Come ha anticipato il Corriere della Sera con Roger Abravanel, anche quest’anno al Sud si registrerà il doppio dei 100 e lode rispetto al Nord. Lo scorso anno in Lombardia i 100 e lode furono 256 mentre in Campania quasi il doppio, in Piemonte furono 208 mentre in Puglia più del triplo. Il problema quest’anno si ripresenta con qualche variazione – alcuni licei da “record” hanno rivisto un po’ le loro performance stupefacenti e c’è stato un rimescolamento delle carte - ma invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: il Sud è la patria dei 100 e lode falsi. Un record negativo che accontentando tutti – studenti, docenti, famiglie - danneggia tutti. Come uscirne?
La conoscenza del fenomeno non aiuta a risolvere il problema che per lo stesso Abravanel è “apparentemente insolubile”. Anzi, considerando la proposta che l’autore di Meritocrazia ha da tempo avanzato – estendere i test Invalsi anche alla maturità - si capisce che il problema è proprio senza soluzione o, almeno, non correggibile. Infatti, l’introduzione del “sistema Invalsi” non corregge il “sistema maturità” ma lo affianca. Ci sarebbe in sostanza, un doppio esame o una doppia valutazione: una fatta dal ministero con i test e una fatta dalle scuole di cui il ministero non si fida. La maturità, infatti, che dovrebbe essere a tutti gli effetti un esame di Stato, è un metodo che non garantisce ciò che promette: la valutazione del merito e la selezione. Le scuole del Sud sono tra loro in gara per avere il maggior numero di voti alti: più ci sono voti alti, fino ad arrivare al massimo dei voti più la lode, e più quella tale scuola riesce ad avere iscritti e ad affermarsi. Si tratta di una gara del tutto irrazionale che dietro ai voti gonfiati nasconde un inganno in cui alla fine le famiglie pagano il conto più salato perché i loro figli si ritrovano in mano un “pezzo di carta” che non corrisponde al valore del voto che riporta. Il problema viene da lontano, molto lontano tanto che Luigi Einaudi nella sua “predica inutile” sulla scuola diceva con grande chiarezza di aver vissuto “per quasi mezzo secolo nella scuola ed ho imparato che quei pezzi di carta che si chiamano diplomi di laurea, certificati di licenza valgono meno della carta su cui sono scritti”. Al punto in cui siamo, però, il patto scellerato e neanche troppo tacito tra famiglie e scuole meridionali mostra di non essere più utile a nessuno. Le scuole di manica larga cominciano ad essere indicate come scuole che barano, mentre le famiglie hanno capito che è meglio avere voti più bassi ma veri piuttosto che voti alti ma falsi. Il cambiamento è, però, solo teorico. Al momento della valutazione tutti preferiscono i voti alti e falsi.
La proposta di Abravanel, che molto probabilmente dal prossimo anno sarà introdotta dal ministero almeno in via sperimentale, allora può avere un senso se si fa strada nelle coscienze dei docenti e delle famiglie e fa saltare quel patto scellerato che non conviene più a nessuno perpetuare. Si sta compiendo ciò che il ministro Valitutti aveva previsto: la svalutazione di fatto dei titoli di studio.