinello nella grotta di Betlemme deriva dal “Vangelo dello pseudo-Matteo”; mentre il nome dei tre re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre deriva dal “Vangelo armeno dell'infanzia”. Il “Protovangelo di Giacomo” narra invece della nascita miracolosa di Maria, della sua infanzia al tempio di Gerusalemme e del matrimonio miracoloso con Giuseppe. Tutti elementi non presenti nei vangeli canonici.
Nel 1970 Fabrizio De André pubblica anche un 45 giri, “Il pescatore”/”Marcia nuziale”. La canzone del lato A, pur non essendo direttamente collegata al concept album “La buona novella” presenta elementi di vicinanza ideale. Un vecchio pescatore sta dormendo sulla spiaggia, quando viene svegliato da un assassino in fuga. Il vecchio, senza chiedere nulla, versa il vino e spezza il pane a chi dice di avere sete e fame. Semplici gesti, che dicono molto della visione della vita del cantautore genovese. Più tardi, invece lo stesso pescatore negherà con un sonno profondo ogni informazione ai gendarmi.
Il decennio successivo porterà De André ad avere effettivamente a che fare con banditi e gendarmi. Mentre gli ambienti della sinistra extraparlamentare criticavano duramente il cantante “borghese” De André, i servizi segreti lo spiarono per circa un decennio, sospettandolo di essere un simpatizzante delle Brigate Rosse. Anche l’acquisto di un terreno in Gallura da parte della sua compagna, Dori Grezzi, fu interpretato come il possibile indizio della creazione di un campo di addestramento per i terroristi.
Sempre in Sardegna De André ebbe modo, suo malgrado, di incontrare dei veri banditi. La sera del 27 agosto 1979, il cantante e la sua compagna furono rapiti dall'anonima sequestri sarda.
Vennero tenuti prigionieri per quattro mesi sulle montagne di Pattada, e liberati solo dietro il pagamento del riscatto. Al processo De André, coerentemente a quanto spesso aveva cantato, perdonò i suoi carcerieri, che in fondo erano degli emarginati, ma non i mandanti che erano invece persone economicamente agiate.
A proposito di pane e fornai, il brano “il Pescatore” fu riarrangiato dalla PFM (Premiata Forneria Marconi) nel 1979.
Si tratta di una versione eseguita anche in occasione del concerto svoltosi nel 2000, ad un anno dalla morte di De Andrè, al Teatro Carlo Felice di Genova. Vi presero parte molti nomi noti della musica italiana e ne fu tratto un CD i cui proventi sono stati destinati a progetti per l’infanzia avviati dalla Fondazione Fabrizio De André.
Fabrizio De André, il Pescatore.
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