STORIA AUTORIZZATA DI QUEL 70% CHE HA VOLTATO LE SPALLE AI PARTITI E AL GOVERNO
di Ciuenlai
E’ un terremoto. Le similitudini con la Grecia si sprecano. Il partito di Governo, prima dell’avvento dei tecnici, (Il Pdl qui e il Pasok lì) scompare, il suo avversario (Pd e Nuova Democrazia) perde un terzo dei voti, le formazioni alternative al sistema sfondano (Sinistra greca e Grillo). Ma come al solito, davanti alle TV, a reti quasi unificate, Abc hanno tentato “Tutti insieme disperatamente” di nascondere una realtà tragica per loro. E naturalmente il più comico è stato il capo del Pd, Bersani, che le ha provate tutte, per trasformare in vittoria una solenne bocciatura. Purtroppo per lui i dati sono impietosi; e con i numeri non si scherza. il Pd, rispetto all’ultima consultazione quella delle regionali, perde il 7% a Genova, il 10% a Palermo, l’8% a Verona e l’11% a Parma. E che ormai sia un partito in difficoltà serie lo dice l’analisi analitica dei dati : Nei 23 capoluoghi di Provincia dove si è votato supera il 30 per cento una sola volta, il 20 % in 6 casi, il 15 % in altrettante città, il 10% in 7 posti e, addirittura, il 5% in tre. Cioè nel 69% dei capoluoghi è sotto il 15%, una piccola spanna sopra Grillo. E questa debacle avviene quando il principale avversario, la destra, si dissolve come neve al sole, senza che i democratici siano riusciti ad intercettare un solo consenso in uscita sia dai berluscones, che dal terzo polo, altro “caro estinto” di questa tornata elettorale. E meglio non è andata alla sinistra. Le formazioni alla “Gauche” del Pd superano il 5% solo in 7 casi (4 Sel, due l’Idv e una il Pdci). Perché vengono percepiti come ausiliari del Pd, come soggetti che seguono le stesse logiche e che quindi sono da scartare. La verità è che la gente non mette più la croce sui simboli dei partiti. Sempre in queste 23 realtà tra astensione, bianche nulle e liste civiche di tutti i tipi (Grillo compreso) ci si avvicina alla drammatica cifra del 70% degli aventi diritto al voto. Vuol dire che per le formazioni classiche ci votano solo gli apparati e quello che gira intorno agli apparati e al sistema delle clientele. Si spiegano così la rarità delle promozioni al primo turno e l’esiguità dei consensi di chi va al ballottaggio (basta un 15/20% e il gioco è fatto). Naturalmente i media stanno occultando la realtà di questi dati, perché dovrebbero ammettere che il voto di ieri è stato anche e soprattutto un plebiscito contro il Governo Monti, che invece devono tenere al riparo. Sempre in questi famosi 23 capoluoghi i partiti che sostengono questo esecutivo superano il 50% dei voti espressi solo in due casi e hanno meno consensi del complesso delle liste civiche (le vere dominatrici di questa consultazione) in 12 città, cioè nella metà di quelle in cui si è votato. Il punto è che le persone cercano, senza trovarlo, un progetto veramente alternativo allo strapotere della finanza, al capitalismo disumano di Draghi, della Merkel e di Monti. Ma oltre al progetto cercano anche una nuova classe dirigente che abbia la necessaria credibilità per realizzare il progetto. Non si fidano più delle parole. Una cosa che spetta alla sinistra, che potrebbe fare solo la sinistra, ma non questa sinistra.