Magazine Diario personale

Il Passadore scortese

Da Il Gazzettino Del Bel Mondo
Immagine tratta dal profilo di Romina Uguzzoni

Immagine tratta dal profilo FB di Romina Uguzzoni

Chi è Mattia Passadore? In quale categoria di maschera contemporanea potrebbe essere incasellato? Non è facile, al contrario della presa “simpatica” che esercita sullo spettatore di Colorado. Il personaggio, creato e inventato dall’attore genovese Enzo Paci, è un unicum nel suo genere e ha radici (cabarettistiche e teatrali) ben oltre l’angolo di un’apparente improvvisazione goliardica. Sì, perché Paci dà proprio l’impressione di quel compagno di classe così divertente che a ricreazione ci allietava con l’imitazione dei prof. Un’impressione, appunto, perché il Passadore è un “personaggio” e, come tale, emerge da una precisa costruzione attoriale e autoriale.

Nevrotico, smemorato e ipocondriaco. Lo sketch ha il suo incipit sempre da uno smarrimento: una volta è la carta d’identità, l’altra il “portafoglino” oppure, addirittura, il cane o il costume per Halloween. Ovviamente la colpa è sempre di qualcuno preposto a giocargli il malsano scherzo (paranoico), per cui il nostro si agita fino al parossismo tanto da richiedere un urgente ricovero al Pronto Soccorso (sempre, ovviamente, per nulla).

Trova sempre ostacoli che gli complicano la vita e che lui scorge nel suo nemico n. 1, il “cagacazzi” (in realtà, vero e proprio alter ego di Mattia stesso). Le sue reazioni sono sgarbate e “cattive”; è egoista non per natura ma per circostanza: ti risponde pan per focaccia (ma il vino bianco preferisce tenerlo per sé). È il più furbo e se lo crede; la sua presunzione lo porta anche a convincersi di un’avvenenza fisica che è contraddetta dall’aspetto nerd.

Taluni hanno spesso avvicinato questo personaggio all’aura dei caratteri generati da Paolo Villaggio, in una costellazione di mezzo tra Fracchia e Fantozzi. Certo, l’estrazione genovese è quintessenziale; ma, senza uscire dalla città, io oso di più e scomodo addirittura Govi. Sì, perché Mattia è l’ultimo discendente di quello Steva de I manezzi pe majâ ‘na figgia (I maneggi per maritare una figliola), interpretato proprio da Govi. Me lo ricorda il passo narrativo che ti intriga e ti fa già ridere dalla prima battuta. Avete presente quando Steva racconta che era uscito per “prendere i suoi raggi” e la gente di passaggio lo confonde per un mendicante? Ecco, Passadore non è da meno ogni volta che si appresta a comunicarci – con ansia – quanto gli è successo. E attenzione perché quello è sempre il motore della storiella sceneggiata. Basta un “Ero lì che… ” ed entriamo nel suo mondo.

Bastardo come Mr. Bean, psicolabile come Epifanio, iperecinetico come Jerry Lewis, monomaniaco come Mario Pio, Mattia Passadore è soprattutto lo specchio di una genovesità mugugnona declinata secondo un inesauribile schema di tic tipici da Voltri a Nervi. “Ragazzi niente scherzi perché divento una iena, belin!”. Marchio inconfondibile. (R.S.)

Antologia

La carta d’identità

Cinzia, dove sei?

– Il costume da Halloween

– Il portafoglino

– La rapina



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