Il Pdl: “Fassina fuori, Saccomanni fuori”. Mentre l'unico a uscire dovrebbe essere Silvio. Infatti, i 5S...
Creato il 09 luglio 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Ormai abbiamo capito che il concetto di “divisivo” vale solo per i pidiellini. Guai a tirar fuori un argomento che possa turbare le loro fragili coscienze, si mettono a frignare come i bambini. Ed è così che Saccomanni finisce nelle grinfie di Gasparri (ancora lui, ohibò) e che Fassina venga invitato da Brunetta (ancora lui, ohibò) a dimettersi. Non si sa se per far capire al Pd che in questo momento storico è letteralmente tenuto per le palle, o se per prevenire eventuali colpi di testa “divisivi”, ma la falange azzurra degli italioti per eccellenza, non perde occasione per dire all'alleato contronatura di questo governucolo tardo democristiano, che... “attenti ai passi che fate”. Fanno finta, quelli del Pdl, di non sapere che l'unico che dovrebbe abbandonare lo scranno senatoriale che occupa abusivamente, è il loro Capo, signore e padrone, Capataz nei secoli, benefattore e salvatore Silvio Berlusconi. Ma partiamo dall'inizio perché questa è una storia che fa schifo. C'è una legge del 1957 che recita testualmente: “Sono da considerarsi ineleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica.” Tutti sanno che Silvio è il padrone dell'impero Mediaset. Tutti sanno che per darsi una parvenza di legalità, il Capataz ha “delegato”, sulla carta, le sue imprese a Piersilvio, a Marina, a Fedele Confalonieri a Adriano Galliani, al di lui se stesso medesimo fratello Paolino il quale, infatti, puntualmente viene condannato al posto del “maggiore”, tanto che se passassero in giudicato tutti i processi, Paolo sarebbe costretto a cambiare l'attuale domicilio e spostarlo a San Vittore. Grazie a queste manovre, confermate comunque da atti notarili, per venti anni Silvio è stato dichiarato eleggibile da tutte le giunte della Camera e del Senato che si sono succedute. Grazie a queste manovre, alcuni esponenti di spicco del Pd(gruppo 101 zozzoni e affini), ha bellamente avuto la faccia tosta di dire: “Beh, lo abbiamo considerato eleggibile per venti anni, cosa c'è di nuovo per tornare sui nostri passi?” C'è. Qualcosa di nuovo c'è. Ed è la ragione per la quale questi “fatti nuovi” hanno convinto i parlamentari del M5S a predisporre un dossier su Silvio da presentare alla Giunta per le elezioni e le immunità del Senato: lo scopo è proprio quello di dichiararlo ineleggibile. Di nuovo c'è stata la motivazione della sentenza d'appello del processo Mediaset. Di nuovo c'è stato che una Corte ha dichiarato, scrivendo: “Pur abbandonando l'operatività giornaliera, Silvio Berlusconi è sempre rimasto, di fatto, proprietario delle proprie aziende”. Amen. Stop. Maurizio Buccarella, componente grillino della Giunta, solleverà quanto prima la questione della cacciata di Silvio da Palazzo Madama basandosi proprio sulla sentenza della Corte d'Appello. Con lui il collega Mario Giarrusso che dice: “La sentenza d'appello Mediaset spiega chiaramente che Berlusconi è, e continua a essere, il proprietario delle aziende. Questo costituisce un precedente giuridico che supera le precedenti decisioni politiche.” Chi lo ha capito e saputo da sempre, è il deputato del Pd Felice Casson che sembra più che mai deciso a far sua l'eccezione grillina sull'eleggibilità di Silvio. Il problema è come la pensano gli altri componenti della Giunta del Partito Democratico perché stavolta la situazione potrebbe farsi molto seria. Se tutti gli 8 democrat presenti in Giunta votassero compatti con i grillini, si raggiungerebbe la maggioranza assoluta dei 12 componenti previsti per ratificare la decisione di cacciare Silvio. Qui non si tratta più, per dirla alla Renzi, di battere Berlusconi alle elezioni, ma semplicemente di far rispettare una legge dello Stato, cosa diventata, in questo paese, un optional. Non rispettare le leggi è parte fondamentale della politica di Silvio, evidentemente anche la più condivisa da quei 101 zozzoni che Pippo Civati ha deciso di stanare, di combattere, di cacciare dal partito. Questa è la ragione per la quale Pippo non sarà mai il segretario del Pd.
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