Il “Passenger” del fumetto: intervista a Christian G. Marra

Creato il 01 settembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Christian G. Marra è  nato nel gennaio del 1972 a Trento, dove si è diplomato al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, vive a Milano dal 1991, anno in cui ha incominciato l’Accademia di Belle arti di Brera, terminata nel 1995. Cresciuto con Paperino,l’Uomo Ragno e Metal Hurlant ha lavorato come grafitista, insegnante di disegno con i bambini, illustratore, partecipando a diverse mostre e a numerose iniziative benefiche. Nel mondo del fumetto professionale  è stato collaboratore di Leone Cimpellin e assistente alle matite di Paolo Bacilieri. Dal 2003 lavora attivamente come storyboard artist ed illustratore  per le maggiori case di produzioni pubblicitarie e con i più famosi registi internazionali. Nel 2007, durante la mostra internazionale dei comics Lucca Comics & Games ha presentato la sua nuova rivista bilingue The Passenger, un magazine “crossover”  con storie brevi scritte da registi internazionali di cinema e pubblicità e disegnate da talentuosi  illustratori e fumettisti di tutto il mondo.E’ un sognatore e  non ha ancora perso l’amore per i fumetti e la voglia di disegnarli.

Come si presenterebbe Christian Marra a chi non lo conosce? 
Il condizionale è d’obbligo dato che è impossibile che qualcuno non mi conosca.  In effetti mi conoscono bene quelli della procura. 
Sono nato a Trento nel 1972 e dopo aver conseguito il diploma in pittura all’Accademia di Belle arti di Brera, ho deciso di rimanere a vivere a Milano. Da oltre 10 anni lavoro come storyboard artist per le maggiori case di produzione pubblicitaria e porto avanti i miei progetti fumettistici sotto l’etichetta Passenger Press, attiva sin dal 2007.
La Passenger Press ha ormai compiuto quasi 7 anni: un bilancio globale di quest’esperienza fin qui? 
Sono contento dei fumetti pubblicati e anche degli errori fatti. Quando ho cominciato a pubblicarmi sono entrato piano piano in un mondo che conoscevo solo dall’esterno. Ora, nel mio piccolo, faccio parte di quel mondo e la cosa che mi rende più orgoglioso è che al di là del dato delle vendite dei libri, molti degli addetti ai lavori hanno stima per le cose che faccio. A me piace molto di più lavorare in gruppo che in solitaria ed è per questo che dopo aver abbandonato il format delle antologie ( che per inciso a me piacciono sempre molto- ma che non vendono), ho optato per progetti sempre corali ma che seguono una grande storia unica. Vorrei poter avere più fondi per pubblicare sempre più libri ogni anno che passa. Tengo duro e continuo per la mia strada, con lo stesso entusiasmo di anni fa e con una passione sempre più forte. E credo, senza falsa modestia, di farlo davvero professionalmente, la Passenger Press si è sempre differenziata per la qualità dei prodotti e per l’alta professionalità che quotidianamente si persegue, come un vero e proprio marchio di fabbrica.
Inoltre in questi anni ho fatto da talent scout per diversi artisti: ci sono disegnatori che hanno esordito in uno dei miei progetti e che ora lavorano per grandi case editrici. Il bilancio è quindi positivo. 
In un momento in cui si fa fatica ad utilizzare con cognizione di causa il termine “indie”, quali sono le vere differenze tra fumetto indie e fumetto mainstream?
Trovi? Io non credo anche perché la differenza, parlando per sommi capi, è sempre la stessa: il fumetto mainstream gioca QUASI esclusivamente su cliché provati che commercialmente garantiscono buone vendite anche supportate da una grande distribuzione, mentre il fumetto indie sperimenta. Trovo alquanto scontato e triste quando il fumetto indie scimmiotta le grandi produzioni sperando di cavalcare l’onda di una moda o di un genere che ha successo tra i lettori. E quando un fumetto indie ha successo e viene magari “comprato” da un grosso editore poi normalmente succedono due cose: o si raschia il fondo del barile, poiché quel guizzo trova la fine della freschezza e dell’originalità (anche dato l’eventuale controllo che l’editore vuole avere), oppure è supportato da veri talenti che impongono un nuovo filone come hanno fatto tante serie pubblicate negli USA. Potrei stare ore a parlare di questo. Mi limito a dire che anche io stavo per cedere alla tentazione “zombesca” ma non lo ho fatto. Se vorrete sapere perché ve lo dirò in un’altra intervista 

Trovi che il fumetto indipendente, magari grazie alla Rete, versi in una situazione migliore a livello di diffusione/fama oppure grattando sotto la superficie non è cambiato molto? 

A livello di fama sì, ma se si vuole – ed io voglio – anche parlare di sostenibilità alimentare no. Tutto è rimasto come prima, tranne alcuni rari esempi. Anche questa domanda mi fa venire in mente un sacco di cose. Questa sarebbe un ottimo spunto per una articolo dedicato completamente a questo argomento.
E a livello espressivo, com’è cambiato il volto del fumetto indie oggi rispetto anche a soli 5 anni fa? 
È sempre in mutevole e in costante cambiamento. Nascono e muoiono parecchi gruppi artistici, anche se noi disegnatori-autori ci conosciamo un po’ tutti, nazionalmente parlando. Invece è bello evidenziare l’ internazionalità sotto l’aspetto delle collaborazioni. Mi sono sempre dedicato molto al rendere più “globali”, non globalizzati, i miei progetti ( che poi MIEI è sbagliato come aggettivo, direi piuttosto NOSTRI). Avere autori da altri paesi non rende le esperienze più vicine e il mondo più piccolo. Au contrarie: lo rende più ricco e meravigliosamente infinito. L’espressività è il punto di forza delle vere produzioni indie. E sottolineo anche la loro-nostra imperfezione. Faccio un paragone tra le mele della grande distribuzione, tutte dello stesso peso e della stessa forma e colore, e le mele del contadino, o se pensiamo ai tuoi ed ai mie gusti, direi piuttosto i meloni della contadina hahaha
Come è organizzata a livello pratico una piccola realtà editoriale come Passenger Press?
È organizzata come la mia vita e il mio cervello. Incasinati, vulcanici e sempre più insonni. Ogni anno cerco un tema, un’idea, un partner con cui mettere in piedi un progetto corale da presentare alla fiera di Lucca Comics. Da lì in poi è un susseguirsi di conference su skype, telefonate, chat, mail… miste a rabbia, frustrazione, ancora insonnia e poi gioia. Una grande e lieta gioia che si prova a vedere nascere un proprio figlio. 
Un artista pubblicato dalla Passenger Press che ultimamente ha riscosso più attenzione è Luca Conca, elogiato anche da Leo Ortolani sul suo blog: com’è iniziata la collaborazione tra Passenger Press e Conca? Che cassa di risonanza può essere stato il post di Ortolani?
Io e Luca Conca siamo amici e ci conosciamo da quasi 20 anni dato che abbiamo frequentato entrambi Brera anche se in anni leggermente diversi, lui è poco più giovane di me. Ho sempre ammirato Luca artisticamente e data la nostra grande passione per i fumetti è stato naturale lavorare assieme. E il fatto che Luca ora abbia più attenzione rispetto a qualche anno fa non è perché lui sia diventato più bravo di prima-anche se ogni hanno in effetti migliora. No, è perché dobbiamo ringraziare artisti come Leo o Gipi, che hanno notato la bravura incredibile del mio valtellinese, il mio cavallo di razza  , che era bravo anche prima. Ma sappiamo bene che paradossalmente in un mondo così globalizzato come il nostro, non basta più il passaparola. È nell’aspetto del marketing che pecchiamo. Anni fa lo facevo solo per passione. Ora mi piacerebbe non dico farlo per lavoro, ma avere più riscontro dal pubblico. Ortolani ha reso questo possibile. Cosa che dieci articoli su siti che parlano di fumetti invece non rende e non renderebbe possibile. Purtroppo mancano firme come ODB e soprattutto manca una certa cultura tra i lettori.
Quali obiettivi ti prefiggevi di raggiungere con la Passenger Press?
Fare sempre almeno uno-due libri l’anno con un pochino di maggiore serenità e continuare a sognare e a dare spazio ai giovani autori. Anche se per l’aspetto editoriale la mia impronta credo sia evidente, non mi metto mai al centro dei libri che faccio, poiché mi piace dare voce, anzi matita, ai giovani, ai diversi, alle voci fuori dal coro. 
Quanto sono importanti, al giorno d’oggi, le fiere del fumetto in termini di vendita e di fama, per piccole realtà editoriali? 
Essenziali
Quanto è importante, secondo te, la contaminazione di generi nella narrativa al giorno d’oggi? Il linguaggio fumetto deve “sporcarsi” con quello di altri media? Una casa editrice deve avere il coraggio di ibridare la propria offerta sul mercato? E soprattutto, tutto questo paga a livello concreto?
Diventano sempre più importanti data la difficoltà ad inventare. Noi come Passenger Press non facciamo altro che ibridare e non essere mai simile a sé stessa pur mantenendo sempre una propria identità. Sembra un paradosso ma è così.
Quali sono le novità che bollono in pentola per la tua casa editrice? Qualche anticipazione sulle prossime pubblicazioni? 
La prima anticipazione che posso fare è che finalmente per la prima volta siamo riusciti a vendere ad una altra piccola casa editrice i diritti a pubblicare in francese il dittico di Luca Conca “Urlo+Nel Buio”. Ma fino a che non firmiamo il contratto non ne posso ancora parlare dettagliatamente. Mentre invece posso tranquillamente dire che il prossimo progetto corale sarà sempre nel fortunato formato pocket che abbiamo inaugurato con Apocalypse Tarot. L’argomento sarà totalmente differente ma la struttura sarà la stessa, mas o meno. E inoltre ci saranno delle novità che se vi farà piacere vi dirò in futuro. Ci sono inoltre altri due volumi in uscita, sperimentazioni ulteriori sfruttando sempre sia il formato degli Albi del Passeggero, della cui collana finora abbiamo pubblicato tre volumi tutti disegnati da Conca… ma Conca non farà quest’anno il 4° volume degli Albi. Curiosi? Vi posso promettere una esclusiva se vi va: appena abbiamo firmato con la casa editrice straniera, vi manderemo la cover dell’edizione absolute in francese di Urlo.

E per quanto riguarda te in quanto autore, c’è qualche novità in vista?

Per quanto mi riguarda ho firmato a dicembre 2013 con una casa editrice francese per disegnare un volume che verrà stampato per il mercato USA. È una biografia molto classica che segna il mio piccolo esordio artistico internazionale in digitale, dato che lo sto disegnando interamente con la Wacom e che dovrei completare per fine Settembre. Contemporaneamente seguo tutti i progetti Passenger e disegno shootingboard per la pubblicità, collaborando con registi da tutto il mondo. E poi c’è sempre quella voglia di iniziare uno dei miei progetti da autore completo….
Sei sempre stato piuttosto critico nei confronti dell’informazione fumettistica; credi che ci sia poca attenzione a realtà indipendenti e all’autoproduzione? Non credi sia anche in parte responsabilità di queste stesse realtà non riuscire ad attirare attenzione e pubblicità?
Sì… No! ( Su questo argomento esce la parte più focosa di me! )
È compito vostro, di voi giornalisti, di interessarsi, cercare, investigare. E di non parlare sempre imbeccati dell’ennesima ristampa o dell’ennesima genialata del tal gruppo editoriale. Non mi sembrate affatto curiosi nei confronti di una realtà che è più ricca di quella del mercato mainstream. Ci potreste fare 700 speciali.
Una casa editrice come la PP svolge, volente o nolente, anche il lavoro di talent scout per le case editrici maggiori. Penso a Saverio Montella, da Io e Giacomo Leopardi e altre storie uscito per voi a Oylem Goylem con Coconino. È un obiettivo del vostro lavoro, o semplicemente conseguenza di un buon lavoro?
Non dimenticare Jorge Coelho che ha lavorato per Marvel, oppure Alexis Ziritt per Boom! Studios, tanto per citarne un paio. È principalmente conseguenza del buon lavoro fatto dal disegnatore. Il merito è principalmente suo. Bisogna essere ciechi per non notare il talento enorme di certi disegnatori/autori che hanno collaborato con me. Ed è giusta conseguenza della carriera di un artista quello di trovare prima o poi un suo mercato e una sua professionalità. Certo è che oggi è più difficile che mai, non solo perché sono tanti i bravi autori non famosi in concorrenza, ma anche perché con questa vera o presunta crisi, i grandi editori non rischiano come prima. Sono certo che lo sai che su Behance o Devianart ad esempio ce ne sono tantissimi e bravissimi. Da tutto il mondo.
Passengers Press ha presentato volumi che si distinguevano per la parte cartotecnica inconsueta o estremamente lussuosa. Il settore indipendente anche all’estero sta ponendo sempre più attenzione alla confezione, non in senso pubblicitario ma come espressione d’intenti, tutt’uno con l’opera. Quanta cura serve per confezionare la giusta veste attorno o assieme al contenuto?
Ne serve tanta e non è mai abbastanza. Personalmente ho sempre fatto i conti anche con il budget e cercando di fare il meglio possibile con quello che potevo. Poi nel caso di The Passenger Album Limited Edition 2009 è stato un rischio che negli anni ci ha ripagato. E di quello ne abbiamo stampate solo 300 copie . Ora esaurite. (anche se ne rimangono ancora una decina fuori numerazione). La parte cartotecnica assume un’importanza rilevante proprio perché possiamo contare su di una fetta piccola di un mercato gigante. Ma quella piccola fetta è costellata di lettori, individui dalla grande curiosità e la cui eccletticità nei gusti li spinge a cercare cose particolari, originali. E soprattutto esclusive. Ritornando ad una risposta data prima, l’obbiettivo di Passenger Press è quello di rivolgersi non soltanto ai collezionisti di cui faccio orgogliosamente parte, ma di ampliare il nostro pubblico.

Intervista rilasciata via mail ad Agosto 2014


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