Capsula di atterraggio papale
Ci mancava la devota ciliegina in questa giornata di blando cabaret in cui Angiolino Alfano si lamenta del fatto non si possa “accantonare” Berlusconi, parlandone come se si trattasse di una statuina di Capodimonte. E il tocco finale lo ha fornito il Papa da una Calabria praticamente semi deserta di fedeli invocando la discesa in politica dei cattolici, ma non per fare politica, bensì il bene comune.
Certo sono parole a dir poco stravaganti perché il bene comune è solo un oggetto vuoto se non lo si riempie di progetti e di prospettive. Sarà un bene comune che si abbia la più totale libertà di licenziamento o non piuttosto il contrario, che esistano dei diritti del lavoro? Sarà un bene comune fare supercondoni o non piuttosto richiamare tutti all’equità fiscale? Sarà un bene comune che siano i fedeli delle diverse religioni a sostenere le loro chiese o deve essere lo Stato con i soldi di tutti, quindi anche di non crede a dover sborsare l’oneroso obolo di San Pietro? Come si vede non esiste un bene comune che prescinda dalle idee politiche e dunque anche di interessi e visioni di parte.
Ma lasciando cadere il non senso di queste affermazioni, dalle quali non si può allontanare il sospetto di una debordante ipocrisia, quando mai in questo Paese i cattolici non sono in politica? Ci sono stati in 45 anni di Democrazia cristiana, ci sono stati e ci sono in posizione preponderante nei governi Berlusconi e nelle sue schiere, ci sono in numero consistente e condizionante anche nell’opposizione. Ci sono ufficialmente dal 1912, anno del patto Gentiloni e ci sono anche da molto prima, se i cattolici progressisti riuniti nell’Opera dei congressi non fossero stati scomunicati per il terribile peccato di appoggiare le riforme sociali. Ci sono stati con Don Sturzo e forse durante il ventennio se il Vaticano non avesse preferito le forze reazionarie e la conseguente dittatura di Mussolini. L’unica novità politica per questo Paese sarebbe di non avere cattolici in politica e soprattutto non cattolici fedeli alle gerarchie che li ricompensano convogliando voti su di loro, furbi et orbi.
Quindi o il Papa è appena sbarcato da Marte e non sa nulla del Paese nel quale ha fatto evidentemente finta di vivere per trent’anni filati, oppure vuole prenderci paternamente in giro. E’ lo schlechter Witz* ratzingheriano si vede, dal momento che egli ci annuncia l’appoggio Vaticano all’ennesimo parito cattolico destinato ad appoggiare il Vaticano nella pretesa di fare dell’Italia uno stato confessionale, visto che Silvio è ormai impresentabile come defensor fidei, nonostante l’abbondante uso di crocefissi anche le più improbabili occasioni. Così anche si spiega cosa debba essere inteso per bene comune: quello della Chiesa.
*Spirito di patata