Nonostante le mie esperienze e ciò che ho raccontato sulla gestione del parto non mi ritengo una fanatica del parto naturale. Come ho più volte scritto, qui e in giro per il web ogni donna ha il diritto di vivere il suo parto come lo desidera. In un bosco, in un ospedale super attrezzato, aiutata da canti e danze o dall’epidurale.
Io ho scelto per due volte casa nostra e l’ultima volta l’ostetrica è arrivata a cose fatte. Ho coronato il mio desiderio di partorire da sola, di gestire quel momento a modo mio. E’ stato un sogno che si è realizzato perché Samuel è nato in un orario in cui l’ostetrica non poteva arrivare in tempo. Un colpo di fortuna…
Esiste anche la possibilità di partorire da sole perché così si decide di organizzarsi. Con un’amica, una doula, il proprio compagno o in perfetta solitudine. Una scelta che io non sarei riuscita a fare. Io alla mia ostetrica l’avevo detto: “Voglio fare tutto da sola, ma tu devi essere lì pronta per capire se qualcosa non va e per intervenire se serve”. La mia parte razionale non mi avrebbe mai permesso una scelta diversa.
E a tal proposito mi piacerebbe anche spendere due parole su una frase che sento spesso negli ambienti “pro-naturale”: le donne sanno partorire. Vero, ma solo in teoria. Da troppo tempo non viviamo più nella foresta dove le nostre antenate si appartavano in solitudine per dare alla luce i loro piccoli. Su di noi si sono depositati strati di cultura che ci hanno fatto dimenticare tantissime cose. Io ho avuto bisogno di tre parti per togliere tutto ciò e riuscire a vivere in autogestione il mio quarto parto.
Un po’ come per l’allattamento: tutte le donne (o quasi) possono allattare, ma quante ai nostri giorni lo fanno? E non solo per scelta, la maggior parte non allatta per mancanza di informazioni. Il che è paradossale se consideriamo che l’allattamento dovrebbe essere qualcosa di fisiologico. Quindi forse sarebbe più corretto dire che le donne non allattano più per un eccesso di informazioni….
Il fatto è che non siamo solo mammiferi, le “istruzioni” per partorire sono scritte nel nostro DNA, ma noi spesso non sappiamo più leggerle. C’è chi intraprende un percorso di conoscienza di sè tale da riuscire ad essere in sintonia col proprio corpo e di riuscire a partorire in auto gestione anche il primo figlio. Ma non è così per tutte e questo non dovrebbe mai essere vissuto come una mancanza per cui sentirsi in colpa o inadeguate.
Ogni donna arriva al momento del parto con una sua storia alle spalle, con aspettative, paure, desideri… a me piacerebbe vedere il parto vissuto per quello che è: un’esperienza straordinaria nella vita di una coppia e soprattutto di una donna… e non un momento così problematico da dover essere affidato ad un professionista nella sua gestione e nemmeno così esaltato da diventare lo scopo di una gravidanza… perché lo scopo rimane quello di dare alla luce il proprio bimbo!Per questo motivo non mi considero migliore, più brava, più donna o più mamma di chi sceglie l’ospedale o di chi finisce la sua gravidanza con un taglio cesareo. Racconto delle mie esperienze perché siano di supporto a chi sente di voler vivere questo momento al di fuori degli schemi socialmente accettati e per instillare il seme del dubbio in chi è convinta che un parto autogestito sia una scelta folle!
Nella speranza che qualche quasi-mamma leggendo le mie parole senta il desiderio di andare oltre quei limiti che la nostra cultura ci impone e capire di che cosa lei e il suo bimbo hanno realmente bisogno…