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Il PD si spacca sulla Riforma del Lavoro mentre lo ‘spread’ torna a crescere

Creato il 22 marzo 2012 da Candidonews @Candidonews
Il PD si spacca sulla Riforma del Lavoro mentre lo ‘spread’ torna a crescere

Notare l'impennata dello spread nel giorno in cui Bersani manifesta dissenso sulla Riforma.

Il PD è in piena crisi. Bersani ed i suoi vogliono modifiche alla Riforma Fornero. L’ala destra del partito invece si accoda ad Udc e Pdl sostenendo il pacchetto Welfare.

Le divisioni nel PD:

Il Riformista. Tra martedì e ieri, i fedelissimi di Bersani l’hanno ripetuta all’infinito, la storia dei «patti» non rispettati da Monti. E prima di andare a Porta a Porta (troppo tardi per darne conto sul Riformista), il segretario dei Democratici l’ha spiegato privatamente fino allo sfinimento: «Ci era stato garantito che nella riforma dell’articolo 18 sarebbe stata prevista la possibilità del reintegro anche nei casi di licenziamento per motivi economici. Come previsto dal modello tedesco. E io l’avevo assicurato alla Cgil, che avrebbe firmato. Invece…».
Invece, martedì al tramonto, questo comma esce dai radar di Palazzo Chigi. E Monti si precipita in conferenza stampa a dichiarare «chiusa» la questione dell’articolo 18. Aprendo quella resa dei conti che Bersani pensava di poter rinviare a dopo le amministrative.

È furibondo, il leader del Pd. Col governo, certo. Ma anche con chi, come il vicesegretario Enrico Letta e l’ex ministro Beppe Fioroni, aveva già anticipato a caldo il «sì scontato» al provvedimento del governo. «Ai dirigenti del mio partito, specie in passaggi delicati come questo, consiglierei maggiore cautela nel rilasciare dichiarazioni», scandisce Massimo D’Alema inviando – dalle telecamere del Tg3 – un messaggio all’ala iper-montiana del Pd. Non foss’altro perché, nell’analisi del presidente del Copasir, il testo della riforma Fornero «è confuso e pericoloso».

Anche le aree di Dario Franceschini e Rosy Bindi annunciano battaglia. Il capogruppo, che invita il governo a fermarsi, esce a prendere una boccata d’aria del cortile di Montecitorio dopo il voto di fiducia sulle liberalizzazioni. «Il governo sta sottovalutando l’impatto che questa riforma avrà nell’opinione pubblica», dice. «Non vorrei che Monti trascurasse il fatto che gli italiani sono un popolo abituato ad avere una rete di garanzie che non può essere smembrata integralmente», aggiunge.

È l’esatto opposto di quello che pensano lettiani e veltroniani. «Lasciamo perdere l’articolo 18 e insistiamo sulla necessità di estendere le tutele ai precari», sottolinea il deputato-economista Francesco Boccia. «In Parlamento dobbiamo impegnarci a migliorare il testo, puntando ad esempio a estendere il reddito d’inserimento a molte più persone», aggiunge.
Giorgio Napolitano prova a gettare acqua sul fuoco dello scontro tra le forze politiche e sindacali. «Attendiamo di vedere come va giovedì», dice il capo dello Stato dalle Cinque Terre. Ma la guerra tra i «due Pd», nel frattempo, s’è già trasformato in uno psicodramma.

Ed ecco che oggi lo spread torna sopra i 320 punti. Il mercato ‘ci guarda’ e non accetta tentennamenti sulla ‘mannaia sociale’ messa appunto dal Governo. Ben presto Bersani sarà costretto a scegliere. Votare no alla Riforma, spaccando il partito e perdendo la segreteria oppure ingoiare ‘il boccone avvelenato’ facendo passare la riforma (magari con una astensione) provocando però la spaccatura della base e perdendo molti elettori a Sinistra.

Qualsiasi cosa farà, nulla sarà piu come prima…


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