Il Paradiso perduto è uno dei poemi più importanti della letteratura inglese. Scritto da John Milton nella seconda metà del Seicento racconta, in versi, la caduta di Satana e la cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva attraverso un susseguirsi di episodi e dialoghi da cui si evince una visione della condizione umana e del libero arbitrio intrisa dei valori dell'epoca, ma ricca, ancora oggi, di spunti interessanti sul rapporto Uomo/Dio e Uomo/Donna. Un'umanità che ha ispirato prima il pennello dell'artista William Blake nel 1700 e poi, con l'edizione tradotta da Roberto Sanesi per i Millenni Einaudi, Emilio Tadini. L''edizione Oscar Mondadori è stata accompagnata dalle acqueforti di un altro artista milanese Enrico Baj.
La mostra dei disegni di Emilio Tadini si inserisce all'interno della mostra Praline: prelibatezze dal mondo dell'arte. Una collana di video divulgativi su autori importanti dell'arte italiana e internazionale che ha voluto terminare il primo ciclo, costituito da 50 Praline con una puntata dedicata interamente a Emilio Tadini.
Le tavole esposte saranno 14, tutti disegni a matita.
" Poi ho cominciato a leggere il testo di Milton - che fino a quel momento avevo soltanto scorso. Io mi sforzavo di immaginare figure, una dopo l'altra. E, invece, è stato come se mi fossi visto davanti, prima di tutto, uno spazio. Come se in quel testo io avessi visto aprirsi uno spazio complesso, movimentato. Campi lunghi - e poi, di colpo, piani ravvicinatissimi. Un fluire denso di parole, un tono sontuoso, disteso - bloccato, arginato di colpo, dall'improvviso alzarsi di immagini quasi violente, luminosissime. E molti "fortissimo" inaspettati... ".
Così Emilio Tadini scriveva nella nota introduttiva all'edizione da lui illustrata del Paradiso perduto di John Milton, capolavoro della letteratura inglese, pubblicato nel 1992 da Einaudi nella nobile collana dei "Millenni". Con queste parole Tadini - scrive Giacomo Raccis - provava a spiegare come fosse nato il lavoro di un disegno composto "a margine" di un testo tanto denso e complesso, sontuoso e anche "barocco", come piaceva a lui. Il disegno, in queste tavole, si sbriglia rapidamente, si fa condurre dall'emozione per provare a riprodurre la potenza della lettura, ma anche la componente visionaria (e pure sonora) che ogni testo porta in sé. Da qui la decisione di comporre per l'occasione delle tavole senza margini, che oltrepassassero cioè i confini della pagina per mostrare la permeabilità profonda delle forme espressive, vera ragion poetica dell'arte di Tadini. Che da pittore illustrò gli scrittori - e li citò, e rese loro omaggio, nei propri quadri -, e che da romanziere e da poeta seppe dare forza visiva alle parole, mostrando come le figure di suono possano ribaltarsi rapidamente in figure tout court.
È un rapporto complesso e ricco, quello che nell'opera tadiniana lega pittura e scrittura, disegno e narrazione; un rapporto che nasce probabilmente nella consapevolezza della comune missione di queste due forme dell'espressione umana, quella di "tracciare", piuttosto che di definire, come la linea che non marca un confine, ma indica piuttosto un movimento, o come la parola, che aprendosi alla polisemia, mostra le infinite possibilità che un semplice racconto può aprire".
Giacomo Raccis è laureato in Lettere moderne all'Università degli Studi di Milano e dottorando presso l'Università di Bergamo con una tesi intitolata L'opera letteraria di Emilio Tadini. Ha pubblicato diversi articoli scientifici sulla narrativa italiana del secondo Novecento (Calvino, Flaiano, Tadini, Bianciardi, Morselli, Sciascia) e si occupa di letteratura francese dell' extreme contemporain (Mauvignier, Vasset). Scrive di libri su diverse testate in rete (Doppiozero, Le Parole e Le Cose, Nazione Indiana) e codirige la rivista di cultura online La Balena Bianca ( www.labalenabianca.com).