Magazine Diario personale
di Maria Pia Caporuscio. Mi trovo in casa dei miei zii a cui la sorte ha concesso di nascere in una delle più belle isole del mondo, un paradiso naturale regalato come patrimonio agli esseri umani. Tutto qui è meraviglioso a cominciare dal mare di un azzurro immacolato come il cielo d’estate, agli scogli che sorgono dalle acque come per miracolo, alla vegetazione lussureggiante, al profumo di salsedine e di zagara, che il vento regala ai nativi del luogo e ai suoi visitatori. Ovunque si posa il mio sguardo è un piacere per i miei occhi, che possono godere di questa bellezza del creato, dove si può toccare con mano l’amore grande di qualcuno, nel regalarci un pianeta così meraviglioso. Dinanzi a questo spettacolo che mi toglie il fiato e la possibilità di descrivere quel che vedo, mi chiedo come sia possibile non prendersi cura di questo paradiso e conservarlo gelosamente intatto, per le future generazioni. Mi chiedo come si può solo spostare una pietra senza ferirla. Ma se il mio sguardo si posa sulle abitazioni sorte come funghi dei nuovi padroni di questo luogo, fatico ad ingoiare quel nodo che mi strige la gola. Cancellate le povere casette dei nativi per far posto a lussuosi monumenti allo spreco, dove gente totalmente estranea agli umili e generosi figli di questa isola che un tempo l’arricchivano e vederli spadroneggiare e violare questo innocente paradiso, mi fa stare male. Dove sono finiti i nativi di quest’isola la cui ricchezza era costituita solo dalla bellezza di questo luogo e sono stati costretti a rinunciare anche a quella? Anche loro sono andati ad ingrossare le fila dei disoccupati nelle periferie delle città del Nord? Era troppo bella quest’isola per lasciarla nelle mani di poveri pescatori e contadini e quindi cacciarli e trasformarla in un covo per miliardari è stato facile. Quale “sistema” immorale e contro natura è mai questo, dove i ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri sempre più poveri? Che “sistema” è questo dove degli inutili parassiti arrivano a piegare anche la natura, sfruttando non solo le sue ricchezze, ma anche vite umane? E come si fa a non condannare un “sistema” che priva la gran parte degli abitanti dell’intero pianeta, di godere delle bellezze che ci circondano, rinchiudendoli per tutto il giorno in luoghi di lavoro, dove sono costretti ad arricchire questi esseri spregevoli, mentre ad essi viene concessa soltanto la possibilità di sfamarsi? Ma quando riusciremo a toglierci questo cappio con il quale ci soffocano fin dalla nascita? Quando capiremo che non esistono “superuomini” ai quali essere costretti ad inchinarci? Quando ci renderemo conto che questo sistema del trionfo dei capitalisti è immorale, osceno e criminale e trovare il coraggio e la forza di ribaltarlo? Non siamo più scimmie e la legge della foresta, dove il più forte deve dominare, non può più essere accettata da uomini civili. Ma come si fa a tenere in piedi un sistema di potere, che arricchisce in modo spaventosamente esagerato, un pugno di esseri senza scrupoli mentre condannano il resto dell’umanità ad accettare la schiavitù per non morire di fame? Come si può subire questa feroce ingiustizia per il sordido piacere di imperare, da parte di questi dannati? E come possono gli uomini non ribellarsi come farebbe qualsiasi altra specie meno evoluta? Basterebbe la semplice volontà di unirci tutti insieme per costringere questi bastardi a più miti consigli. La nostra schiavitù potrà finire solo il giorno in cui ci renderemo conto di essere nati liberi e non permettere mai più a nessuno di gestire le nostre vite!