Il parto indotto: come risolvere la pigrizia neonatale

Da Chiara1977 @BimboWebnet

Il parto indotto viene praticato a partire dalla 40 settimana di gestazione, ma bisogna tenere conto che una gravidanza è fisiologica fino alla 42sima settimana perché ogni donna ha un ciclo che non sempre è di 28 giorni. Con l’ecografia della 12esima settimana mira a stabilire delle misure che vengono confrontate con i dati riportati in tabelle standard. In questo modo è anche possibile calcolare la presunta data del parto.
Quando la gravidanza è ormai conclusa ma il bambino non nasce, l’ospedale applica il proprio protocollo di riferimento per il parto indotto. Le tecniche per l’induzione sono diverse e comprendono sia manovre manuali che la somministrazione di farmaci che favoriscono l’inizio del travaglio.
Già dopo la 40esima settimana, è necessario che la futura madre si sottoponga ad alcuni esami che stabiliscono le condizioni di salute generale e se è utile indurre il parto. Questa pratica è adottata soprattutto se sussistono situazioni di sofferenza fetale, rottura delle acque anticipata, diabete e gestosi della mamma.
Il parto indotto è stimolato attraverso la somministrazione di farmaci che favoriscono il travaglio. Prima però si stimolano le membrane del collo dell’utero in maniera manuale. Se questo massaggio non porta i risultati sperati si procede con gli aiuti chimici per far iniziare il travaglio. Di solito, le contrazioni cos prodotte sono più forti e più dolorose ema il travaglio è più veloce rispetto a ciò che avviene quando si partorisce in maniera naturale.
L’importante è che il collo dell’utero sia pronto e maturo così che le contrazioni possano portare al travaglio e al parto. Il parto indotto non arreca danni al bambino e le sue condizioni vengono tenute sotto controllo costantemente, in particolare il battito cardiaco.
Se i farmaci non sortiscono nessun effetto il personale medico decide o di procedere con taglio cesareo oppure di riprovare con un ulteriore ciclo di farmaci.


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