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Il Partenariato Pubblico Privato: Fabio Millevoi e Silvia Rita Sedita | i punti di vista di due protagonisti del Progetto PROFILI

Creato il 08 aprile 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

Il Partenariato Pubblico Privato: i punti di vista di due protagonisti del Progetto PROFILI

Nell’ambito del progetto europeo Profili, coordinato dalla Regione Veneto, le voci autorevoli di Fabio Millevoi direttore di Ance Friuli Venezia Giulia e di Silvia Rita Sedita docente e ricercatrice dell’Università degli Studi di Padova, ci hanno raccontato in un’intervista il loro punto di vista sul Partenariato Pubblico Privato. Hanno detto la loro sulla realizzazione di un modello efficace di gestione, hanno evidenziato le criticità, raccontato i casi di successo e analizzato il progetto europeo Profili.

L’Università di Padova ha svolto un ruolo importante nel progetto effettuando interviste alle imprese e analizzando focus group come racconta la dott.ssa Sedita “…abbiamo raccolto e analizzato il materiale relativo a 24 focus group realizzati in territorio transfrontaliero (che vedono coinvolte 41 PA) e a 370 questionari rivolti alle imprese. Ciò ha permesso di popolare una piattaforma elettronica di incontro tra domanda e offerta per migliorare i processi di PPP nel settore delle costruzioni edili, attualmente fruibile dal sito PROFILI”

“…la prossima programmazione europea 2014/2020 offrirà importanti spazi di operatività al PPP nel recupero delle aree dismesse, nella rigenerazione urbana, nell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico nel segmento turistico, quest’ultimo, soprattutto nell’area transfrontaliera” preannuncia il dott. Millevoi, concludendo il suo punto di vista.
Interviste tutte da leggere per comprendere meglio il PPP.

INTERVISTA A:

Millevoi
Fabio Millevoi Direttore ANCE Friuli Venezia Giulia

Febbraio 2014

In merito al PPP quali sono le criticità che ci vuole evidenziare?

La valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del Partenariato Pubblico-Privato (PPP), quale strumento per la realizzazione di opere pubbliche di pubblica utilità, in Italia sconta una rilevante carenza o, quanto meno, una parziale informativa.

Le ricerche finora effettuate, come riportato anche in una recente indagine realizzata dal Centro Studi dell’ANCE, offrono principalmente risposte di tipo qualitativo, basate sui comportamenti degli agenti maggiormente rappresentativi piuttosto che su un’analisi dell’iter complessivo delle iniziative intraprese.

Infatti, le consuete analisi delle gare di affidamento di “concessioni di costruzione e gestione”, attraverso le procedure ad iniziativa pubblica o ad iniziativa privata, continuano a riportare valutazioni su un mercato solo “potenziale” portandoci a conclusioni lontane dalla realtà, in quanto fotografano, soprattutto, l’attivismo delle amministrazioni che viene letto essenzialmente come un indicatore di efficienza amministrativa. Il fatto che le amministrazioni, troppo spesso, non riescano a tradurre le iniziative in progetti concreti viene, viceversa, lasciato in secondo piano.

Cosa può dirci sul progetto Profili, quali gli aspetti che vuole evidenziare?

Un dato che il progetto Profili ha voluto invece approfondire per capire, innanzitutto,  le difficoltà  che le formule di PPP, e in prima battuta della finanza di progetto, incontrano nella trasformazione delle idee in opere e quindi in servizi per la collettività.

Attraverso i numerosi focus group promossi si è evidenziato che la finanza di progetto non possa essere considerata come un semplice strumento/contratto a cui l’Ente pubblico ricorre quando non ha le risorse sufficienti né può essere valutata come un surrogato dell’appalto seguendone le relative logiche. Impone, infatti, una visione strategica più ampia di un normale appalto e soprattutto richiede specifiche conoscenze economico finanziare e adeguate professionalità che l’Ente locale, generalmente di piccole medie dimensioni, non ha al suo interno.

Secondariamente l’Ente ricorre al PPP per poter contare sulle capacità progettuali del mondo imprenditoriale ma non sempre è facile trovare il giusto bilanciamento fra il quid pluris che l’Amministrazione ottiene dalle idee progettuali dei privati e la sostenibilità economico-finanziaria che l’impresa persegue.

Qual è secondo Lei la strada da seguire per un buon funzionamento del sistema PPP? Quali gli ostacoli da superare? 

Il modello da ricercare è quindi quello della co-decisione sia sul progetto, molto spesso le imprese hanno segnalato che vengono chiamate a “disegno” definito, sia sulla gestione dell’iniziativa in modo da offrire qualità all’amministrazione e certezze ai soggetti privati nell’impostazione, realizzazione e gestione della proposta.

Purtroppo la normativa vigente valorizza ancora troppo poco la figura del promotore.

In ogni caso per attrarre investimenti privati e capacità progettuali, ma soprattutto per evitare distorsioni e bad practices, l’Amministrazione deve avere chiaro soprattutto quello che non vuole dalla proposta del privato e assicurare il trinomio base ossia certezza dei tempi, delle regole e delle decisioni.

Pertanto, a fronte del fatto che le scelte da intraprendere dovranno sempre più scontrarsi con un’accentuata scarsità di risorse pubbliche, a causa della grave crisi di liquidità che il sistema  pubblico sta registrando anche per i vincoli imposti dal Patto di stabilità, è importante giungere a definire un modello di governance che responsabilizzi attori pubblici e privati attraverso una stretta concertazione nella gestione delle iniziative di sviluppo del territorio.

Ciò vuol dire codificare un nuovo rapporto pubblico-privato basato su imparzialità, trasparenza, pubblicità e partecipazione al procedimento, riconoscendo nel contempo le capacità propositive e realizzative delle imprese nel pieno rispetto dei differenti ruoli.

Ritengo, infine, che la prossima programmazione europea 2014/2020 offrirà importanti spazi di operatività al PPP nel recupero delle aree dismesse, nella rigenerazione urbana, nell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico nel segmento turistico, quest’ultimo, soprattutto nell’area transfrontaliera. Un’opportunità che deve essere gestita attraverso un percorso responsabile e di comune impegno per realizzare in questa area un laboratorio dove sperimentare soluzioni innovative.

INTERVISTA A

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Silvia Rita Sedita Docente e ricercatrice presso l’Università di Padova

Come si inserisce l’università di Padova nel progetto Profili?

Il progetto è organizzato in 5 Workpackages. L’Università di Padova, ed in particolare il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali M. Fanno,  coordina il Workpackage 2 “Raccolta e Normalizzazione dati”. Il team di ricerca, di cui io sono il project manager, vede come membri Roberta Apa, Annalisa Caloffi, Francesca Gambarotto e Stefano Solari. Il gruppo si avvale di competenze eterogenee che spaziano dal management dell’impresa alle politiche di sviluppo locale, all’economia territoriale, all’economia politica. Compito del team di ricerca è stato quello di raccogliere informazioni sia da parte delle Pubbliche Amministrazioni (PA) che dalle imprese. Rispettivamente, oltre a fornire dettagli circa criticità e potenzialità del ricorso al PPP (partenariato pubblico-privato), hanno permesso di collezionare i piani di sviluppo triennali e le priorità di intervento delle PA, e mappare le competenze delle imprese operanti nella filiera allargata delle costruzioni edili.

Un territorio come quello transfrontaliero caratterizzato da PMI può affrontare con successo il PPP (Partenariato Pubblico Privato)?

Le PMI spesso rimangono escluse dalle procedure classiche di approvvigionamento di opere pubbliche, che, giocando sul meccanismo del massimo ribasso, presuppongono una scalabilità che solo la grande dimensione può assicurare. Allacciare rapporti di collaborazione con altre imprese nel settore e promuovere progetti di nicchia volti alla sostenibilità ambientale, l’efficientamento energetico degli edifici, l’innovazione, può essere una via percorribile per accedere a questi bandi. Le PPP, inoltre, permettono di stabilire criteri di aggiudicazione che possono premiare la qualità e l’innovazione, che, di norma, venivano trascurate nelle procedure classiche di selezione.

Quali sono i limiti che la ricerca in Profili ha messo in evidenza per l’adozione del PPP nell’area per le PA? E per le imprese?

Emergono chiaramente delle criticità in merito alle PPP nell’area. In generale la crisi economica non aiuta a portare avanti programmi di lungo periodo che richiedono investimenti a rischio, e incerta è anche la modalità di ripartizione del rischio tra pubblico e privato. Si aggiunga che la scarsa convergenza tra interessi del pubblico e interessi del privato rendono spesso difficile il decollo di opere in PPP. Le imprese hanno difficoltà ad ottenere crediti e garanzie dalle banche, soffrono della mancanza di tempi certi per quanto concerne la realizzazione dell’opera e della scarsa certezza nelle modalità e tempi di pagamento. Questione delicata è poi quella legata ai fenomeni di corruzione che inquinano le buone prassi. Le PA dal canto loro soffrono della eccessiva burocratizzazione dei processi, della carenza di figure professionali capaci che siano di supporto alla gestione ed attuazione di progetti di PPP. E’ poi all’ordine del giorno la questione legata all’instabilità politica, che rende incerta la durata dell’amministrazione e di conseguenza la garanzia di proseguimento di un’opera avviata.

Ci può raccontare qualcosa delle vostre attività al’interno del Progetto? La ricerca fatta quante imprese ha coinvolto e quanti comuni?

In particolare ad oggi abbiamo raccolto e analizzato il materiale relativo a 24 focus group realizzati in territorio transfrontaliero (che vedono coinvolte 41 PA) e a 370 questionari rivolti alle imprese. Ciò ha permesso di popolare una piattaforma elettronica di incontro tra domanda e offerta per migliorare i processi di PPP nel settore delle costruzioni edili, attualmente fruibile dal sito PROFILI (http://www.profili-ita-slo.eu).

Sono previsti degli eventi che permettano a chi è interessato di conoscere i risultati delle ricerche dell’Università di Padova?

I risultati raggiunti verranno comunicati durante un convegno internazionale avrà luogo il 27-28 Marzo 2014 presso la sala dell’Archivio Antico del Bo. Si tratta di un convegno su due giornate, la prima in lingua italiana e slovena, prevalentemente rivolto alle imprese e alle PA, la seconda, in lingua inglese, che approfondisce le tematiche di interesse del progetto dal punto di vista scientifico. Di particolare interesse sarà l’intervento di Matti Siemiatycki, dell’Università di Toronto, che illustrerà le modalità di impiego delle PPP in Canada, e di Stephen Pryke, della University College London, che ci fornirà degli interessanti strumenti di analisi relazionale applicati alla gestione di progetti complessi. Non mancheranno contributi di rilievo da parte di altri studiosi del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova. A chiudere entrambe le giornate due tavole rotonde che lasceranno ampio spazio al dibattito. Il 27 la tavola rotonda sarà coordinata da Alfredo Martini (Direttore di EST e EST magazine), mentre il 28 il timone verrà lasciato a Stefano Solari. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione al sito: http://www.economia.unipd.it/ricerca/ricerca/progetto-profili/convegno-finale.

Esiste un report del vostro lavoro di ricerca?

Insieme a Roberta Apa sto curando un report di ricerca che verrà pubblicato da  Del Gallo Editore e sarà reso disponibile durante il convegno del 27-28 marzo a Padova. Il testo fornisce alcune conoscenze di base circa l’andamento del settore delle costruzioni e le procedure di PPP. Inoltre, contiene la descrizione e i risultati delle analisi effettuate. Il contributo realizzato si propone come un buon punto di partenza per chi si accosta alle dinamiche di PPP nel settore delle costruzioni edili, a beneficio di imprese e PA.

Quali secondo te le sfide maggiori a livello manageriale e organizzativo per le PMI per affrontare il PPP in area transfrontaliera?

Le PMI si trovano di fronte ad un terreno potenzialmente interessante dove poter investire con capacità e competenze distintive. Dal punto di vista manageriale, però, la piccola impresa sconta una generale incapacità di pianificare azioni nel lungo periodo, frutto di una miopia strategica che fino a qualche anno fa non metteva a rischio la sopravvivenza dell’impresa. Ora più che mai sono necessari investimenti importanti in innovazione, materiali e processi eco-sostenibili, internazionalizzazione. La collaborazione transnazionale apre di sicuro la possibilità di accedere a nuovi mercati, di sperimentare tecniche costruttive diverse e di generare un efficace scambio di conoscenze tra imprese e PA di paesi diversi. PROFILI ha gettato un amo nel mare delle PPP in area transfrontaliera…vedremo se qualche impresa saprà cogliere l’opportunità!

Ufficio Stampa Arte Laguna
Alessandra Lazzarin
[email protected]
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