Papa Francesco apre la porta Santa del Giubileo nella Cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica centrafricana. Il Pontefice ha scelto non a caso questo martoriato paese dell’Africa subsahariana.
Era il 2013 quando la violenza religiosa esplose in Repubblica Centrafricana. In esecuzione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza (CdS) delle Nazioni Unite 2121, giovedì 5 dicembre 2013 venne approvato all’unanimità l’intervento francese e africano nella Repubblica Centrafricana in lenta agonia dopo il colpo di Stato del 26 marzo dello stesso anno operato dal gruppo di guerriglieri appartenenti al gruppo di combattenti di fede islamica di Seleka che deposero il Presidente Francois Bozizé anch’esso arrivato al potere con un Colpo di Stato nel 2003.
Le Nazioni Unite intervennero prima che le violenze tra la maggioranza cristiana e la minoranza musulmana che aveva preso il potere sfociassero in un genocidio. L’estremismi religiosi di entrambi i lati furono favoriti da un territorio senza legge e senza istituzioni.
La Balcanizzazione dell’Africa subsahariana dipende essenzialmente dalle frontiere tracciate dai coloni che sono state disegnate senza una nazione alle loro spalle. Negli ultimi anni, il limbo di violenza religiosa in cui è caduto il Sahel, questa striscia che taglia da est a ovest il continente a meridione del grande deserto del Sahara, è indicativo della scelleratezza del mondo moderno.
Gli Stati che vengono attraversati da questa linea immaginaria vengono tagliati in due con un nord musulmano e un sud non musulmano, perlopiù cristiano costretti a vivere uniti in una stessa istituzione statale. Difficile creare una identità condivisa e procedere uniti al seguito di essa.
Il caso più emblematico è quello del Sudan che ha dovuto compiere una secessione per porre fine alle violenze, creando il Sud Sudan cristiano a differenza del Sudan, islamico.
Il Papa aprendo la porta Santa a Bangui, nella Repubblica con due fedi in lotta tra loro ha dato un segnale di pace e tolleranza. “Diamogli speranza” sembra essere lo slogan. Una speranza fatta di vita pacifica in questo scacchiere geopolitico controverso e diviso.
La storia violenta della Repubblica Centrafricana:
1 dicembre 1958. Barthelemy Boganda, presidente del Gran consiglio dell’Africa equatoriale francese (Aef) propone di creare una repubblica centrafricana formata da Oubangui – Chari, Ciad e Gabon.
29 marzo 1959. Boganda muore nello schianto al suolo, mai chiarito, del velivolo militare francese Noratlas.
13 agosto 1960. Si proclama l’indipendenza dell’Oubangui – Chari con il nome di Repubblica Centrafricana (Rca). Il presidente David Dacko instaura un regime a partito unico
1 gennaio 1966. Colpo di Stato del colonnello Jean Bédel Bokassa
4 dicembre 1977. Bokassa, sostenuto dalla Francia, viene incoronato imperatore
21 settembre 1979. Bokassa viene deposto e sostituito da Dacko, con l’aiuto dell’esercito francese (operazione “Barracuda”)
1 settembre 1981. Colpo di Stato del generale André Kolingba, che instaura un regime militare
Settembre 1993. Ange-Félix Patassé è eletto presidente. Nel 1999 è rieletto
16 marzo 2003. Colpo di Stato del generale Francois Bozizé, che vince poi le elezioni presidenziali e legislative della primavera del 2005
2006. Inizia la ribellione nel Nord
24 marzo 2013. La Seleka si impadronisce del potere
14 settembre 2013. Scioglimento annunciato della Seleka
IL LIMBO DEL SAHEL